Obama, distruggeremo l’Isis. Assad via, ma senza caos

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NEW YORK. – Barack Obama dichiara guerra all’Isis e ammorbidisce i toni su Bashar al Assad, lasciando intravedere gli sforzi diplomatici in corso per rafforzare la coalizione contro lo Stato Islamico contando anche sul possibile appoggio della Russia. Scalda i muscoli intanto il premier britannico, David Cameron, al lavoro per spuntare il via libera delle camere ai raid in Siria che potrebbero iniziare già fra due settimane.

”Distruggeremo l’Isis. E’ un obiettivo realistico. E lo faremo senza tradire i nostri valori” afferma il presidente americano, riferendosi al nodo dei rifugiati ma anche al ”voltarsi le spalle l’uno contro l’altro per motivi religiosi o di razza. L’America non sarà mai in guerra con nessuna religione perché è fatta da più religioni”.

Dalla Malesia il suo messaggio è chiaro: ”Non accetteremo l’idea che gli assalti terroristici siano il nuovo normale. Non cederemo alla paura” perché la ”paura è la prima forza che i terroristi hanno su di noi. Non ho paura che l’Isis ci batta con le sue operazioni”. Nella lotta allo Stato Islamico ”andremo avanti senza sosta” e – assicura Obama – non peseranno le indagini sul Centcom che avrebbe ritoccato le informazioni sull’Isis per renderle più ottimiste rispetto alla realtà.

Obama nelle prossime ore incontrerà a Washington il presidente francese, Francois Hollande, che farà successivamente tappa in Russia per un incontro con Vladimir Putin. La diplomazia è al lavoro e punta a rafforzare la coalizione contro l’Isis, anche con l’appoggio di Mosca. Gli Stati Uniti restano guardinghi e, pur apprezzando le ultime iniziative russe, mostrano cautela.

Ammettendo che da quando l’aereo russo è stato abbattuto dall’Isis la Russia sembra aver rivisto la propria strategia, finora rivolta solo a proteggere Assad, ”il punto è ora vedere” se Mosca ”può effettuare l’aggiustamento strategico che le consenta di essere partner efficace della coalizione contro l’Isis.

Ancora non lo sappiamo” mette in evidenza Obama, aprendo alla possibilità che l’uscita di scena di Assad in Siria possa anche non essere immediata. E’ inevitabile allontanarlo ma ”abbiamo tutti interesse a mantenere uno stato siriano perche’ non vogliamo un caos completo”, ragiona.

Toni più morbidi quelli di Obama, che quattro anni fa aveva dichiarato apertamente che Assad avrebbe dovuto lasciare dal primo giorno di transizione politica. Con l’attenzione puntata sull’Isis, Assad è passato in secondo piano di fronte agli sforzi diplomatici in corso che puntano come primo obiettivo al cessate il fuoco nel paese.

E il governo Assad potrebbe restare al potere più di quello di Obama. Un nuovo piano di pace appoggiato dagli Stati Uniti non fa riferimento al futuro del rais, limitandosi a dire che ”libere e giuste elezioni dovrebbero tenersi in seguito alla nuova costituzione in 18 mesi”.

L’orologio insomma comincerà il conto alla rovescia per Assad quando i suoi funzionari e l’opposizione inizieranno a trattare sulla nuova costituzione”.

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