Muro Berlino 25 anni dopo, la storia non è finita

ROMA. – La storia non è finita. Venticinque anni dopo la caduta del muro di Berlino, l’ardita profezia di Francis Fukuyama si conferma poco piu’ di una boutade, di un buon titolo per un libro fortunato. In realta’, la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda hanno rappresentato l’inizio di una accelerazione del percorso della storia che ha trascinato con se anche cambiamenti della geografia e la distruzione di bilanciamenti geopolitici cristallizzati da decenni di equilibrio del terrore. La globalizzazione culturale e il prevalere del sistema capitalistico, complice anche l’esplosione di internet, sono soltanto alcuni aspetti di un mondo in cui è ormai impossibile cogliere le diversità tipiche dell’era della contrapposizione tra est ed ovest. Ma la fine dello schema delle sfere di influenza americana e sovietica ha anche liberato una serie di forze e rivendicazioni rimaste compresse per lungo tempo. Non sempre con risultati positivi. Da un lato, la riconquista dei diritti fondamentali da parte di Paesi e popolazioni ha portato a un nuovo percorso di democrazia e liberta’ che rimane comunque ancora lungo e tortuoso. Dall’altro, il mondo, seppur liberato dall’equilibrio del terrore nucleare, continua a rimanere senza punti di riferimento efficaci, senza fori di dialogo e di controllo efficaci. Venticinque anni dopo, il mondo e’ radicalmente cambiato. Le mappe geografiche sono irriconoscibili. I confini in Europa sono stati travolti e ridisegnati: sono nati nuovi Paesi in un misto di ritorno al passato e costruzione del futuro, l’Unione europea e la Nato hanno al loro interno Paesi ex nemici, Cina, India e Brasile sono cresciuti in maniera esponenziale divenendo protagonisti dell’economia, prima, e della politica, dopo. Eppure, il mondo di oggi, al pari di quello di 25 anni fa, non e’ un mondo felice e giusto. La lunga curva della storia dalla caduta del muro ad oggi non e’ ancora finita e manca ancora molto per giungere ad un possibile nuovo equilibrio. Mancano, come detto, punti di riferimento. Nel tentativo di costruzione di un nuovo ordine mondiale e’ apparsa tutta l’inadeguatezza delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti hanno progressivamente rinunciato alle responsabilità dovute al fatto di essere l’unica super potenza rimasta. La Russia di Putin sta vivendo un’involuzione di cui l’Ucraina è l’esempio più facile. l’Unione Europea è sparita dal dialogo internazionale, impegnata a litigare sui decimali in più o in meno nel rapporto tra deficit e pil con un malinconico tradimento dei valori e dei principi che sono alla base della sua costruzione. Il Medio Oriente e il Mediterraneo sono ormai perennemente in fiamme tra guerre civili, primavere arabe incompiute e la parallela avanzata del terrorismo islamico. La povertà e le ingiustizie sociali non sono state risolte. L’ambiente, l’energia le risorse alimentari e idriche sono i grandi temi del presente e del futuro. La storia di questo momento del mondo non è bella ma è tutt’altro che finita. Gli studi di Fukuyama sono interessanti. Ma, forse, andando un po’ indietro, lo sono di più quelli di Tucidide, uno dei padri della storiografia, con le sue teorie delle dimensioni storiche dove il presente è insieme la costruzione del passato e il punto di partenza del futuro che vogliamo. La storia può non piacerci ma non finisce. Come dimostrano le tante angustie che ci circondano. Un muro è caduto venticinque anni fa. In questo quarto di secolo molti altri ne sono stati costruiti. (di Stefano Polli/ANSA)

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