A Hong Kong botte e tensione, la polizia sotto accusa

PECHINO. – Botte, arresti e polemiche. A oltre due settimane dall’ inizio del movimento di occupazione delle strade centrali di Hong Kong, il confronto tra i manifestanti pro-democrazia e il governo è ancora lontano da uno sbocco positivo. La polizia del territorio è sotto accusa per la mano pesante usata la notte scorsa, quando centinaia di agenti armati tra l’altro di manganelli e seghe elettriche hanno iniziato a demolire i blocchi di cemento che erano stati usati dai manifestanti per rafforzare le barricate. Un video diffuso dalla rete televisiva locale Tvb ha mostrato sei o sette agenti che isolavano un manifestante, lo gettavano a terra, e lo picchiavano a pugni, calci e colpi di manganello. L’uomo e’ stato identificato come Ken Tsang, membro del Partito Civico – uno dei partiti democratici del territorio – e, nella sua veste di assistente sociale, anche del comitato di 1.200 persone che elegge attualmente il capo del governo locale, o chief executive. Lo stesso Tsang ha denunciato il pestaggio mostrando a fotografi e cameraman una ferita al volto e numerosi lividi sulla schiena. Alcuni agenti sono sospesi, interrogazioni sono state presentate in Parlamento e aumenta la distanza tra il governo e i manifestanti, i quali chiedono che le prossime elezioni del chief executive, quelle del 2017, siano completamente libere. La battaglia sembra essere centrata sulla sorte del sempre più discusso chief executive, Leung Chun-ying, del quale i contestatori chiedono le dimissioni accusandolo di non rappresentare i 7,2 milioni di abitanti dell’ ex-colonia britannica e di essere un “burattino” della Cina. Da un sondaggio pubblicato dal “South China Morning Post” risulta che alcuni degli esponenti del governo, tra cui la “numero due” Carrie Lam e in responsabile delle finanze John Tsang sono piu’ popolari del “chief executive”, che è anche coinvolto in uno scandalo finanziario. Secondo rivelazioni della stampa australiana, Leung avrebbe infatti ricevuto una cospicua “mazzetta” di cinque milioni di euro per favorire un’impresa australiana nell’acquisto di una società di Hong Kong della quale era un dirigente. Ad aggravare la sua posizione c’è il fatto che Leung non ha comunicato alla burocrazia e al pubblico l’esistenza dell’accordo con gli australiani al momento di assumere la carica di “chief executive”. Con un editoriale del Quotidiano del Popolo, Pechino gli ha appena rinnovato la sua fiducia, ma la sua posizione appare sempre più traballante. Nelle ultime ore Leung ha cancellato la prevista sessione di domande e risposte del Consiglio Legislativo (Legco, il Parlamento), sostenendo che le strade d’accesso al Legco sono occupate dai manifestanti. Tre deputati alleati di Leung – Regina Ip, Tam Yiu e Chan Kam – sono stati fischiati e insultati dai manifestanti mentre raggiungevano a piedi la sede del Legco. In un comunicato, il governo ha sostenuto che autorevoli mediatori stanno cercando di riavvicinare le parti e che una data per il dialogo con gli studenti potrà essere annunciata “entro pochi giorni”. In serata un paio di migliaia di persone erano presenti nei tre presidi dei manifestanti mentre decine di assistenti sociali hanno inscenato una protesta di solidarietà con Ken Tsang davanti al quartier generale della polizia nell’ area di Wanchai. (di Beniamino Natale/ANSA)

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