Alberto Marani: mostra di pittura e animazioni dal 22 maggio al 23 giugno 2015 al Museoteatro della Commenda di Prè

 

 Un bambino nero, quattro galline bianche, una lilla-1995   olio su tela 180x100

Inaugurazione venerdì 22 Maggio 2015 alle ore 18.30 della personale di Alberto Marani, nel Museoteatro della Commenda di Prè secondo piano. Partecipa insieme all’Artista, la curatrice Giovanna Rotondi Terminiello, Storica dell’arte ed ex Sovrintendente dei Beni Artistici a Genova. Ventiquattro opere tra quadri a olio, computergrafica, installazioni e un filmato, che interpretano la realtà umana e animale con ironia e da punti di vista diversi. Esposizione con il supporto dell’Istituto Cardiovascolare Camogli, in collaborazione con il Mu.MA, Associazione Promotori Museo del Mare e della Navigazione e Cooperativa Solidarietà e Lavoro.

Ingresso libero fino ad esaurimento posti all’inaugurazione, visitabile fino al 23 giugno 2015.

Alberto Marani si guarda intorno con ironia nel tentativo di rendere meno fastidioso il mal di vivere, parte dalle contraddizioni che sono l’essenza del nostro esistere, offre punti di vista diversi, non per prendere in giro ma per instillare il dubbio, per invitare, possibilmente sorridendo, al dialogo, a non prendersi troppo sul serio, che resta sempre la cosa più difficile che si possa fare.

Per Giovanna Terminiello “le tensioni emotive suscitate in Alberto Marani da una visita -la prima per lui- che facemmo insieme alla Commenda dell’Ordine di Malta, nell’autunno scorso, furono generate da vari fattori congiunti: la forza di seduzione di spazi ricchi di segni legati a presenze umane stratificatesi nel tempo, la potenza sprigionata dalle antiche strutture in pietra, la fluente articolazione di ambienti caratterizzati, nel loro susseguirsi, da decorazioni rispondenti a destinazioni d’uso non uniformi perché determinate  dai cambiamenti del gusto abitativo.

Il tutto unificato da una forte luce tonale dovuta,  in modo trionfale, ad uno straordinario tramonto dominato dai toni rossi e dorati di cui fummo stupiti spettatori.

Immediata fu l’osservazione di entrambi che, se il progetto di mettere in mostra  i lavori di Marani in questi spazi si fosse concretezzato, non poteva che concretizzarsi quando, nelle  giornate più lunghe dell’anno, la luce naturale è elemento dominante. Questo soprattutto perchè l’artista Marani è da sempre creatore di immagini caratterizzate da grande limpidezza negli accostamenti cromatici e nel rapporto tra le figure e il fondo su cui si stagliano, per cui la luce del luogo di esposizione, per una perfetta visibilità, deve essere pulita come lo sono, in modo straordinario,  le sale della Commenda orientate verso il ponente portuale.

Un altro, non meno importante, motivo di scelta è dovuto al fatto di poter per l’artista Marani esercitare in questo luogo la filosofia di contrapposizione degli opposti: un modo di affrontare la realtà usuale in lui e coerente ad un suo percorso di ricerca  nel quale l’ironia, elemento predominante, caratterizza messaggi esistenziali che apparentemente divertono, ma sostanzialmente fanno riflettere. In tale direzione, attraverso meccanismi ovviamente diversi, si determinano percorsi di collegamento, nella contraddizione,  tra la forza drammatica  degli antichi messaggi trasmessi dalla Commenda e l’apparente leggerezza della odierna quotidianità presentata da Marani, nel suo manifestarsi,  attraverso immagini ironicamente ricche di significato esistenziale”.

Se fosse abolita la caccia-1990 olio su tela 250x100  cm

Alberto Marani dice:

“Quando penso che il mondo è pieno di quadri che si assomigliano e che per l’eccessivo numero si banalizzano e diventano inutili, che un pittore ha meno potere di un vigile urbano e soldi, in genere, di un impiegato, che con il suo lavoro incide sull’anima e la mente della gente meno di un vicino di casa e ci si accorge di lui, molto spesso, solamente quando è morto, è naturale chiedersi: perché dipingere?

Per vincere la propria solitudine e la solitudine degli altri” è la risposta che lo scrittore Edoardo Galeano dà a chi gli chiede perché scriva; “Per cantare nelle mie catene come il mare” usando le parole del poeta Dylan Thomas; e inoltre, almeno per me, perché per dipingere non c’è bisogno di nessuno e per pigrizia perchè lo so fare da sempre per attitudine naturale.

Poi dipingere è abilità manuale, è conoscenza tecnica, è ricercare la bellezza nella forma e nel colore e non trovarla poiché, come tutte le cose legate al nostro giudizio, non potrà mai essere un valore universale; è usare sequenze di segni, un linguaggio, quindi avere la possibilità di esprimere concetti, sensazioni anche se spesso diventa semplice composizione di fonemi per suscitare l’illusione di celare, nell’ermetismo della lingua, il non conosciuto e l’inesprimibile; ma ciò che non conosciamo non ha nome e le parole di una lingua sconosciuta non fanno né male né bene.

