Una bella storia di italiani nel mondo

ROMA.- Il Senatore Claudio Micheloni, presidente del Comitato per le Questioni degli Italiani all’Estero e della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera, ha presenziato la conferenza nella quale sono stati annunciati i festeggiamenti per il settantesimo anniversario della FCLIS (Federazione delle Colonie Libere in Svizzera) in concomitanza alla presentazione del libro di Toni Ricciardi “Associazionismo ed Emigrazione – Storie delle Colonie Libere e degli Italiani in Svizzera”.

Teatro della conferenza stampa – tenutasi nella giornata di giovedì 18 Luglio – è stata la sala Nassirya del Senato italiano, che ha visto la presenza, oltre che dell’Onorevole Micheloni e dell’autore Ricciardi, di Monsig. Giancarlo Perego, Direttore della Fondazione Migrantes, del Prof. Sandro Cattacin, dell’Università di Ginevra, e di Luigi Mascilli Migliorini, Professore dell’Università “l’Orientale” di Napoli.

Nonostante le difficoltà organizzative, derivanti dalla contemporanea e straordinaria riunione di gruppo che ha tenuto impegnato il Partito Democratico, Claudio Micheloni ha annunciato l’apertura del congresso FCLIS dal 4 al 6 ottobre presso Dietikon (Zurigo), che prenderà le mosse dalle testimonianze prodotte tramite l’opera del Dott. Ricciardi.

Nell’introdurre il testo della ricerca, il Senatore ha posto l’accento sull’importanza del gettare luce su questo decisivo tassello di storia dell’emigrazione dal Belpaese, concentrandosi sul ruolo delle Libere Colonie. Inizialmente nate come centri di resistenza antifascista e gradualmente trasformatesi in punto di riferimento per la comunità italiana, hanno perseguito il fondamentale obiettivo di migliorare le condizioni dei lavoratori e della comunità in generale. Basti pensare che dopo la sua fondazione, avvenuta nel 1943, tale fu il successo che ben presto le colonie crebbero vorticosamente fino a 120, contando decina di migliaia di iscritti.

Con estrema lungimiranza ed acuto occhio critico, il Senatore ha in seguito sottolineato le difficoltà che incontra attualmente la FCLIS, in particolar modo per quanto riguarda l’apertura e il coinvolgimento dei giovani, fermo restando l’esempio di integrazione che ha costituito e continua a costituire in Europa: “Parlare di questa storia in Italia è molto importante, poiché riflette la situazione che viviamo oggi nel nostro paese – ha affermato –  la politica di integrazione degli italiani in Svizzera, dopo la fine dell’ondata delle votazioni xenofobe negli anni ’70, costituisce uno degli esempi più positivi attuati in Europa.

In questo senso, il Senatore si è poi espresso in relazione alle offese ricevute dal ministro Kyenge nei giorni scorsi, paragonandole, seppur con le dovute peculiarità, alle discriminazioni di cui gli italiani sono stati oggetto per decadi. Ha dichiarato con fermezza che: “il fatto che il Vicepresidente del Senato si permetta di esternare queste elucubrazioni ci ferisce profondamente sul piano personale, prima che istituzionale”.

L’intervento del Senatore Micheloni si è concluso con un’esortazione ad avviare una politica di integrazione ad indirizzo unitario e quindi nazionale, come accade in Svizzera a livello federale, nonostante le forti autonomie territoriali.

La parola è poi passata a Monsig. Perego, che si è concentrato sulle tre parole chiave concernenti l’associazionismo che emergono dalla lettura del libro di Ricciardi: “è un libro che aiuta a leggere un passaggio importante dell’associazionismo e dell’emigrazione, prima dal 1925 e poi dal momento della nascita della FCLIS nel ‘43”.

-Libertà, innanzitutto, come resistenza antifascista e educazione al rispetto di tutti i tipi di libertà – ha spiegato – in secondo luogo partecipazione, ovvero, storia associativa sul piano sociale e politico, animata da ideali di pace e giustizia sociale (concetti ricordati, non a caso, nel primo articolo dello statuto della federazione) nei riguardi della comunità locale, come dimostrato dal sorgere delle colonie libere in ben 120 città svizzere. Infine la cittadinanza, nella sua concezione transnazionale e globale, che riflette il desiderio di costruzione di una comunità responsabile nei confronti della terra e del popolo di adozione.

