Isis: inferno nel carcere di Badoush, uccisi in 600

BEIRUT. – Sopravvissuti per miracolo, alcuni ex prigionieri di un carcere nel nord Iraq assaltato dallo Stato islamico nel giugno scorso sono le uniche fonti di un massacro di circa 600 detenuti commessi dai jihadisti dell’Isis in una non meglio precisata zona a sud di Mosul. Human Rights Watch (Hrw), organizzazione umanitaria basata a New York, ha raccolto le testimonianze incrociandole con una serie di altri racconti e prove e tentando di ricostruire cosa è avvenuto nel deserto tra Iraq e Siria il 10 giugno scorso, quando centinaia di detenuti, per lo più sciiti, del carcere di Badoush sono stati fatti allineare sul bordo di un burrone e sono stati uccisi uno dopo l’altro con raffiche di mitra. I prigionieri sono stati prima divisi in base all’appartenenza confessionale: sciiti da una parte, sunniti e cristiani dall’altra. I detenuti di queste due categorie sono stati risparmiati dal massacro e molti di loro sono stati liberati ore o giorni dopo la retata nel carcere di Badoush, a sud-est di Mosul. “A guidare la selezione c’era un miliziano che sembrava afgano da come parlava e da come era vestito”, racconta a Hrw uno dei sopravvissuti. “Se trovo uno sciita tra i sunniti, gli taglio la gola con questa lama!”, diceva l’afgano secondo il racconto. “Discutevano se ucciderci tagliandoci la gola. ‘No, sono troppi e noi non siamo in tant…uccidiamoli con le pallottole'”, racconta uno dei sopravvissuti. I testimoni hanno tutti affermato di aver dovuto pronunciare ad alta voce il numero progressivo della loro rispettiva posizione nella fila. Alcuni hanno sentito numeri fino a 750, si legge nel rapporto di Hrw. I detenuti sono stati falciati dalle raffiche. I corpi sono caduti gli uni sugli altri. Alcuni si sono salvati così. Ma a una seconda ispezione dei miliziani dell’Isis, un sopravvissuto è riuscito a ingannare il suo boia incidendosi con un coltellino trafugato per far uscire del sangue. Un altro è riuscito a non muovere il corpo nemmeno quando un jihadista ha avvicinato alla gamba un tizzone ardente. Dopo il massacro, l’Isis ha dato fuoco ai corpi. Ma alcuni erano riusciti a scappare dietro una vicina collina. “Molti sono morti dissanguati mentre fuggivano. Altri per il caldo e la sete. Io mi sono salvato perché abbiamo bevuto le nostre urine”, racconta un altro testimone raggiunto, come la maggior parte dei sopravvissuti, in nord-Iraq dove sono stati arrestati dalle autorità curde o dove si sono rifugiati.

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