Ministero Sviluppo ferma le trivelle offshore

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ROMA. – Stop alle autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi offshore, in mare, entro le 12 miglia dalla costa, cioè poco più di 22 km. A decidere di ”rigettare” i progetti è stato il ministero dello Sviluppo economico che nello specifico mette un punto anche alla piattaforma ‘Ombrina’, davanti alle coste dell’Abruzzo. Una decisione, questa – fanno sapere le associazioni anti-trivelle e i comitati del popolo ‘No-triv’ – che non chiude la porta al referendum. Anzi. I quesiti rimangono in piedi con la richiesta, e la speranza, di un ”election day” che porti i cittadini alle urne nello stesso giorno del primo turno delle elezioni amministrative.

In tutto – riferisce il portavoce del ministro Federica Guidi – si dice ‘no’ a 27 autorizzazioni. Quest’ultime – spiega il ministero – riguardano l’estrazione di petrolio e gas ”nelle aree precluse a nuove attività: le 9 istanze interamente ricadenti entro le 12 miglia sono state rigettate; le 18 istanze parzialmente ricadenti entro le 12 miglia sono state rigettate per la parte interferente”.

Con il rigetto delle autorizzazioni, ”muore Ombrina di ferro”, dice soddisfatto il governatore dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso a proposito del progetto della società RockHopper che, secondo quanto si apprende – starebbe prendendo in considerazione la possibilità di chiedere i danni attraverso un arbitrato internazionale. Legambiente, Wwf e Greenpeace chiedono in coro una ”moratoria” per fermare qualsiasi tipo di estrazione di idrocarburi.

”Il Governo dimostri impegno e trasparenza anche per la tutela del mare oltre le dodici miglia – dichiara la presidente di Legambiente, Rossella Muroni – con una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione a mare e a terra”. Di una ”vittoria della mobilitazione” parla la presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi che, chiedendo al governo di ”abbandonare la via del petrolio”, ricorda come il ”problema sia ancora aperto”, per esempio, nel canale di Sicilia e alle Isole Tremiti.

Per il responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace Italia, Andrea Boraschi, quella del referendum ”rimane una partita aperta”. Ora, il coordinamento ‘No-Triv’ invoca il referendum ”per bloccare anche le concessioni in corso” come il permesso alle Tremiti. Anche per l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio ”il passo indietro del ministero dello Sviluppo economico è la prima vittoria dei referendum”.

Ma per chiudere del tutto la questione serve andare alle urne – spiega Pecoraro Scanio – e serve farlo con ”un election day a giugno insieme alle comunali”, cosa che secondo Boraschi di Greenpeace farebbe ”risparmiare circa 350 milioni”.

(di Tommaso Tetro/ANSA)