Cina: lotta alla corruzione, messo a morte l’imprenditore Liu

China executes mining tycoon for organized crime

PECHINO. – La lotta alla corruzione dichiarata più di due anni fa dal presidente cinese Xi Jinping continua, senza sosta e senza pietà: oggi sono stati messi a morte Liu Han, un ricco imprenditore alleato dell’ex-capo dei servizi di sicurezza Zhou Yongkang, suo fratello Liu Wei e tre loro collaboratori. Tutti e cinque erano stati condannati alla pena capitale da un tribunale che li ha riconosciuti colpevoli di 13 reati tra cui omicidio, organizzazione illegale di casinò, associazione mafiosa e traffico d’armi. I fratelli Liu erano legati a Zhou Bin, figlio di Zhou Yongkang. Quest’ultimo sarà il primo ex-membro del Comitato Permanente dell’Ufficio Politico (Cpup) del Partito Comunista Cinese ad essere processato per corruzione, dopo essere stato espulso in dicembre dal Partito e “consegnato” alla magistratura. Il processo, la cui conclusione è stata decisa al massimo livello politico, come del resto avviene in Cina per tutti i processi importanti, si era concluso in maggio con una drammatica seduta nel corso della quale Liu Han era scoppiato a piangere dichiarandosi innocente e invocando clemenza. La carriera di Liu, che aveva 48 anni, è tipica della Cina del miracolo economico. Con il fratello minore Liu Wei e altri pochi soci, Liu Han aveva fondato nel 1997 la conglomerata Hanlong Group, che rapidamente era diventata la più grande impresa privata del Sichuan, la provincia del sudovest che sta conoscendo un impetuoso sviluppo economico e che si sta avvicinando alle aree ricche del sud e della costa orientale. Secondo il South China Morning Post, un quotidiano di Hong Kong di solito ben informato sulle vicende della leadership cinese, la sua fortuna è iniziata quando Zhou Yongkang – che allora era uno dei leader in ascesa e che pochi anni dopo sarebbe approdato nel Cpup, considerato il vero governo della Cina – lo pregò di occuparsi di suo figlio Zhou Bin. Fu Zhou Bin ad appoggiare i primi passi della Hanlong che, partendo dall’ acquisto di una serie di miniere di carbone crebbe poi occupandosi anche di edilizia, di finanza e di altri settori. La rivista Hunrun di Shanghai, che si occupa dei super ricchi cinesi, sostiene che l’azienda aveva raggiunto il valore di 855 milioni di yuan (circa 125 milioni di euro) prima della caduta in disgrazia del suo fondatore. Zhou Yongkang, 72 anni, è il più alto dirigente del Partito Comunista Cinese coinvolto nella purga ordinata dal presidente Xi Jinping che, secondo i suoi critici, sta eliminando tutte le opposizioni sotto la copertura della lotta alla corruzione. La campagna lanciata da Xi e gestita dal suo alleato Wang Qishan, presidente della Commissione Centrale per le Ispezioni di Disciplina Ccid), ha coinvolto migliaia di funzionari a tutti i livelli. Le sue vittime più illustri, oltre a Zhou, sono state il generale dell’Esercito di Liberazione Popolare Xu Caihou e Ling Jihua, ex-braccio destro dell’ex-presidente Hu Jintao. Secondo l’analista Willy Lam di Hong Kong, la Ccdi è un efficace esempio di come “il Partito Comunista operi fuori dalla legge, per il modo nel quale conduce le indagini”.  (di Beniamino Natale/ANSA)