Il manuale dell’Isis di come violentare le schiave

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LONDRA. – L’Isis arriva a ‘codificare’ i suoi orrori, diffondendo anche 15 ‘regole’ su come e quando violentare le proprie ‘schiave’. E’ il britannico Daily Mirror a rivelarlo, pubblicando sul suo sito web un documento con una fatwa emessa in gennaio dallo Stato islamico per spiegare ai jihadisti il comportamento da adottare con le prigioniere che finiscono nelle loro mani.

Si tratta di 15 ‘norme’ – viene spiegato – introdotte dopo che alcuni miliziani si erano lasciati andare a terribili violenze. Ma dietro la parvenza di un regolamento in realtà si nasconde l’autorizzazione a compiere altre atrocità.

La fatwa esordisce affermando che è “inevitabile conseguenza della jihad il fatto che donne e bambini degli infedeli diventino schiavi dei musulmani”. “Di conseguenza – si legge ancora – è necessario chiarire alcune regole riguardanti la cattura degli ostaggi per evitare ogni violazione nel trattare con loro”.

Una finta rassicurazione che nasconde ben altro. I miliziani vengono infatti definiti “proprietari” delle prigioniere, che diventano a tutti gli effetti delle schiave. Viene proibito lo stupro di donne con le mestruazioni, incinte, o di due sorelle contemporaneamente, e forme di sesso ‘estremo’.

Si definiscono i termini della “comproprietà” fra più miliziani della stessa donna e regolato il modo in cui le prigioniere devono essere vendute. Fra i casi analizzati, quello di madre e figlia finite nelle mani dello stesso jihadista: ebbene, quest’ultimo deve scegliere se avere rapporti sessuali con l’una o con l’altra, ma non con entrambe.

Un’altra regola afferma che se una ‘schiava’ rimane incinta, il suo proprietario non può venderla e lei acquista la libertà dopo la sua morte. E ancora, le ultime due ‘norme’, raggiungono l’apice dell’ipocrisia: in una si dice che il proprietario deve mostrare compassione nei confronti della prigioniera, non deve umiliarla od obbligarla a lavori che non può sopportare. E non deve venderla a qualcuno che “la possa trattare male”.

La realtà è ben diversa. I cosiddetti ‘fighters’ hanno catturato e stuprato migliaia fra donne e ragazze, in certi casi anche di soli 12 anni, soprattutto fra la minoranza yazida nel nord dell’Iraq. Lo Stato islamico ha perfino creato una sorta di dipartimento che si occupa proprio della gestione di queste persone ridotte in schiavitù.

(di Alessandro Carlini/ANSA)