L’Istat vede la ripresa, ma occupazione e Sud soffrono ancora

istat

ROMA.- L’Istat vede la ripresa ma sul fronte occupazione si continua a soffrire e il divario con il Sud non fa altro che aumentare. La fotografia dell’Istat sullo stato del Paese stavolta guarda avanti e mette in guardia: “se non si recupera il Mezzogiorno” sviluppo e crescita “non potranno che essere penalizzati”.

Le parole del presidente dell’Istituto, Giorgio Alleva, poggiano su una voluminosa banca dati che fa luce su tutti gli aspetti della vita economica del Paese. La disoccupazione rappresenta ancora la bestia nera, d’altra parte spiega Alleva: “il lavoro arriva dopo” e probabilmente bisognerà aspettare l’inizio del 2016 per capire quale siano gli effetti della crescita sull’occupazione.
Per ora quel che sembra certo è il ritorno a un Pil positivo: “immaginiamo che la crescita continuerà e probabilmente si rafforzerà nella parte successiva dell’anno”, assicura il numero uno dell’Istat. Ecco allora tutte le facce di un paese in ‘convalescenza’.

I SEGNALI POSITIVI, LA SPINTA ARRIVA DALLA BCE. Senza il Quantitative Easing al Pil mancherebbero 0,7 punti il prossimo anno, una simulazione quella dell’Istat che la dice lunga sull’impulso arrivato da Francoforte. Ma, tiene a precisare Alleva, “non è solo merito di fattori esogeni”, ovvero di quel che accade fuori confine, la ripresa degli investimenti, delle importazioni e della fiducia mostrano come anche sul territorio italiano qualcosa inizi a muoversi.

IN 2,4 MILIONI DI FAMIGLIE LAVORA SOLO LA DONNA. La quota di famiglie in cui la donna è l’unica ad essere occupata “continua ad aumentare” e nel 2014 la percentuale raggiunge il 12,9%, pari a 2 milioni 428 mila nuclei. In molti casi la spinta a lavorare arriva da un padre, un marito o un partner che ha perso il posto. L’occupazione femminile ha fatto quindi alcuni passi in avanti, tuttavia per mettersi a pari con la media Ue mancano all’appello 2,5 milioni di unità (che diventano 3,5 milioni guardando al complesso degli occupati).

L’ETA’ MEDIA DEGLI OCCUPATI SI ALZA. Di certo quello che in questi anni è venuto a mancare è l’apporto degli under35 (-148 mila nel 2014), mentre gli occupati salgono tra gli over55 (+320 mila), soprattutto a causa dell’innalzamento dell’età pensionabile. Le nuove generazioni, viste le difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro, spesso rinunciano, andando a ingrossare le fila degli scoraggiati, tanto che l’area allargata della disoccupazione conta quasi 7 milioni di persone.

IRREGOLARE PIÙ DI UN OCCUPATO SU DIECI. Il mercato del lavoro annovera poi una zona d’ombra: con il 12,6% degli occupati che risulta irregolare, almeno stando alle stime relative al 2012, gli ultimi dati sul fenomeno (anzi i primi che cercano di cogliere più nel dettaglio il ‘nero’, in base a nuove indagini che incrociano più informazioni). Guardando alla media del 2010-2012, l’Istituto conta 2,3 milioni di irregolari.

IL SUD DIMENTICATO, CONTINUA A PERDERE COLPI. I problemi del mercato del lavoro diventano vere e proprie piaghe nel Mezzogiorno: se nel Centro Nord l’occupazione ha cominciato a risalire già nel 2014 non è stato così nell’Italia meridionale, dove lo scorso anno si sono bruciati 45 mila posti, quasi 600 mila dall’inizio della crisi. D’altra parte, denuncia l’Istat, il Sud “è da molti anni assente dalle priorità di policy”. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, però assicura: “sul Mezzogiorno la linea del governo Renzi è di grande attenzione”.

ITALIANI PIU’ COLTI, CRESCONO GLI ALUNNI STRANIERI. Continua a innalzarsi il livello di istruzione: oltre un terzo può contare su un diploma e il 12,7% può vantare una laurea. Certo poi bisognerebbe rapportare le percentuali alle medie europee, ma comunque dei segni più si registrano anche guardando al numero di studenti stranieri, sono oltre 800 mila. Sul punto il presidente dell’Istat è intervenuto, sottolineando come i migranti siano “una risorsa”. A passare il confine sono anche gli italiani, inclusi i ‘cervelloni’, con gli espatri che nel giro di pochi anni sono raddoppiati.

CALANO OMICIDI, MA AUMENTANO FURTI E RAPINE. Dal 2009 al 2013, in Italia c’è stata una diminuzione del 14,3% degli omicidi volontari mentre si è registrato un forte incremento, pari al 18%, dei furti e ancora più deciso è stato il rialzo per le rapine, con un +22%. Tornando agli omicidi, le donne rappresentano oltre un terzo delle vittime.

(di Marianna Berti e Chiara Munafò/ANSA)