Gaza: seni al vento per incoraggiare soldati Israele

TEL AVIV. – Sospinte da un ribollente amor di patria, travolte dall’attrazione verso i giovani più aitanti di Israele esposti in questi giorni a Gaza al fuoco di Hamas e della Jihad islamica, diverse ragazze israeliane hanno deciso di esporre le proprie forme attraverso una pagina Facebook che, nelle loro intenzioni, dovrebbe sollevare il morale dei combattenti. Il successo è stato fulmineo: i ‘like’ di entusiasmo sono stati 14mila, e le foto delle avvenenti conigliette si sono moltiplicate, con contributi ‘esotici’ giunti anche da Praga e dal Sudamerica. Il titolo della pagina Facebook è ammiccante. In inglese è ‘Standing with Idf’ (sosteniamo le forze armate israeliane). C’è anche un’aggiunta maliziosa. Il nome in codice dell’operazione a Gaza è ‘Margine protettivo’, ma in ebraico la traduzione letterale è ‘Roccia dura’. E le ragazze ammiccano ai visitatori del sito giocando con queste parole. Per raggiungere questo obiettivo sfoggiano reggiseni conturbanti, mutandine quasi invisibili, seni abbondanti offerti generosamente come lavagna per inoltrare il loro messaggio principale: ‘We love Idf’, amiamo l’esercito di Israele. Lo slogan torna con insistenza, tracciato con pennarelli sulle loro carnagioni abbronzate. E l’entusiasmo delle truppe si è subito manifestato. “Ieri – scrive un soldato – siamo usciti da Gaza dopo quattro giorni consecutivi senza cellulari né niente. Ci hanno detto di dare un’occhiata alle nostre ammiratrici. E per dieci minuti ho dimenticato il fango, il sudore, la mancanza di sonno, la nostalgia di casa”. Un altro messaggio qualifica con ammirazione le pin-up come “pesci-cane”. “Nemmeno Hamas e la Jihad islamica sono riuscite a frastornarci così”, assicurano alcuni combattenti della brigata di fanteria Ghivati. E dalle responsabili del sito, i soldati ricevono in cambio parole di tenerezza. “Ho scambiato messaggi con uno di loro”, scrive Yafit. “Si chiama Idan. Mi ha chiesto il numero di telefono. Ora aspetto solo che torni a casa, sano e salvo”.  (di Aldo Baquis/ANSA)