25 aprile: Norberto Bobbio, la Resistenza non è mai finita

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ROMA. – In questi giorni, in cui la vita dell’uomo sembra spesso per molti aver perso valore, in cui la ricerca di libertà e giustizia costa a tantissimi tragiche odissee per terra e per mare, la ricorrenza del 25 aprile, festa della Resistenza e della Liberazione, diventa un momento esemplare per ricordarci che la lotta al fascismo, in tutte quelle facce di arroganza, disprezzo e violenza in cui oggi si presenta, va sempre tenuta viva e gli scritti di un uomo come Norberto Bobbio, che questo l’aveva capito già pochi anni dopo la fine della guerra, sono un punto di riferimento di incredibile chiarezza e coscienza.

I suoi ”discorsi e testimonianze sulla Resistenza in Italia 1955-1999”, con alcuni testi rimasti inediti, li mette insieme in un volume Einaudi col titolo esemplare di ”Eravamo ridiventati uomini”, in cui risulta chiaro che la ”controresistenza” è sempre stata viva e che ”la Resistenza non è finita” e ”ha aperto, non soltanto in Italia, una nuova strada di libertà”, da perseguire sempre, senza lasciarsi offuscare da trionfalismi che allora sembravano facili.

Bobbio sapeva bene, per esperienza personale, che esistono momenti nella storia in cui la pace e la libertà vanno conquistate con il proprio impegno, perchè arrivi ogni volta il Giorno della Liberazione, giorno in cui ”fu come se un vento impetuoso avesse spazzato d’un colpo tutte le nubi e alzando gli occhi potessimo rivedere il sole di cui avevamo dimenticato lo splendore; o come se il sangue avesse ricominciato a scorrere in un cadavere risuscitandolo. Un’esplosione di gioia si diffuse rapidamente in tutte le piazze, in tutte le vie, in tutte le case.

Ci si guardava di nuovo negli occhi e si sorrideva…. Non avevamo più segreti da nascondere. E si poteva ricominciare a sperare. Eravamo ridiventati uomini con un volto solo e un’anima sola. Eravamo di nuovo completamente noi stessi. Ci sentivamo di nuovo uomini civili. Da oppressi eravamo ridiventati uomini liberi. Quel giorno, o amici, abbiamo vissuto una tra le esperienze più belle che all’uomo sia dato di provare: il miracolo della libertà”. (dal discorso che pronunciò il 25 aprile 1957 a Torino).

Il 25 aprile fu il giorno in cui il paese, conquistatosi la democrazia, sembrava dovesse affondare le radici nella esperienza straordinaria della lotta di liberazione, mentre ci si accorse presto, e Bobbio fu tra i primi e più attenti, che così non era, e, evitando qualunque retorica, pose subito l’accento, nei suoi interventi, sul valore della Resistenza come momento imperfetto, che può e deve cercare la sua compiutezza nella democrazia e attraverso la Costituzione.

Ciò risulta evidente dagli scritti riuniti in questo volume, che, con lucida intelligenza ricordano i valori indelebili della nostra Costituzione repubblicana e riflettono costantemente e criticamente sul valore della memoria, che deve riuscire a alimentare speranze, ansie ed energie di rinnovamento: ”Non agitiamo vanamente i nostri ricordi. Ma riconfermiamo solennemente un impegno: i partigiani quel mattino ci portarono la pace e la libertà. Ebbene noi vogliamo continuare a vivere per noi e per i nostri figli nella pace e nella libertà”, che vuol dire anche giustizia e rispetto dell’uomo, degli altri uomini. Il fascismo, al contrario, con la violenza, aveva spento le libertà e i valori civili, promulgato le leggi razziali, ”ha svuotato di ogni significato il principio di eguaglianza…. ha predicato l’odio” (discorso ai partigiani 3 luglio 1960).

”Il fascismo è stato un”onta’ nella storia del Paese, di conseguenza l’equidistanza tra fascismo e antifascismo è ‘abominevole’. Quello di Bobbio è un giudizio analitico, non solo assiologico – come scrivono nella prefazione Pina Impagliuzza e Pietro Polito, curatori del volume – negativo sul fascismo, positivo sulla Resistenza. Certo la pietà e il rispetto sono dovuti alle vittime di ”una guerra dall’una e dall’altra parte atroce”, ma ‘il giudizio storico è dato una volta per sempre’ tra i meriti degli uni e le responsabilità degli altri”.

(di Paolo Petroni-ANSA)