Il nostro voto e i Diritti Umani

Voto degli italiani all’estero e Diritti Umani. Due argomenti, oggi, tornati con forza agli onori della cronaca. Pensavamo che ormai fossero mete raggiunte, temi felicemente archiviati tra le pagine sgualcite e ingiallite della storia di Paesi, l’Italia e il Venezuela, che, con maggiore o minore fortuna, hanno sempre lottato per il consolidamento dei diritti civili. Ed invece le circostanze li ripropongono con inconsueto vigore.

In questi giorni, il Parlamento italiano sta discutendo sulle riforme proposte dal Governo; riforme, queste, destinate a rivoluzionare l’intero castello costituzionale del Paese. Non è da poco. Per questo, non deve sorprendere se i nostri parlamentari affrontano ogni argomento con puntigliosa meticolosità. Neanche deve stupire se il dibattito, in occasioni, è acceso e appassionato.

Meraviglia e preoccupazione non vengono invece risparmiati a noi che viviamo l’Italia fuori l’Italia. Un’esigua pattuglia di forzisti, capeggiata da Minzolini, e un minuscolo drappello del M5s, movimento quasi mai propositivo in Parlamento, hanno sferrato un’inattesa offensiva contro la circoscrizione estero e, di conseguenza, contro il voto degli italiani all’estero. L’obiettivo inconfessato: sparigliare le carte. In altre parole, proseguire con l’ostruzionismo e le manovre dilatorie. Un escamotage giustificabile se non fosse per il vergognoso risultato al quale tende e che è stato scongiurato solo dal fermo intervento dei nostri eletti: negare a tutti noi l’esercizio di un diritto sancito dalla Costituzione e ottenuto dopo tante battaglie.

Poca fantasia e tanta meschinità. L’argomento per ‘affossare’ la circoscrizione estero è sempre lo stesso: la ‘leggenda metropolitana’ che essa sia terreno fertile per il malaffare. Chi si serve di tale argomentazione dimentica volutamente gli scandali che quotidianamente sono denunciati dai mass-media nostrani; scandali che a volte, purtroppo, coinvolgono il Parlamento, i governi regionali, i comuni, i partiti, la pubblica amministrazione e via di seguito. Non per questo, però, a qualcuno viene in mente di abrogare il Parlamento, le regioni, i comuni, i partiti o la pubblica amministrazione.

Di tutta l’erba, un fascio. E’ avvilente per chi vive all’estero, vedersi segnalare come un delinquente, un cialtrone, un ‘poco di buono’. Come interpretare le argomentazioni di chi si scaglia contro la circoscrizione estero? E’ come dire che tutti i siciliani, campani o calabresi sono mafiosi, camorristi o appartenenti alla n’drangheta. O che tutti i leghisti, forzisti, Dem e via di seguito sono corrotti perché tra le loro fila vi sono personaggi inquisiti o in odor di mafia. Esempi? Ne basta uno, il più recente, quello di Marcello Dell’Utri. Non aggiungiamo altro.

Abrogare la circoscrizione estero, mantenendo il diritto al voto, poi, dimostra di aver capito poco o nulla delle nostre realtà. Il voto all’estero, senza le rispettive ripartizioni della circoscrizione, non ha senso. Che scopo ha votare per un candidato che non conosce le nostre realtà e che, quindi, non può né sensibilizzare il partito di appartenenza, né difendere i nostri diritti in Parlamento? Con che autorità può parlare di noi, e dei nostri problemi, un parlamentare che si è recato all’estero solo per vacanze? Negare la circoscrizione è negare un genuino rappresentante delle nostre comunità in Parlamento.

La verità, nel fondo, è che non va rivisto il diritto sancito dalla Costituzione ma la sua messa in opera. Ovvero, come permettere al cittadino di esercitarlo. E’ indubbio che il voto per corrispondenza ha tante smagliature. Il modo com’è stato costruito non è il più idoneo. Va rivisto e corretto.  E’ necessario studiare le formule che permettano di renderlo più sicuro e meno permeabile alle mafie e alla criminalità organizzata. Ed è quello che si sta facendo. L’elezione per il rinnovo dei Comites probabilmente sarà un primo esame.

Passiamo ora ai Diritti Umani. E’ un argomento delicato, spinoso. In particolare, in questo lato dell’oceano. Abbiamo seguito con indignazione e preoccupazione il “Caso Meriam”. E abbiamo tirato un sospiro di sollievo nell’apprendere che la sventurata donna è ormai a salvo, grazie all’intervento della nostra diplomazia. E’ stato, per noi che viviamo all’estero, un ulteriore motivo di orgoglio.

Il Venezuela, negli anni bui del continente latinoamericano, è stata un’oasi di libertà, democrazia e rispetto. Mentre in Cile, Uruguay, Paraguay, Brasile si torturava, in Venezuela si accoglievano gli esuli politici. In Venezuela hanno trovato porto sicuro esponenti politici che hanno ricostruito le democrazie in Sudamerica. Insomma, vi era un clima di tolleranza, di rispetto, di convivenza civile.

Il pestaggio in carcere dell’ex Sindaco di San Diego, Enzo Scarano, e del Capo della polizia dello stesso Comune, Salvatore Lucchese, i connazionali detenuti nel penitenziario di Ramo Verde, ripropone il tema dei Diritti Umani in Venezuela. La repressione violenta di manifestazioni di studenti, il loro arresto, la detenzione che si è dilungata per settimane, devono essere un campanello d’allarme e invitare alla riflessione. La violazione dei Diritti Umani non è oggi una politica di Stato, come lo fu durante le dittature di Pinochet o di Videla. Ma alcune sue manifestazioni destano preoccupazione.

Prossimamente torna in Venezuela il Sottosegretario agli Esteri, Mario Giro. Sottolineiamo “torna” perché è questo il suo terzo viaggio, nell’arco di pochi mesi. Ciò palesa una sua preoccupazione personale per quanto accade nel Paese, e nella nostra comunità; preoccupazione che è riuscito a trasmettere al ministero degli Esteri. Quello di Scarano e Lucchese sarà uno degli argomenti principali che, siamo sicuri, sarà affrontato con gli esponenti del Governo del presidente Maduro. Un argomento delicato che i recenti avvenimenti rendono ancor più complesso e spinoso. Ed infatti, sebbene sia vero che Scarano e Lucchese, anche se cittadini in possesso della doppia cittadinanza, devono attenersi alle leggi del Paese, lo è anche che l’Italia ha il diritto e il dovere di esigere la tutela dei Diritti Umani dei propri cittadini. Ed è questo ciò che si attende la Collettività dalla visita del sottosegretario Giro: un intervento fermo a favore dei due detenuti e a tutela di tutti gli italiani e italo-venezuelani che vivono, studiano e lavorano nel Paese.