Grecia: un piano in sei punti, ma è emergenza liquidità

Greek government will present six reforms to institutions

NICOSIA. – Un piano in sei punti, un colpo d’acceleratore al consolidamento fiscale ma con l’accento sulla lotta alla ‘crisi umanitaria’: così Atene punta a convincere l’Europa a sborsare subito una parte dei soldi rimanenti del suo ultimo salvataggio, evitando così un default tecnico di fronte agli impegni finanziari delle prossime ore. Ma potrebbe non bastare, tanto che il governo Tsipras avrebbe messo mano alle riserve di fondi pensione e di altri enti statali per approvvigionarsi di liquidità attraverso prestiti ‘pronti contro termine’ fino a 15 giorni. E intanto, con il board riunito a Cipro, il presidente della Bce, Mario Draghi, avverte che il quantitative easing “da solo non basterà per la crescita dell’Eurozona”, sottolineando che “l’obiettivo della Bce è salvaguardare la stabilità dell’euro e tutti devono fare la loro parte per questo fine”. Messo da parte il capitolo di un terzo salvataggio (se ne riparlerà dopo giugno, dicono Angela Merkel e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker per silenziare le uscite preelettorali spagnole), Tsipras incassa prudenti aperture dall’Europa. Pur togliendosi un sassolino dalla scarpa chiamando ‘troika’ quelle che ad Atene chiamano ora le ‘istituzioni’, la cancelliera tedesca è ottimista: “stiamo lavorando perché l’accordo funzioni”. Il riferimento è all’estensione del salvataggio attuale, fino a giugno appunto, appena concordata fra Atene e i ministri finanziari dell’Eurozona dopo una trattativa estenuante. Dopo la lettera greca con alcuni impegni generici, l’Europa vuole ora vedere le misure concrete per iniziare a sbloccare l’ultima tranche da sette miliardi del salvataggio attuale. Ora però – ha messo le mani avanti la cancelliera – la Grecia deve essere più specifica rispetto alle sue proposte di riforma. I nodi dell’accordo raggiunto dieci giorni fa la Grecia e l’Eurogruppo torneranno al pettine lunedì, quando il ministro ellenico Yanis Varoufakis presenterà ai ministri delle Finanze dell’euro un primo pacchetto di misure inteso proprio a sbloccare quei fondi. E non è detto che tutto vada liscio, vista l’ “ambiguità creativa” apertamente rivendicata da Varoufakis nel negoziato e il difficile equilibrio, ricercato da Atene, fra l’esigenza di non scontentare un elettorato che ha votato la ‘svolta’ anti-austerity, e quella di non rompere la trattativa con l’Europa. Rinviati alcuni nodi difficili come privatizzazioni, pensioni, liberalizzazioni, licenziamenti voluti da Ue, Fmi e Bce, Varoufakis porterà a Bruxelles una razionalizzazione del sistema fiscale greco, dove la Ue si attende una stretta alle esenzioni; un intervento sui debiti verso l’amministrazione, dove Atene promette di migliorare la fedeltà fiscale dei greci (una misura suggerita esplicitamente da Draghi) con verifiche esattoriali mirate. L’impegno contro la povertà, invece, è imperniato in un ampio pacchetto contenuto nel primo disegno di legge di Tsipras, che comprende elettricità gratuita nella prima casa, indennità di affitto e sussidi alimentare per gli indigenti. Una svolta sociale, che potrebbe non dispiacere all’Europa se non fosse per le coperture di bilancio. In attesa del confronto a Bruxelles, dove è probabile un nuovo negoziato serrato, la Grecia fronteggia una serie di scadenze finanziarie insidiosissime, fra le quali primeggia il rimborso di 1,5 miliardi di euro questo mese al Fondo monetario internazionale, di cui 300 milioni già venerdì. Con le casse statali prosciugate, la Grecia è appesa all’accordo con i partner Ue. Anche perché in pochissimi credono che la svolta per la Grecia possa arrivare dal consiglio della Bce iniziato stasera a Cipro, dove i governatori sono stati accolti dagli slogan anti-austerity di circa 5.000 manifestanti in una protesta pacifica e senza scontri. Draghi, con ogni probabilità, deluderà la richiesta di Varoufakis che vengano subito sbloccati i due miliardi di profitti realizzati con l’acquisto dei bond ellenici, soldi sono già stati distribuiti fra le banche centrali nazionali. La Bce, poi, difficilmente restituirà alle banche greche l’accesso ai rifinanziamenti diretti (tolto il 4 febbraio) finché l’Eurogruppo non certificherà che Atene sta completando con successo l’ultimo giro di ‘esami’ del salvataggio in corso. (dell’inviato Domenico Conti/ANSA)

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