Mosca vieta macchinari dell’Occidente in gare pubbliche

Russian President Vladimir Putin atInternational Holocaust Remembrance Day event in Moscow

MOSCA. – Già tra le principali vittime dell’embargo agroalimentare russo, l’Italia ora si ritrova nel mirino delle nuove restrizioni di Mosca all’import di prodotti occidentali, in risposta alle sanzioni per la crisi ucraina. Oggi infatti il premier, Dmitri Medvedev, ha firmato uno speciale documento che vieta la partecipazione alle gare pubbliche – federali e municipali – ai produttori stranieri di macchinari del settore edilizio, dello sfruttamento delle materie prime e della manutenzione cittadina. Si tratta di gru, ruspe, impianti per l’attività mineraria, ma anche di veicoli per la pulizia e il trasporto. Con una quota strutturale di oltre il 40%, il settore macchinari è una delle due gambe del nostro export: il made in Italy che è tanto e giustamente famoso in Russia per abbigliamento, calzature e agroalimentare – le “tre Grazie” dell’eccellenza italiana – ha infatti il suo “core” nella meccanica, ossia nelle macchine per uso generale e macchinari elettrici. Un comparto che nel 2013, secondo i dati dell’Ice di Mosca, valeva complessivamente 4,3 miliardi di euro e la terza posizione dell’Italia dopo Cina e Germania, con una quota di mercato del 6,2%. Cifre alle quali vanno aggiunti i 599 milioni di euro del settore edilizia-arredamento (2/a posizione e 9,1% di quota di mercato) e i 572 dei trasporti. In totale sono circa 5,5 mld di euro, anche se, precisa Maurizio Forte, direttore dell’Ice di Mosca, “sarà difficile calcolare i danni finché non saranno chiari i codici doganali dei prodotti interessati e la quota di macchinari venduti tramite le gare pubbliche”. In ogni caso un qualche impatto ci sarà, ammettono in ambasciata. Allarmato Vittorio Torrembini, vicepresidente di Gim Unimpresa, l’associazione che riunisce le imprese operanti in Russia: “E’ un colpo grave, un colpo basso a un settore dove siamo tradizionalmente forti”. Preoccupata anche Confindustria. Il provvedimento firmato da Medvedev tecnicamente non è un embargo o una contro-sanzione. Si tratta di una misura a tutela dell’industria nazionale, che nel settore statale privilegia i prodotti “made in Russia”, dove essi possono sostituire quelli di importazione (“import substitution”). E’ una politica usata anche in Cina, ad esempio nel settore automobilistico, mentre l’Europa resta fedele al principio della libera concorrenza. Ma la Russia è stata costretta ad adottare il nuovo piano anti crisi per fronteggiare l’isolamento occidentale, tentando di usarlo come opportunità per stimolare e diversificare l’industria nazionale anche nei settori non tradizionali, come quello energetico-estrattivo. Lo aveva già fatto lo scorso luglio vietando agli enti pubblici l’acquisto di varie tipologie di veicoli e macchine di produzione straniera: automobili, furgoni, camion, autobus, tram. Ora ha allungato la lista, facendo eccezione solo per la Bielorussia e il Kazakhstan, i due Paesi della comune Unione economica euroasiatica. L’unico modo per evitare le nuove restrizioni sarà quello di avviare impianti produttivi in Russia o, forse, quello di ricorrere al sub-appalto tramite una ditta russa partecipante alle gare pubbliche ma, in questo secondo caso, si ridurrà il margine di guadagno. (di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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