“Nessuno tocchi papà” per rivendicare parità di diritti e doveri

guida_per_pap_

ROMA. – Walter Buscema è un giovane avvocato romano: ha fondato l’Associazione “Nessuno tocchi papà” per rivendicare parità di diritti e doveri tra le due figure genitoriali da tutti i punti di vista, cosa spesso disattesa da una “normativa – dice – che risente degli anni e di un’altra epoca”. Buscema sta organizzando un Convegno presso la Corte di Cassazione sul tema della paternità e del contratto prematrimoniale e sta lavorando a una proposta che invierà a tutti i parlamentari interessati riguardante proprio questo istituto largamente in uso in molti Paesi proprio per limitare la litigiosità e le sperequazioni (che in Italia colpiscono principalmente i padri) della attuale legge.

“Finora – spiega l’avvocato – i contratti prematrimoniali, nel nostro paese rappresentano da sempre un tabù; negli anni sono state date varie spiegazioni sul perché non siano ammissibili. Nessuna convincente fino in fondo”. “Con l’introduzione dei contratti prematrimoniali – prosegue -, si avrebbe sicuramente un effetto deflattivo del contenzioso, inutile dire che la minore conflittualità tra gli ex coniugi andrebbe di riflesso tutto a beneficio dei figli. E’ un intervento concreto, facile da attuare ed efficace”.

Perché il divorzio breve non basta a tutelare i papà colpiti spesso da sperequazioni al limite del paradossale? “Questa riforma – spiega -, rappresenta un timido segnale di cambiamento nel generale clima di immobilismo in cui versa il nostro paese, ma in realtà poco cambierà per gli Italiani, le riforme necessarie e urgenti da fare sono ben altre, se si vuol riequilibrare un sistema che penalizza sempre maggiormente i padri separati. Basta seguire le cause in un giorno qualsiasi in tribunale”.

Lei sta organizzando un convegno presso la Cassazione sulla “Paternità negata”, perché è tale e cosa si può fare? “L’inadeguatezza della attuale legge sull’Affido Condiviso colpisce in modo per cosi’ dire democratico tutte le fasce sociali, ovviamente i padri che risentono maggiormente delle attuali norme sono quelli che svolgono un lavoro da dipendente. Con la separazione moltissimi uomini si trovano intrappolati in una ‘giustizia’ di Kafkiana memoria, assistiamo a situazioni veramente assurde, mi viene in mente il caso di un padre separato che percepiva 2.400 euro e che è stato condannato al pagamento di 2.000 euro tra mutuo e mantenimento ai figli, in pratica questo uomo andrà ad ingrossare le fila dei senza tetto. Altro caso terrificante è quello di un altro padre che è stato ‘condannato’ a vedere i suoi due figli per sole 4 ore a settimana. Questi casi citati che sembrano essere casi isolati, in realtà sono molto più frequenti di quanto pensiamo. Il ‘contratto’, in attesa di un adeguamento dell’intera normativa alla realtà di oggi, potrebbe essere un utile intervento ‘tampone'”.

(di Paolo Cucchiarelli-ANSA)