Cannabis terapeutica, parte la produzione in Italia

ROMA. – A breve, già dal 2015, anche per i pazienti italiani diventerà più facile e meno costoso poter avere accesso ai farmaci a base di cannabis terapeutica, utilizzati prevalentemente nella terapia del dolore. Sarà questo l’effetto pratico dell’accordo siglato oggi dai ministri della Salute e della Difesa, Beatrice Lorenzin e Roberta Pinotti, che prevede l’avvio di un progetto pilota per la produzione di cannabis terapeutica in Italia da parte dello Stabilimento chimico farmaceutico militare (Scfm) di Firenze. Oggi, per molti malati di gravi patologie (dalla Sla a varie sindromi), infatti, arrivare ad ottenere tali farmaci a base di cannabis richiede sforzi enormi e costi non trascurabili. Un medico che voglia prescrivere questo tipo di medicinali – con l’eccezione di un unico prodotto contro la Sclerosi multipla che è disponibile sul territorio italiano – deve infatti richiederne l’importazione dall’estero con i relativi permessi. In più, sono solo 9 le Regioni che hanno fatto rientrare tali farmaci nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ed i costi sono alti: circa 450 euro al mese a paziente è il costo per le Regioni con i Lea, ma si può arrivare a spendere fino a 900 euro a paziente.  Una situazione destinata presto a cambiare. Entro il 31/10, ha spiegato Lorenzin, verrà costituito un gruppo di lavoro per definire in un protocollo operativo operazioni, verifiche e tariffe da applicare al prodotto. Il documento sarà quindi strasmesso al Consiglio Superiore di Sanità. Si prevede che i primi prodotti a base di cannabis terapeutica italiana arriveranno entro il 2015. Lo stabilimento di Firenze, in particolare, effettuerà le operazioni di coltivazione, fabbricazione della sostanza attiva a base di cannabis e il confezionamento della stessa in imballi da distribuire, su richiesta delle Regioni, alle farmacie territoriali ed ospedaliere per l’allestimento di preparazioni magistrali, da dispensare dietro presentazione di ricetta medica non ripetibile. Non sono invece previste la produzione da parte di aziende private nè aperture verso l’autocoltivazione da parte dei pazienti. Il primo vantaggio sarà quello di abbattere i costi: ”Attualmente – ha spiegato Lorenzin – il fabbisogno di cannabis terapeutica è stato calcolato in 80-100 chilogrammi l’anno e l’importazione del principio attivo costa 15 euro al grammo allo Stato. Con l’avvio della produzione in Italia, tale principio attivo entrerà nei Lea e le regioni si accorderanno sui ticket. Lo scopo è quello di ridurre i costi diventando autosufficienti”. La svolta deve però essere anche ‘culturale’ ed è necessario, ha tenuto a sottolineare Lorenzin, ”sfatare alcuni miti”: ”Oggi 1 minore su 4 fuma cannabis e la questione è molto preoccupante ma dobbiamo sfatare un mito – ha avvertito – dicendo che drogarsi fa male mentre l’uso delle sostanze a fine terapeutici è un’altra cosa ed è nell’interesse dei pazienti”. Un grande passo avanti anche secondo Pinotti, che ha rilevato come in questo ed in altri casi le eccellenze della Difesa, tra le quali lo Stabilimento militare, ”si aprano sempre di più ai bisogni della società civile”. Quanto alla prossima produzione di cannabis, Pinotti ha precisato che nello Stabilimento c’è “spazio sufficiente per poter effettuare una coltivazione in grado di soddisfare il fabbisogno nazionale” e ciò, ha concluso, ”senza costi aggiuntivi”. (di Manuela Correra/ANSA)

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