Dipingo le contraddizioni in cui annaspiamo, il conflitto tra ragione e sentimento, tra realtà e illusione, le incongruenze delle strategie esistenziali, del filosofare chiedendosi il senso della vita vivendo e lottando per il superfluo: la macchina più potente, i ristoranti più cari, i villaggi vacanze più esclusivi, il massimo, insomma, che la nostra cultura capitalista dell’andate e moltiplicatevi, sempre più scollata dal mondo con il quale non si è mai sentita in armonia, offra.

Dipingo il dubbio, la consapevolezza che ogni conoscenza si sporge sull’abisso dell’ignoto, che le uniche risposte serie alle nostre domande riguardano il funzionamento delle cose e non il perché esistono.

Dipingo come un viaggiatore non condizionato da bagagli ingombranti, ovvero da risposte che spiegano tutto e inevitabilmente annegano nelle contraddizioni e nei dogmi, conscio che lasciare un luogo famigliare è a volte più importante che arrivare in un luogo sconosciuto e libero di pensare, come tutti, quel che più mi aggrada sul senso della vita secondo la mia cultura, intelligenza: una testa un senso che è come dire troppi sensi nessun senso.

Poi la conoscenza dell’assoluta verità è la stazione finale di ogni viaggio, è la trappola senza uscita in cui muore ogni speranza, è noia.

Per questo penso che nessun Dio se è giusto e buono, ammesso che esista, ci dirà mai la verità, se ci vuol bene.”

Di lui hanno scritto:

“Devo dire che le opere di Alberto Marani mi divertono. Eppure, raramente, di fronte a un’opera d’arte mi diverto. C’è come una barriera che ci divide, che me la fa sentire lontana, come se fossi esattamente quel che sono, un semplice spettatore. Emozionato, ammirato, stupito, incantato, ma l’opera appesa al muro e io in piedi, vicino anche sino a cogliere il magico fluire delle pennellate, fuori, escluso.

Ma Marani parla di me: del mio abito impeccabile, della mia presunzione, del mio orgoglio, della mia paura, delle mie illusioni, della mia intelligenza, della mia solitudine, della mia capacità di trasformare una cacca di uccello in un segno divino, ma soprattutto della mia incapacità di essere mortale e mi prende (per il naso).

Gioca con tutte le contraddizioni nelle quali pensa si celi la mia essenza: il tesoro nascosto nella mia profondità e lo porta in superficie, alla luce.

E, anche se diverso da come amo pensarmi, il riconoscermi nudo nei suoi racconti solari, non innocenti, ironici, liberi come la mente nel primo istante della vita, mi fa sentire leggero per un attimo, un secondo, un nulla che è, come il fondo delle sue opere, di colore azzurro.”

Vincenzo Ceravolo                                                                                                                       Mantova, 2000

 

“Io sono il critico d’arte: guardo, penso, scrivo. Sono convinto che la vita sia una cosa seria e credo in Dio. Conosco la storia dell’arte: le ragioni e i sentimenti che l’hanno determinata e provo inquietudine davanti a una tela bianca.

Ho una Mercedes e vorrei, nella vita, lasciare un segno.

Lui è il pittore: guarda, pensa, dipinge. Immagina la vita come un gioco e, per giocare bene, mette molto impegno in tutte le cose che fa, non sente il bisogno di Dio, la storia dell’arte cerca di farla e s’inquieta se sulla tela bianca c’è qualche piega.

Ha una vecchia R4 e vorrebbe, nella vita, camminare nell’acqua.

Io sono il critico d’arte e non so nemmeno disegnare.”

Rossana Magrin                                                                                                                                  Pisa, 1998

 

ALBERTO MARANI: nato a Mantova. Ha frequentato l’Accademia Navale di Livorno e si è laureato in ingegneria Navale e Meccanica con specializzazione Nucleare. Come ufficiale di marina ha girato il mondo. Comunque ha sempre dipinto e ha fatto la sua prima personale nel 1974 a Trieste, dove si è laureato. Lasciata la Marina Militare ha insegnato fisica, non volendo che ragioni di carattere economico condizionassero la sua ricerca artistica. Ora gira per mare in solitario con il Kayak e lavora solamente per esprimere il suo pensiero e soddisfare le sue esigenze creative. Le sue mostre sono multimediali e da molti anni hanno principalmente finalità culturali.

IL CURATORE: Dott.ssa Giovanna Terminiello Storica dell’arte, è la figlia di Pasquale Rotondi, conosciuto per aver impedito il trafugamento da parte dei nazifascisti di importanti opere artistiche. Giovanna Rotondi Terminiello è stata per un lungo periodo Sovrintendente dei Beni Artistici a Genova.

Orari Mu.MA – Museoteatro della Commenda di Prè

martedì a venerdì, 10-17

sabato, domenica e festivi, 10-19

lunedì chiuso

biglietteria tel. 010 5573681 www.museidigenova.it

Informazioni

Alberto Marani

[email protected]

www.albertomarani.it

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