Le nomine di Renzi, la sorpresa è a Finmeccanica

ROMA. – Eni: la promozione di un manager interno nel nome di una sostanziale continuità. Enel: un manager del gruppo ma in prevedibile, significativa rottura con il passato. Finmeccanica: l’arrivo di un manager da una società esterna. Le prime nomine sotto il segno del nuovo presidente del Consiglio Matteo Renzi sono frutto di scelte molto diverse. La più sorprendente è stata Finmeccanica che invece, almeno sulla carta, aveva le carte in regola per una conferma del vertice. Gianni De Gennaro (presidente) e Alessandro Pansa (l’amministratore delegato) erano stati nominati soltanto da circa un anno, ridando stabilità al gruppo dopo una lunga serie di traversie giudiziarie che avevano costretto alle dimissioni i responsabili per due volte di seguito. In più la società era stata governata con buoni risultati approvando nuove regole di governance, facendo scelte industriali caratterizzanti come la decisione di focalizzare il gruppo nella difesa e nell’aerospazio, ottenendo la promozione a pieni voti dalla Borsa. Quest’ultimo verdetto, in particolare, è significativo perché la crescita del titolo Finmeccanica sotto la gestione Pansa è stata di quasi il 60%, contro una media dell’indice intorno al 26%. E’ troppo presto per immaginare le conseguenze dell’arrivo di Mauro Moretti. Ma ci sono i presupposti che lasciano prevedere una svolta, peraltro poco gradita a buona parte degli analisti. Soprattutto sulla scelta strategica di base: la vendita delle tre Ansaldo, le società a cui fanno capo le attività nell’energia, nei trasporti e nel segnalamento ferroviario. L’Ansaldo energia è l’unica andata in porto ed è stata affidata al Fondo strategico italiano, mentre le grandi manovre su Ansaldo Breda (treni) e su Ansaldo Sts erano in pieno svolgimento. Il profondo rosso dell’azienda ferroviaria, che nel 2013 ha prodotto perdite intorno a 500 milioni, era ritenuto da Pansa irrecuperabile. La volontà, di conseguenza, era di chiudere la voragine nell’unico modo ritenuto possibile: la vendita, allettando i potenziali acquirenti con la dote dell’Ansaldo Sts, che invece è considerata un piccolo gioiello. Moretti, se non ha cambiato idea, ha sempre manifestato opinioni opposte. E anche recentemente, il 26 marzo 2013, presentando il nuovo treno ad alta velocità, il Frecciarossa Etr 1000, realizzato da Ansaldo Breda e dalla canadese Bombardier, ha fatto una dichiarazione piuttosto esplicita: “Se mettiamo tanti soldi in una industria nazionale – ha detto – vorremmo che rimanesse tale perché altrimenti potremmo già andare a comprare i treni in Giappone”. E in precedenza, più esattamente un anno prima, aveva spezzato una lancia a favore del risanamento di Ansaldo Breda che poteva essere rilanciata esattamente come avvenuto per Ferrovie. La Fs, ha ricordato Moretti, “era tecnicamente fallita ma lavorando duro, guardando avanti e puntando sull’innovazione è diventata una protagonista indiscussa, capace anche di trainare l’industria nazionale”. Ora ha la possibilità di passare dalle parole ai fatti e forse gliene saranno riconoscenti i lavoratori di Ansaldo Breda, a partire da quelli dello stabilimento chiave del gruppo a Pistoia, in Toscana, e per questo particolarmente cara a Renzi. Tira aria di novità anche in casa Enel, nonostante che il posto dell’amministratore delegato uscente, Fulvio Conti, sia stato affidato a un interno, Francesco Starace, finora amministratore delegato di Enel green power. Starace, per esempio, risulta tra quelli che considerano necessaria una terapia d’emergenza per il debito elevato di gruppo, tuttora di quasi 40 miliardi (su oltre 80 miliardi di ricavi). E tutto lascia prevedere che procederà a ridimensionarlo con una certa determinazione. Una svolta che non dovrebbe riguardare l’Eni, con l’amministratore delegato Claudio Descalzi cresciuto alla scuola dell’uscente Paolo Scaroni. Descalzi è il manager delle attività petrolifere, che rappresentano il cuore del gruppo, fonte unica di redditività perché le altre aree più significative (chimica, raffinazione, gas) chiudono in perdita. Perfettamente completare appare la presidenza affidata all’ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, con la sua rete capillare di relazioni in Italia e all’estero. (di Fabio Tamburini/Ansa)

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