Riforma del lavoro, i sindacati contro il governo

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ROMA. – L’incontro a Palazzo Chigi convocato dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in vista della definizione dei decreti attuativi del Jobs act, a partire dal contratto a tutele crescenti e dalla riforma dell’Aspi, non è bastato a smorzare le critiche dei sindacati. Cgil e Uil in testa ribadiscono il giudizio negativo e la contrarietà alla linea del governo. “Promettiamo lotte crescenti”, avverte il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo, di fronte ad un contratto che è a tutele “decrescenti”. Al tavolo ci è stato “illustrato quello che potremmo tranquillamente definire contratto a monetizzazione crescente”, insiste il numero uno della Cgil, Susanna Camusso. E “ancora una volta senza uno straccio di documento”, rincara Barbagallo. Il confronto “continuerà, per vie formali ed informali”, anche in vista dei successivi decreti attuativi, assicura il ministro. L’incontro si è svolto “in un clima positivo” ed ha consentito, “oltre che di verificare le diverse posizioni, di raccogliere valutazioni e proposte da parte di tutte le organizzazioni”, sottolinea Poletti al termine della riunione. Il Governo, è la linea ribadita dal ministro alle parti nel corso dell’incontro, intende “discutere con le parti sociali, raccogliere le istanze e le sollecitazioni, ma sapendo che non ci sarà nessuna trattativa”, poi “prenderà le sue decisioni nel rispetto della delega approvata dal parlamento”. Al tavolo sedevano le sigle sindacali, Cgil, Cisl, Uil e Ugl, e le associazioni datoriali, tra cui Confindustria, Rete imprese Italia e Alleanza delle cooperative. E proprio da queste ultime arriva il riconoscimento rispetto all’azione del governo. La Cisl, invece, condivide l’idea di un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti come forma più “competitiva e diffusa” ma ribadisce la necessità di chiudere la stagione delle false partite Iva, delle associazioni in partecipazione e dei co.co.co. E chiede anche che sugli indennizzi per i licenziamenti illegittimi non ci siano “operazioni al ribasso”. Confindustria, con il vicepresidente per le relazioni industriali Stefano Dolcetta, ritiene che “lo schema illustrato abbia aspetti positivi”: “un passo avanti per una maggiore certezza delle imprese”, in attesa di vedere i testi soprattutto per quanto riguarda “la questione dei costi degli indennizzi”. Alleanza delle cooperative “apprezza” il dialogo e la road map del governo. Il Jobs act è una delega “esplicita alle imprese”, torna ad attaccare Camusso, sostenendo che il governo è “indisponibile ad avere un normale rapporto con le parti sociali”. E che sta lavorando per una “formulazione” anche sui licenziamenti disciplinari tale da rendere “inefficace la tutela della reintegra per tutti i casi”, eccezione del “solo e puro licenziamento discriminatorio”. Ora l’auspicio, dice in conclusione Barbagallo, è che si “possa ripristinare l’unità” sindacale per “modificare l’impostazione del governo”.

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