Abbattimento aereo, “il premier australiano Abbott pretende le scuse di Putin”

MOSCA. – C’e’ una sola parola che l’Australia vuol sentire dal leader del Cremlino Vladimir Putin in occasione dell’imminente vertice G20 di Brisbane: “sorry”. Il Courier Mail, il maggiore quotidiano della citta’ dell’Australia orientale sintetizza cosi’ gli umori della pubblica opinione locale dopo l’abbattimento a luglio di un aereo malese sui cieli del sud-est ucraino: una tragedia costata la vita a 298 civili, tra cui 38 australiani, che l’occidente imputa ai ribelli filorussi e su cui il premier di Canberra Tony Abbott pretende esaustivi chiarimenti dalla Russia. Putin e Abbott avevano gia’ parlato brevemente della vicenda nei giorni scorsi a Pechino (dove il leader conservatore australiano non pare aver peraltro mostrare i denti, come pure aveva tuonato di voler fare nei comizi), ma la ferita e’ evidentemente tutt’altro che rimarginata. Anche a livello diplomatico. Kiev e l’Occidente hanno additato fin dal primo minuto i separatisti dell’Ucraina orientale, che avrebbero aperto il fuoco con un sistema missilistico terra-aria: fornito loro da Mosca o rubato all’esercito ucraino, stando alle varie versioni accreditate dai servizi d’intelligence occidentali. Ma il Cremlino nega ogni coinvolgimento, e i filorussi sostengono che ad abbattere l’aereo del volo Mh17 possa essere stato un caccia di Kiev. Per ora, del resto, da un primo rapporto dell’ente per la sicurezza nazionale olandese si sa solo che il Boeing in volo da Amsterdam a Kuala Lampur si e’ disintegrato in volo perche’ colpito da “un gran numero di oggetti ad alta energia che lo hanno penetrato dall’esterno”. Vista la situazione geopolitica, il G20 del fine settimana si preannuncia di fuoco: Gran Bretagna e Australia hanno criticato aspramente la Russia per il suo ruolo nella crisi ucraina e il premier di Londra, David Cameron, ha minacciato la Russia di nuove sanzioni. Una misura restrittiva che non va per niente giu’ al leader del Cremlino, che in un’intervista all’agenzia Tass, e’ tornato a definire le sanzioni “illegali” e “dannose” per “l’intero sistema delle relazioni internazionali”. Putin ha pero’ detto di non avere intenzione di sollevare la questione al G20 e ha allo stesso tempo assicurato che Mosca ha i mezzi finanziari per affrontare “tutti gli scenari”, anche quello peggiore, con “la cosiddetta catastrofica caduta dei prezzi delle risorse energetiche”. La moneta russa intanto prosegue la sua caduta libera, e – complici le sanzioni e il calo del prezzo del petrolio – e’ ormai a ridosso dei 60 rubli per un euro. L’uomo forte del Cremlino ha poi definito il G20 un formato “utile” per discutere dei problemi globali, ma non ha rinunciato a tirare una stilettata a Washington accusandola di non rispettarne le decisioni se contrastano con i suoi interessi, come per la riforma del Fmi “bloccata” dal congresso Usa. Nel sud-est ucraino intanto continua a scorrere il sangue: nelle ultime 24 ore sono morti almeno quattro militari di Kiev e altri quattro civili, tra cui una bimba di cinque o sei anni. E tra Mosca e Occidente spirano i venti di una nuova guerra fredda: i jet con la stella rossa hanno messo piu’ volte in allerta i caccia della Nato, e ci sono navi militari russe persino al largo delle coste australiane settentrionali. A confermare le crescenti tensioni internazionali c’e’ inoltre l’ultimatum di due settimane lanciato dalla Russia alla Francia per consegnarle la prima delle due navi da guerra portaelicotteri Mistral commissionate da Mosca. Parigi ha congelato la vendita delle navi a causa della crisi ucraina, e ora il governo russo minaccia di chiedere un risarcimento salato se il contratto firmato a suo tempo sarà violato. (di Giuseppe Agliastro/ANSA)