Oltre un milione di posti di lavoro nei primi due mesi dell’anno

DISOCCUPAZIONE SCENDE ANCORA. OK GIOVANI. RENZI, NON BASTA

CERNOBBIO. – Un Pil che potrebbe crescere più del previsto e boom del mercato del lavoro nel primo bimestre del 2015. A fornire questi dati sono stati, rispettivamente, Confcommercio e il ministero del Lavoro, mentre il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha subito evidenziato come tra tutti gli indicatori dell’economia italiana “quello che ci incoraggia di più” è proprio “la ripresa dell’occupazione” anche perché si tratta di tendenze che si evidenziano già prima degli effetti della Legge di stabilità e del Jobs Act. Insomma, lo stato di salute del Paese sembrerebbe migliorare “e l’uscita dal tunnel della crisi finalmente avvicinarsi”, ha aggiunto il capo degli industriali. A tal proposito il dato fornito dagli uffici del ministro Giuliano Poletti parlano di oltre 1,38 milioni di posti di lavoro creati nei primi due mesi dell’anno con un aumento di 154.000 contratti rispetto allo stesso periodo del 2014, segnando una crescita del 12,6%. A diffondere ulteriore ottimismo ci ha pensato poi Confcommercio. L’Associazione dei commercianti, riunita a Cernobbio per il 16esimo Forum, vede l’Italia – dopo sette anni di crisi profonda – interrompere il ciclo negativo e tornare a crescere dell’1,1% nel 2015 e dell’1,4% nel 2016. Un risultato che a loro avviso sarà possibile grazie a leve come l’Expo (0,2% del Pil) e il Giubileo straordinario (0,2-0,3%), che aiuteranno a spingere la ripresa dei consumi, attesi nel 2015 a +1,2% (-1,1% nel 2014) e a +1% nel 2016. Per realizzare queste previsioni, però, assume l’Associazione, il governo Renzi dovrà sfruttare il recupero della spesa per interessi e le risorse derivanti dalla lotta all’evasione per abbattere l’Irpef, in modo da ridare ossigeno al portafoglio degli italiani. Il Pil, afferma Confcommercio, “potrebbe avviarsi verso un sentiero di crescita finalmente positivo”. Una stima che però va confrontata con quella del Governo – e molte altre primarie istituzioni nazionali e internazionali – che ha preventivato una crescita non oltre lo 0,5% per quest’anno, che potrebbe essere rivista a +0,8% grazie a un mix di fattori oltre che al calo del prezzo del petrolio e agli effetti positivi del Quantitative easing della Bce. Secondo il capo economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, il dato presentato da Confcommercio è “piuttosto ardito” e sembra “più una simulazione che una previsione”. I primi indicatori dell’anno, ha fatto notare facendo riferimento ai dati diffusi in giornata dall’Istat, non sono particolarmente buoni, con ordini e fatturato (-1,6% a gennaio su base mensile) ancora negativi. Bisogna attendere almeno febbraio per vedere se ci sarà una ripresa”. Ma per il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, la possibilità di raggiungere questi obiettivi c’è. “Dopo sette anni difficilissimi di crisi profonda e drammatica, in cui ogni italiano ha perso mediamente 2.100 euro di consumi” il Pil tornerà finalmente a crescere. E “se vogliamo davvero la crescita si deve scacciare lo spettro dell’attivazione delle clausole di salvaguardia, che porterebbero maggiori tasse per 70 miliardi nei prossimi 3 anni. Per farlo – ha proseguito – occorre ridurre la spesa pubblica improduttiva. Bisogna, invece, destinare i risparmi sugli interessi sul debito a beneficio di tutti i contribuenti in regola attraverso la riduzione delle aliquote legali dell’Irpef. E’ questa la nostra proposta”. (dell’inviato Nicola Capodanno/ANSA)

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