Fukushima, allarme reattori. Commissario Ue: “È l’apocalisse”

TOYOHASHI – La crisi nucleare del Giappone ha sfiorato ieri la catastrofe dopo due esplosioni e un incendio in due dei reattori della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, gravemente danneggiata dal doppio disastro del terremoto e dello tsunami che ne è seguito, venerdì scorso.


La notizia che un’esplosione provocata da una fuga di idrogeno si era verificata nel reattore 2 ha colto il Giappone di sorpresa, all’alba. Poco dopo, in un drammatico discorso alla Nazione teletrasmesso, il premier Naoto Kan ha chiesto ai cittadini di “mantenere la calma”, anche se i rischi di nuove complicazioni, che potrebbero minacciare una vasta parte del Paese inclusa la capitale Tokyo, un gigantesco agglomerato urbano di 35 milioni di persone che si trova 240 chilometri a sud della centrale, “è molto alto”.


E da Bruxelles il commissario europeo per l’Energia Gunther Oettinger che “si parla di apocalisse e credo che la parola sia particolarmente ben scelta”. Kan aveva finito di parlare da poco quando si è diffusa la seconda cattiva notizia della giornata: un incendio, anch’esso innescato da un’esplosione causata dall’idrogeno, si era prodotto nel reattore 4, che fino a quel momento si riteneva non essere stato danneggiato dallo tsunami.
Quattro dei sei reattori di Fukushima Daiichi risultano cosí danneggiati e, secondo gli esperti, la cosa migliore che può succedere è che la crisi si risolva in qualche modo – nessuno sa dire quale – e che vengano sepolti e dimenticati.


In un segnale preoccupante, il portavoce del governo Yukio Edano ha affermato che anche i reattori 5 e 6 danno segni di surriscaldamento. Kan ha chiesto ai residenti in un raggio di 30 chilometri dalla centrale di rimanere al chiuso e di lavarsi spesso. In seguito, la televisione Nhk ha cominciato a trasmettere istruzioni dettagliate, tra cui quella di non stendere all’esterno i panni lavati, ma di lasciarli asciugare al chiuso. La tensione era evidente sul volto del primo ministro che, come usano in questi giorni tutti i funzionari governativi, indossava un giubbotto azzurro e pantaloni da lavoro.


In un succedersi di dichiarazioni dell’instancabile Edano e di esponenti governativi e dell’ industria nucleare è emerso che il livello di radioattività era insolitamente alto – 20 superiore al normale – in alcuni quartieri di Tokyo. Non c’è stato panico ma la preoccupazione è aumentata quando l’Ambasciata di Francia ha messo in guardia i suoi cittadini residenti nella capitale, affermando che il vento stava spingendo la radioattività verso la capitale e che due linee aree, l’Air China e la Eva Airways taiwanese, hanno sospeso i loro voli su Tokyo. In seguito, la Lufthansa ha spostato i suoi voli da Tokyo a Nagoya e Osaka.


Il governo ha poi affermato che i livelli di radioattività sono fortemente scesi nella centrale e l’Organizzazione meteorologica mondiale ha rilevato che i venti hanno cambiato direzione e stanno spingendo la radioattività sull’Oceano Pacifico. Gli esperti sono unanimi nell’affermare che i reattori giapponesi sono infinitamente più sofisticati di quello che esplose a Cernobyl, in Ucraina, nel 1986, nel disastro che tutti hanno oggi hanno in mente. Intervistato dal New York Times, il professor Frank N.von Hippel dell’Università di Princeton ha fatto un paragone con l’ incidente di Three Mile Island, avvenuto negli Usa nel 1979. “Allora tutti erano concentrati su un reattore – ha detto il professore – qui i responsabili devono lavorare contemporaneamente su più reattori allo stesso tempo”.