Il Papa: Mi dicono comunista? Io amo i poveri

CITTA’ DEL VATICANO. – L’amore per i poveri è alla base del Vangelo e dunque non è “ideologia” operare per la difesa degli ultimi del pianeta. “Se parlo di terra, casa e lavoro per alcuni il Papa è comunista” e invece “quello per cui voi lottate sono diritti sacri”. Papa Francesco ha incontrato oggi i movimenti popolari, campesinos e centri sociali, ambulanti e senza-terra, cartoneros e abitanti delle periferie. E li ha incoraggiati ad andare avanti. Un lungo discorso nella lingua del cuore, lo spagnolo, in parte a braccio, nel quale il Papa non ha avuto timore di pronunciare più volte la parola “lotta”. “Continuate con la vostra lotta – è anche l’esortazione finale – fate bene a tutti”. Ma avverte: il sistema va cambiato “con coraggio ma anche con intelligenza, con tenacia ma senza fanatismo, con passione ma senza violenza”. La platea, circa trecento persone, è di quelle mai viste all’interno della mura Leonine. Sono venuti per questa “tre giorni” in Vaticano soprattutto i movimenti popolari dell’America Latina ma ci sono no-global di tutto il mondo. A rappresentare l’Italia il Centro sociale Leoncavallo, Banca Etica, Genuino Clandestino e la Fabbrica Recuperata Rimaflow. Ospite d’onore nel dibattito anche il presidente della Bolivia, Evo Morales, a cena con il Papa per un incontro privato e informale. Ma Morales tra la gente riunita sotto l’egida del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e dell’Accademia pontificia delle Scienze sociali, non è un Capo di Stato ma ‘el Indio’, il leader del movimento sindacale dei cocalero boliviani asceso al gradino politico più alto della nazione. I poveri infatti “vogliono essere protagonisti” – come ha detto il Papa – e “non aspettare a braccia conserte l’aiuto di Ong o piani assistenziali che non arrivano mai” e se arrivano accade magari in un modo sbagliato, per “anestetizzare e addomesticare” gli stessi ultimi della terra. E quindi la solidarietà non può essere fatta di “sporadici gesti di generosità” ma deve essere “un modo di fare la storia” di contrastare “l’Impero del denaro”. Quell’impero che lascia senza lavoro “un’intera generazione di giovani”, che permette lo “scandalo” della fame dove “milioni di persone soffrono e dall’altra parte si scartano tonnellate di alimenti”. Il Papa parla anche del dramma dei campesinos costretti a subire una “dolorosa separazione” dalle loro terre. Affronta il problema dei senza-casa e stigmatizza “l’eufemismo, l’espressione elegante” che li definisce “senza fissa dimora”. “Potrei sbagliarmi in qualche caso ma in generale – dice il Papa – dietro un eufemismo c’è un delitto”. E allora sono “crudeli le immagini degli sgomberi forzati, delle gru che demoliscono le baracche”. Ai movimenti il Papa conferma che sta scrivendo un’Enciclica sull’ecologia. “Siate certi – li rassicura – che le vostre preoccupazioni saranno presenti in essa”. E infine li incoraggia. “Avete i piedi nel fango e le mani nella carne, odorate di quartiere, di popolo di lotta, siete un torrente di energia morale”. E allora “il vento di promessa, che ravviva la speranza in un mondo migliore, si trasformi in un uragano. Questo – ha concluso Francesco – è il mio desiderio”. E anche i rosari distribuiti alla fine dell’incontro erano in ‘tema’ con la giornata. Tutti rigorosamente fatti a mano da artigiani, cartoneros e lavoratori dell’economia popolare dell’America Latina. (di Manuela Tulli/ANSA)