Siria: 130mila in fuga dalle bombe russe

An explosion after an US-led coalition airstrike on Kobane, Syria, as seen from the Turkish side of the border, near Suruc district, Sanliurfa, Turkey, 27 October 2014. ANSA /ERDEM SAHIN
An explosion after an US-led coalition airstrike on Kobane, Syria, as seen from the Turkish side of the border, near Suruc district, Sanliurfa, Turkey, 27 October 2014.   ANSA /ERDEM SAHIN
An explosion after an US-led coalition airstrike on Kobane, Syria, as seen from the Turkish side of the border, near Suruc district, Sanliurfa, Turkey, 27 October 2014. ANSA /ERDEM SAHIN

BEIRUT. – Nel giorno in cui il Papa ha ricordato la “forte emorragia di fedeli cristiani” dal Medio Oriente colpito dall'”odio fanatico del terrorismo”, organizzazioni internazionali accreditate presso l’Onu hanno denunciato la fuga disperata di circa 130mila civili siriani, per lo più musulmani, da giorni sotto il fuoco dell’offensiva aerea e di terra della Russia, dell’Iran e delle forze governative siriane.

Dopo le notizie di ospedali da campo centrati dalle bombe russe, da Mosca liquidano come “montature” i report di civili siriani uccisi nei raid in corso dal 30 settembre.

E sul fronte politico, dopo che il presidente Bashar al Assad è tornato a rimandare ogni prospettiva concreta di transizione politica (“elezioni solo dopo aver sconfitto il terrorismo”), il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha affermato “la Russia potrebbe dare un contributo positivo” alla transizione politica.

Il contributo russo per il momento passa per un’intensa campagna aerea a sostegno dell’avanzata iraniano-governativa nelle regioni di Hama, Idlib, Latakia e Aleppo. Secondo il ministero della Difesa di Mosca, nelle ultime 24 ore l’aviazione militare russa ha compiuto 50 nuovi raid su 94 obiettivi dei “terroristi”, anche nelle regioni di Damasco e Dayr az Zor.

Il termine “terrorista” è da anni usato dal governo siriano e dai suoi alleati per indicare chiunque si oppone ai clan al potere in Siria da circa mezzo secolo.

Mosca è intervenuta affermando di voler combattere il “terrorismo”, identificato non solo nei jihadisti dello Stato islamico (Isis) ma anche nei qaedisti della Jabhat an Nusra e di altri gruppi meno estremisti ma comunque anti-Damasco. Queste formazioni, che dal 2013 lottano sia contro l’Isis sia contro il governo siriano, sono prese di mira dai raid russi in particolare nella regione a sud di Aleppo.

Secondo il Forum di 47 organizzazioni non governative (Ong) internazionali che dal confine turco-siriano lavorano con l’Onu per l’emergenza umanitaria si registra un “aumento significativo della frequenza e dell’intensità dei bombardamenti aerei” russi e governativi siriani nelle regioni di Aleppo, Hama e Idlib.

“I raid continuano a prender di mira aree dove c’è un’alta concentrazione di civili. Scuole, ospedali e mercati sono a rischio”, si legge. “Nei giorni scorsi sono stati colpiti centri sanitari che lavorano grazie al sostegno delle ong” locali.

“I combattimenti sul terreno – prosegue il comunicato – hanno causato nuovi rischi per i civili, destabilizzando zone che erano state relativamente stabili e sicure. Questa nuova realtà ha costretto almeno 129mila civili a fuggire da Aleppo, Idlib e Hama”.

Secondo il Forum “ci sono civili rimasti intrappolati nelle città di Aleppo e Homs. E numerose ong hanno dovuto sospendere le loro attività”.

Nei giorni scorsi, fonti mediche che lavorano nella zona di Aleppo avevano denunciato la presenza di almeno 70mila sfollati nella regione a sud della città. L’ufficio Onu per il coordinamento umanitario (OCHA) aveva affermato che 50mila civili erano in fuga solo dalla zona meridionale di Aleppo.

Proprio ad Aleppo, riferisce Fides, si è rischiata una strage quando un colpo di mortaio ha raggiunto la chiesa latina dedicata a san Francesco, nel quartiere di Aziziyeh, mentre nell’edificio era in corso la messa. La granata, proveniente dalle aree in mano ai ribelli anti-Assad, ha raggiunto il tetto, creando uno squarcio nella cupola, ma non è penetrata nella chiesa, esplodendo all’esterno e provocando sette feriti. Per il vescovo Georges Abou Khazen, vicario apostolico di Aleppo, “se la granata fosse esplosa all’interno sarebbe stata una strage”. Sette i feriti.

(di Lorenzo Trombetta/ANSA)