Il Papa ai sindaci, prendere coscienza della distruzione del pianeta

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CITTA’ DEL VATICANO. – “Il cambiamento climatico indotto dall’uomo è una realtà scientifica e il suo controllo efficace è un imperativo morale per l’umanità”. Parole solenni sottoscritte insieme, in Vaticano, da papa Francesco e da oltre 50 sindaci delle grandi città del mondo, a conclusione dell’incontro promosso dalle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze sociali sulle moderne schiavitù e i mutamenti climatici, due “emergenze” strettamente interconnesse nel magistero di Bergoglio.

La dichiarazione comune, firmata dal Papa e dai primi cittadini, sigla l’impegno delle città, per la prima volta coinvolte in un summit in Vaticano sulla scorta della recente enciclica Laudato si’, per la transizione verso sistemi energetici a basse emissioni di carbonio e verso le energie rinnovabili, auspicando lo spostamento di finanziamenti pubblici dalle spese militari “a investimenti urgenti per lo sviluppo sostenibile”.

La lotta al riscaldamento globale si estende a quella che è considerata una delle sue tristi conseguenze, “l’esclusione sociale nelle forme estreme di povertà radicale, moderna schiavitù e traffico di esseri umani”, comprese le “pericolose migrazioni forzate”.

I primi cittadini si impegnano a “porre fine all’abuso, allo sfruttamento, al traffico e ad ogni forma di moderna schiavitù, inclusi lavori forzati e prostituzione, traffico d’organi e schiavitù domestica”, e a sviluppare “programmi di reinsediamento interno e reintegrazione che impediscano il rimpatrio non voluto delle vittime di tratta”.

La firma del documento comune è giunta dopo che per tutto il giorno nell’Aula Nuova del Sinodo sono intervenuti sindaci giunti da tutti i continenti, con in prima fila, tra gli altri, quelli di New York Bill de Blasio, di Parigi Anne Hidalgo, di Madrid Manuela Carmena, di Rio Eduardo da Costa Paes, di San Francisco Edwin Lee, di Stoccolma Karin Wanngard, di Johannesburg Mpho Parks Tau, di Seattle Ed Murray, di Oslo Suan Berger Rosland.

Molti anche gli italiani, da Ignazio Marino (Roma) a Enzo Bianco (Catania), da Giuliano Pisapia (Milano) a Virginio Merola (Bologna), da Giusi Nicolini (Lampedusa) a Giorgio Gori (Bergamo), da Dario Nardella (Firenze) a Luigi de Magistris (Napoli), fino a Leoluca Orlando (Palermo).

Il Papa, nel suo intervento, ha incoraggiato a prendere coscienza “del problema della distruzione del pianeta che noi stessi stiamo portando avanti”, e a diffondere “una coscienza ecologica come quella che ci è stata data all’inizio” della creazione.

“Perché quest’appello ai sindaci? – ha spiegato lo stesso Bergoglio – Perché la coscienza sulla difesa dell’ambiente implica un lavoro che parta dalle periferie e proceda verso il centro, verso la coscienza dell’umanità. La Santa Sede può fare un bel discorso alle Nazioni Unite ma se non viene da voi, dalle grandi città come dalle piccole”, dove si sviluppano i fenomeni legati all’immigrazione e alla povertà come le baraccopoli, incentivati dal riscaldamento globale e dalla desertificazione, “non può partire il cambiamento”.

Il Papa ha spiegato che la crescita smisurata delle città è un fenomeno mondiale e più le grandi città crescono più si sviluppano attorno a loro dei cordoni di povertà e miseria in cui la gente soffre gli effetti della mancanza della cura dell’ambiente. E qui troviamo anche il fenomeno dell’immigrazione, con la crescita delle favelas.

Francesco, sul prossimo summit dell’Onu sul clima, ha detto di avere “molta speranza su Parigi che si raggiunga un accordo fondamentale, ma per questo anche le Nazioni Unite devono coinvolgersi, specialmente nel problema della tratta degli esseri umani”.

“Tanti, troppi tipi di schiavitù moderna esistono ancora oggi non soltanto negli slums, nelle baraccopoli, nelle discariche di luoghi che immaginiamo lontani. Esistono in mezzo a noi, in città come Roma”, ha detto nel corso del seminario il sindaco di Roma Marino, non mancando di sottolineare che “a Roma politici ed amministratori corrotti nel passato recente hanno sfruttato il dramma dei migranti per arricchirsi, dimostrando di considerare le persone, per di più in condizioni di estrema fragilità, merce di scambio, semplici oggetti a cui assegnare un prezzo. Si sono serviti dei poveri, anziché servire i poveri, per usare le parole di papa Francesco”.

(di Nina Fabrizio/ANSA)