Monsig. Perego ha quindi evidenziato come questi tre fattori – veicolati dall’associazionismo della Colonie e delle Missioni cattoliche presenti in terra elvetica, che insieme raccontano una “storia di collettività e libertà, di partecipazione attiva e cittadinanza,  di soci e fedeli attivi nella difesa di ideali comuni” – siano fondamentali nella “costruzione del bene comune: è una bella storia di italiani nel mondo, una testimonianza unica di partecipazione, associazionismo e modello di assistenza innovativa”.

Il prof. Cattacin, esperto in Sociologia e Migrazione, ha invece messo in luce come questo fenomeno storico sia sotto analizzato, in quanto “bello ma doloroso”. Nel farlo il docente universitario ha elogiato il grande lavoro di ricerca storiografica che ha impegnato l’autore, tanto negli archivi Social di Zurigo, quanto attraverso fonti e testimonianze dirette.

Associazionismo ed emigrazione perciò rapportano ed uniscono a doppio filo la storia di ciò che avviene in Svizzera e allo stesso tempo in Italia in questi anni: il connubio tra “grande industrializzazione ed emigrazione massiccia, in gran parte italiana”.

-È un libro da leggere –  prosegue poi – scritto in un modo che piace, un romanzo storico che rappresenta, anche se ciò non costituisce precisamente il suo fine, un affresco degli ultimi 60 anni dei nostri due paesi.

-La colonia libera, nelle sue fasi iniziali, riflette antifascismo – illustra il Professore – per poi passare ad una fase di sindacalizzazione (durante gli anni ‘50 e ‘60), che coincide con il contesto svizzero dell’epoca di chiusura della rappresentanza, diventando infine associazione volta all’effettivo godimento dei diritti che discendono dalla cittadinanza e quindi assumendo il ruolo di stabilizzatore identitario e di mediatore tra società.

Il testo, inoltre, va letto in relazione alla questione odierna derivante dall’associazionismo arabo, oggi temuto a seguito dell’Undici Settembre, poiché dimostra l’importanza dell’avvio del dialogo e la difficoltà nel cambiare atteggiamento verso la migrazione. Emblematico, in questo senso, come l’effetto della tragedia della diga di St. Margrethe abbia mutato la percezione degli italiani in Svizzera: un “risveglio” per il paese d’oltralpe, per cui le politiche verso i lavoratori stranieri cominciarono la loro traiettoria  d’integrazione.

Il prof. Mascilli, Ordinario di Storia Moderna, ha esordito dando particolare risalto all’originalità che traspare dalle pagine del testo, nonostante l’emigrazione vada oggi “di moda per la ricerca storica”. Il ragionamento del Professore fa leva sul contributo che l’opera apporta al metodo con il quale ci approcciamo oggi in Italia al fenomeno, relativamente nuovo, di immigrazione di massa. Secondo Mascilli l’emigrazione transoceanica ha acquisito nella storiografia contorni e caratteri quasi “mitici”, tralasciando di raccontare esperienze storiche, come ha invece fatto Ricciardi, “scomode perché dietro casa”. Approfondendo quest’ultima dichiarazione, il docente ha fatto presente come queste storie interpellino il periodo della ricostruzione post bellica, laddove spesso si dimentica che il periodo del boom economico ha comportato momenti di sofferenza per larghe fasce della collettività, soprattutto meridionale. Il relatore ha infatti sottolineato come una volta che il flusso di emigrazione si stabilizzò, la maggior parte degli emigranti fosse originaria del Sud.

Hanno concluso la presentazione le parole di un visibilmente emozionato Toni Ricciardi, che ha ricordato con grande acume come la ricerca ed il racconto dell’emigrazione costituiscano un terreno d’indagine fondamentale per il completamento del nostro quadro storico di riferimento, utile anche alla comprensione e risoluzione dei problemi che affliggono la società attuale.

Lorenzo Di Muro

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