Dacia Maraini a New York: “L’evoluzione della società non si ferma”

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NEW YORK – Prima ospite della Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University, diretta da Stefano Albertini, per la presentazione del suo ultimo romanzo “La bambina e il sognatore”; poi, per iniziativa anche del console generale italiano a Philadelphia, Andrea Canepari, visita alla Temple University di Philadelphia. In ambedue le occasioni, sale stracolme di connazionali, studenti e amanti della letteratura. Dacia Maraini nei suoi interventi ha parlato a lungo non solo del suo romanzo ma anche di attualità e della società italiana.

Per chi ha assistito alle conferenze, è stata l’occasione per isolarsi, volare con la fantasia e, per qualche ora, allontanarsi dalla quotidianità ma, ed è stata questa la principale caratteristica delle conferenze della scrittrice, senza separarsene completamente.

Maraini, scrittrice, poetessa, saggista, drammaturga e sceneggiatrice, parte della “generazione degli anni trenta”, dopo appena pochi minuti è riuscita, sia nella Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University, sia nella Temple University di Philadelphia, ad ammaliare, affascinare, stregare chi l’ascoltava.

“La bambina e il sognatore”, l’ultimo romanzo della scrittrice, affronta un tema di grande attualità: la paternità, l’amore del padre verso i figli. E lo fa uscendo dai canoni tradizionali per narrare il delicato rapporto tra un maestro di un paesino e i suoi alunni; tra l’uomo e la sua paternità; una paternità vissuta con passione, senza impacci, senza schemi, e fuori da ogni convenzione.

L’intervento della scrittrice, presso la NYU, inizia subito affrontando la difficoltà della donna che scrive al maschile; un argomento che richiama al desiderio della paternità.

– Non è assolutamente vero che sia solo delle donne il desiderio di avere un figlio. E’ una consuetudine, un concetto assai radicato nella società che però non risponde alla realtà. Un maestro mi disse che, a parlare con lui ogni volta che erano convocati i genitori, si recavano le madri. I padri mai, come se non fossero anche loro dei genitori. La tradizione è che dei bambini piccoli si occupino solo le madri. Ho avuto modo di parlare con molti uomini giovani. Ebbene, il desiderio della paternità è forte. E’ un aspetto che ho trovato molto poetico.

Ricordo la storia di Pinocchio e Geppetto. Il falegname era vecchio, brutto e anche molto povero. Non aveva una moglie. Ma sì un grande desiderio di un figlio. E allora se lo costruisce. Ed ecco il burattino. E la storia di Pinocchio è la storia dell’amore paterno. Geppetto ama tanto quel burattino che lo fa disperare da rincorrerlo dappertutto. Alla fine riesce a trasformarlo in un bambino vero. Quella di Geppetto è l’immagine del padre che mai perde l’amore per il figlio.

Uomo e donna possono avere questo desiderio, questo amore. E’ la società, con i suoi schemi, che cerca di allontanare questo sentimento dall’uomo, dal padre. E pone l’accento sulle madri che devono curarsi dei figli. Non vedo perché, comunque, il desiderio dei padri di dare affetto ai figli debba essere nascosto.

Per quel che riguarda lo spunto, l’ispirazione che l’ha portata a narrare una storia al “maschile” racconta:
– Ho avuto modo di conoscere tanti maestri. Sono pagati poco. Prima, però, erano rispettati, erano importanti, avevano un prestigio. Ora hanno perso anche quello…. La storia? E’ venuta giù in forma naturale…
Dal maestro alle Unioni Civili, con la scrittrice, sembra quasi un passaggio naturale, obbligatorio.

Soprattutto il riferimento alle adozione degli “stepchild” e l’intolleranza contro le coppie gay che avvicina pericolosamente la società italiana a quella conservatrice, radicale, oscurantista di altre società che non ci appartengono.
– La madre che deve dare amore mentre il padre conoscenza… – commenta assorta nei suoi pensieri Maraini -. E’ solo una convenzione. In una famiglia non esiste una separazione automatica dei ruoli. La società è come la storia: cambia, evolve. Nel nostro paese… in Italia chi si oppone alle stepchild adoption afferma di difendere la famiglia naturale. Quale? Che significato può avere nei nostri giorni ‘difendere la famiglia naturale’? Che cosa s’intende, poi, per famiglia naturale? Forse non sanno che l’incesto, alle origini degli essere umani, era parte della ‘famiglia naturale’. La civiltà comincia proprio quando si ha coscienza che è necessario andare oltre; superare proprio la cosiddetta famiglia ‘naturale’.

E prosegue sottolineando che con le Unioni Civili finalmente anche l’Italia fa un importante passo avanti verso una maniera nuova di interpretare la società. L’Italia cambia; il concetto di famiglia cambia.
– L’Italia – spiega – aveva ancora una legislazione arretrata. C’era il capo-famiglia. La donna, qualora volesse viaggiare, doveva chiedere autorizzazione al marito. L’adulterio della donna era condannato. E c’era il delitto d’onore… Sono tutti aspetti non lontani nella nostra storia. Ma l’evoluzione della società non si ferma; la storia non si ferma. In questo romanzo, l’uomo che desidera un figlio è parte della trasformazione della società. Credo che sia un aspetto positivo, una buona cosa.

E la partecipazione nella politica? A chi ha chiesto alla scrittrice se nel suo futuro c’è un impegno in Parlamento è stato risposto in maniera categorica:
-No, mai.

Quindi, dopo una breve pausa accompagnata dal silenzio dell’auditorio, ha aggiunto:
– Me lo hanno offerto. Tante volte mi hanno chiesto di candidarmi come deputata… anche alle europee. Ho detto di no. Credo che a ognuno vadano le proprie competenze. Ci vuole una vita per raggiungere la propria. Io credo di esserci riuscita, di averla raggiunta con le parole, con i miei racconti, con le mie storie. Credo che lo scrittore abbia un suo compito. Non deve diventare politico, ma svegliare la coscienza del paese su certi temi. Può farlo mettendo al servizio del paese le proprie competenze, la scrittura, le parole, la lingua.

Anche a Philadelfia sala piena per la conferenza di Dacia Maraini. E anche qui tanti gli argomenti affrontati. Ad esempio, la violenza sulle donne.
– Quello della violenza sulle donne – sottolinea subito – è un problema molto delicato e complesso. E lo scrittore, nell’affrontarlo, deve avere la capacità di comunicare per rendere le persone culturalmente coscienti.

Il dibattito prosegue toccando temi altrettanto scottanti come l’abuso dei minori (“Un problema che è sempre esistito e che ha coinvolto anche la Chiesa, specialmente negli ultimi anni. Ma solo ora se ne parla apertamente”) e la prostituzione.

– Con gli anni, qualcosa è cambiato – commenta -. La prostituzione è illegale. Ma c’è chi attira prostitute illegalmente da altri paesi per trattarle come schiave o animali.

Spiega che a volte si tratta di bambine, di giovani di 15, 16 anni e anche meno, vendute dai genitori per pochi spiccioli. E denuncia che quando si parla di violenza sulle donne, sui bambini; quando si pone l’accento sul loro sfruttamento la società guarda altrove, preferisce non dare ascolto ed innalza un muro “che bisogna abbattere, parlando ed affrontando questi temi”.

– Bisogna insegnare ai bambini i valori – conclude -. Educarli alla sessualità. Se vogliamo veramente cambiare le cose è indispensabile sradicare quel modo superato, antiquato, stantio di vedere le cose… bisogna avere la capacità metter da parte la vecchia cultura.

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