Obama invia nuove forze speciali in Iraq e Siria

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NEW YORK. – Gli Stati Uniti sono pronti ad espandere la loro azione militare in Siria ed Iraq inviando altri uomini delle forze speciali. L’annuncio del capo del Pentagono, Ash Carter, arriva mentre a Parigi Barack Obama torna a difendere la strategia fin qui portata avanti, sempre più nel mirino di chi accusa la Casa Bianca di eccessiva prudenza.

Ma il presidente americano – parlando prima di lasciare la conferenza sul clima in corso nella capitale francese – non arretra di un millimetro: avanti con i raid aerei, con azioni mirate sul territorio da parte di piccoli commando e con la formazione e l’addestramento delle forze alleate locali. No invece ad un vero e proprio coinvolgimento di truppe Usa nei combattimenti in prima linea.

Così l’amministrazione statunitense – senza specificare il numero – si prepara a spedire nuovi Rambo che si aggiungeranno ai circa 50 già presenti nelle retrovie della guerra all’Isis, portata avanti da iracheni, peshmerga curdi e ribelli siriani filo-occidentali. Mentre i ‘consiglieri militari’ dispiegati dall’inizio della campagna e impegnati nel sostenere le truppe locali sono circa 3.500.

Il compito delle forze speciali – ha spiegato Carter – sarà quello di orientare e guidare i raid aerei sulle roccaforti e le postazioni dell’Isis, lanciare blitz per liberare gli ostaggi o catturare i leader dello stato islamico, raccogliere più informazioni di intelligence possibile. “Vinceremo questa guerra”, ha quindi assicurato il segretario alla Difesa.

E’ lo stesso messaggio ripetuto a Parigi da Obama che, rivolto ai leader mondiali, ha rinnovato l’appello ad essere uniti contro il terrorismo. Lanciando poi un chiaro monito a Russia e Turchia: no a un’escalation delle tensioni tra i due Paesi. E nel faccia a faccia col premier turco Recep Tayyip Erdogan, il presidente Usa è stato chiaro: “E’ ora di concentrarsi sul nemico comune”, che e’ l’Isis. E di sigillare – ha insistito Obama – i confini tra Siria e Turchia, per fermare il flusso dei foreign fighter che minacciano l’Europa e gli Stati Uniti.

Il presidente americano non arretra nemmeno sul futuro della Siria: “La guerra non finirà mai fino a quando Assad resterà al suo posto”, ha ribadito con forza rivolto a Vladimir Putin, riconoscendo come ancora su questo le posizioni tra Washington e Mosca siano distanti.

Ma Obama non è pessimista: pensa che il leader del Cremlino non voglia “impantanarsi” in un nuovo Afghanistan e sottolinea come anche per Putin la soluzione militare in Siria non è quella giusta. “Non mi aspetto però che vedremo a breve una svolta nella sua strategia”, ha ammesso il presidente Usa.

Intanto il pressing diplomatico esercitato da Francois Hollande all’indomani degli attacchi di Parigi comincia a dare i suoi risultati. Il governo di Angela Merkel ha infatti approvato la missione militare di sostegno alla coalizione anti-Isis in Siria, che sarà portata avanti con sei tornado di ricognizione, satelliti e una nave da guerra, con un impegno di circa 1.200 soldati. Ora si attende solo l’ok del Parlamento di Berlino.

I primi raid aerei in Siria di Londra, invece, sono attesi per il fine settimana, dopo il voto della Camera dei comuni nelle prossime ore. Mentre il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha riferito che anche Israele sta operando in Siria, per evitare un fronte anti-israeliano che l’Iran starebbe cercando di costruire sul Golan.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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