Isis: in un video un mujaheddin parla in italiano

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ROMA. – “Piano, piano, piano…”. Per la prima volta in un video diffuso dall’Isis si sente un mujaheddin parlare in italiano. Il video, scoperto e pubblicato dal sito Globalist.it, è stato postato nei giorni scorsi dallo Stato Islamico e mostra la preparazione di un attacco suicida con un camion bomba contro una postazione dei curdi del Pkk nel villaggio siriano di Al Naim. Il video, “la cui autenticità è stata confermata dall’intelligence italiana, rappresenta – dice il direttore di Globalist, Gianni Cipriani – una ulteriore conferma della presenza di foreign fighter italiani in Siria e Iraq molti dei quali, come probabilmente in questo caso, non nativi italiani, ma stranieri che hanno acquisito successivamente la cittadinanza o persone che hanno vissuto a lungo nel nostro paese”. Il filmato (che dura 2 minuti e 35 secondi) documenta le fasi preparatorie di un ‘martirio’, ossia di un attacco suicida con un camion-bomba. Il mezzo – che sembra un blindato artigianale, con l’abitacolo corazzato e una feritoia per la visuale – si avvia verso Al Naim, lasciando una strada asfaltata per immettersi, dopo un breve tratto in discesa, in una via sterrata che va in direzione del villaggio. E’ durante questa manovra che si sente una voce fuori campo dare suggerimenti al guidatore: “yalla, yalla, yalla” (che in arabo vuol dire ‘vai’) e poi, nel tratto in discesa, “piano, piano, piano” (in italiano). “Oltre ad essere parole chiaramente distinguibili – annota Globalist – ogni eventuale residuo dubbio è spazzato dal fatto che il ‘piano, piano, piano’ è del tutto coerente con l’azione che viene filmata, ossia le parole vengono pronunciate mentre l’autobomba deve passare dall’asfalto allo sterrato attraverso un dislivello”. Sempre secondo il sito, che ha analizzato il video, “è molto probabile, praticamente certo, che chi pronuncia le parole ‘piano, piano, piano’ non sia di madre lingua, come appare abbastanza chiaro da un lievissimo accento straniero”. Ma il filmato lascia anche aperta l’ipotesi “che pure il ‘martire’, cioè colui alla guida dell’autobomba, fosse ‘italiano’, ossia in grado di comprendere le istruzioni anche nella nostra lingua”. Nel video non viene mai mostrato il guidatore (solo ad un tratto spunta un braccio) e non si sa se avesse, o meno, una ricetrasmittente o un telefono. Quindi, considerato che quando la voce fuoricampo dava le indicazioni era abbastanza improbabile che il guidatore lo potesse sentire – sia per la distanza che per il rumore del motore – le possibilità sono due: “la prima – rileva Globalist – è che la voce fuori-campo parlasse ad alta voce, ma lo facesse più per se stesso che per altro (tipo un tifoso che dagli spalti urla: ‘tira’ al calciatore); la seconda, appunto, è che il ‘martire’ fosse in grado di ascoltare e capire le istruzioni”, magari attraverso una radio o un telefono cellulare. Insomma: “nel gruppo dell’Isis sicuramente c’era un mujhaeddin che parlava italiano. Ma di ‘italiani’, in quella azione, potevano essercene due”.
(di Vincenzo Sinapi/ANSA)

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