La grande sfida dell’opposizione


CARACAS.- Per l’On. Giovanni Burtone il ruolo di osservatore del delicato percorso del referendum, svolto per conto del suo partito la Margherita, assume un significato più profondo dal momento che la moglie è nata in Venezuela e a Caracas vive gran parte della sua famiglia. Ha potuto seguire, pertanto, molto da vicino le nostre vicende e il suo sguardo è senz’altro più incisivo di quello di altri che, indipendentemente dalle idee di ciascuno, con il Venezuela hanno avuto solo fugaci contatti. La lucidità dei giudizi del parlamentare siciliano, che ha alle spalle una lunga esperienza politica come deputato all’interno dell’Assemblea Regionale Siciliana, del Parlamento Europeo e oggi di quello italiano, denotano immediatamente una diversa conoscenza della nostra storia, di una realtà che, per la grande complessità, a volte è difficile anche per noi scandagliare e capire in tutte le sue sfaccettature.


– Sono venuto per conto del mio partito la Margherita perchè questa


vicenda politica mi interessava particolarmente e volevo seguirla di persona – ci dice il parlamentare italiano Giovanni Bertone – Prima di partire ho avuto un incontro con il nostro capogruppo Luigi Castagnetti che mi ha sostenuto in questa iniziativa. La Margherita è un partito giovane che nell’ambito del centrosinistra e in particolare della coalizione dell’Ulivo, vuole seguire le dinamiche della comunità globale. Viviamo una stagione di globalizzazione per cui ciò che avviene in un altro continente va analizzato con grande interesse non soltanto per ciò che si riferisce alla sfera economica ma soprattutto per i temi che appartengono ai diritti civili e politici delle comunità.-


– Qual è stata ieri e qual è oggi la posizione della Margherita, partito di centro sinistra, nei confronti del governo Chávez, un governo che partiti come Rifondazione Comunista e i Comunisti Italiani, appoggiano per considerarlo l’alternativa di sinistra ai mali dell’America Latina?-


– In perfetta sintonia con le posizioni prese dai Democratici di Sinistra (Ds) e direi con la maggioranza dell’Ulivo noi sosteniamo le forze democratiche e progressiste schierate all’opposizione. Abbiamo posizioni assolutamente in contrasto con un governo che pur inneggiando a personaggi di sinistra e facendo riferimento a volte ai principi di ispirazione cristiano sociale, negli atti concreti, secondo noi, non rispetta sufficentemente libertà e democrazia. Lo abbiamo visto in passato con l’utilizzo della forza contro manifestazioni di opposizione, lo abbiamo visto con il lungo, estenuante iter delle firme per arrivare al referendum, lo abbiamo visto con la discriminazione verso coloro che hanno espresso, con una firma il loro pensiero politico. Atteggiamenti che non possiamo considerare di sinistra ma che appaiono, invece, più vicini a chi opera con demagogia, senza voler incidere nelle fondamenta, nei problemi strutturali del paese.-


– C’è chi considera le “missioni” il primo grande passo verso l’emancipazione delle fasce più povere.-


– Sulle missioni ho cercato di prendere molte informazioni perchè credo che il dovere di un politico straniero è quello di capire, conoscere, e non limitarsi a dare opinioni con la presunzione di sapere tutto a priori. Mi rendo conto che in questo paese ci sono sacche molto estese di povertà e analfabetismo e forse le missioni tendono a mitigare certe problematiche ma considero che i problemi sono tanto gravi che non possono essere attaccati senza una politica strutturata. Mi auguro che, cogliendo i risultati di una politica energetica che sta favorendo il Venezuela, gli introiti possano essere utilizzati per rimuovere strutturalmente le ragioni della povertà. Mi pare invece di percepire un progressivo impoverimento delle classi medie e medio basse, inevitabile dal momento che mancano le motivazioni e la sicurezza che sono alla base di chi vuole investire guardando al futuro. Non si può dire stiamo intervenendo a favore dei poveri con le missioni se intanto cresce il numero dei non difesi, di quelli che non hanno lavoro. Quando manca il lavoro si diventa poveri, si perde la dignità. E Chávez in questo senso ha una grande responsabilità. –


– Nella nostra collettività molti, tra i pionieri, hanno perso il lavoro e si trovano oggi in condizione di grandi difficoltà perchè sono in età avanzata, non percepiscono pensione e hanno gravi problemi di salute. Cosa si potrebbe fare, secondo lei, per aiutarli?-


– Credo che il governo italiano debba prendere posizioni chiare in questo senso. Non può limitarsi alla considerazione “il referendum è passato e va tutto bene”. Le collettività italiane, in Venezuela come in altri paesi dell’America Latina, hanno contribuito alla ricchezza dei paesi in cui vivono non soltanto con la forza lavoro ma anche con l’ingegno economico, gli investimenti, il risparmio. È necessario che la comunità del Venezuela venga protetta, che le sia garantita un’assidua attenzione verso le sue problematiche e parallelamente una politica di protezione sociale.-


– Quali passi potrebbe portare avanti la Margherita per aiutare le forze democratiche e progressiste di questo paese schierate all’opposizione?-


– Credo che la prima repubblica italiana abbia avuto grandi limiti ma anche grandi meriti e tra questi vorrei sottolineare l’impegno internazionalista. Ci auguriamo che anche oggi i partiti rafforzino la loro capacità organizzativa per avere una visione internazionale più articolata. In particolare auspico che il mio partito, la Margherita, mantenga uno sguardo sempre più attento alle problematiche di questi paesi seguendole da vicino. Oggi siamo facilitati dalle nuove tecnologie e soprattutto dalla presenza di collettività che rappresentano i nostri veri punti di riferimento. Dobbiamo imparare ad ascoltarle, dobbiamo imparare a capire che le situazioni sono ben diverse quando si vivono in prima persona. –


– Lei ha avuto incontri con i rappresentanti della nostra comunità.-


– Si, ho incontrato amici come Franco Sanfilippo ed esponenti della comunità come alcuni rappresentanti del Comites di Caracas. Con tutti ho avuto uno scambio di vedute che mi è stato estremamente utile. L’impegno è ad approfondire ed ampliare, in futuro, questi rapporti.-


– A pochi giorni dal referendum continuano le polemiche. Lei, che può avere uno sguardo più sereno di chi è coinvolto in prima persona, cosa pensa di questo rimbalzo di accuse tra governo e opposizione?-


– Credo che un sistema elettronico per una votazione tanto semplice come quella in cui si deve rispondere con un si o un no ad un’unica domanda era assurdo in partenza. Credo anche che una procedura di questo genere, in un’epoca in cui gli hacker sono stati capaci di violare sistemi apparentemente inviolabili come quelli della Nasa, lascia spazio a forti dubbi. Sono convintissimo che il paese è democratico e che bisogna impegnarsi per ricucire gli strappi. Il Venezuela è oggi, per la prima volta, un paese spaccato a metà e proprio per questo è necessario che tutti i dubbi siano dissipati. Chiarito ciò il coordinamento democratico deve lavorare per costruire una coalizione politica progressista capace di contare con gli appoggi dei paesi europei, di interloquire con i democratici americani e di porsi come alternativa al governo di Chávez. Al tempo stesso deve anche differenziarsi in modo molto netto dalle forze reazionarie che spingono verso soluzioni autoritarie. L’opposizione oggi, più che mai, deve essere capace di dare risposte concrete a quella metà della popolazione che crede in un’alternativa democratica, portando avanti un progetto di rifondazione del paese che deve partire dal presupposto che non ci sono amici e nemici ma soltanto cittadini.-