Strappi d’autore

CARACAS.- Rimarrá ancora per pochi giorni, qui a Caracas nel Museo di Bellas Artes, la mostra dell’artista calabrese Mimmo Rotella, prima di spostarsi a Maracaibo. Le opere del maestro del “decollage”, oramai ottuagenario, arrivano cosí anche a Caracas, segnando un’altra tappa nel percorso artistico internazionale del maestro.


E parliamo di un curriculum di tutto rispetto: esposizioni al MoMa e al Guggenheim Museum di New York, capitale dell’arte contemporanea, ma anche Parigi, La Habana, Buenos Aires, Shangai. Un pittore dalla fama internazionale, eccentrico al punto giusto per poter cavalcare il secondo dopoguerra artistico, un cinquantennio povero di miti dell’arte, che ha continuato a festeggiare negli anni i fasti dell’unico mostro: Andy Warhol .


Lui, Mimmo Rotella, con questo nome e cognome un po’ cosí, trascritto a penna su qualche anagrafe sgualcita calabrese, il mostro vivente non solo lo ha conosciuto, ma ci ha esposto assieme: nel 1996 al Moca di Los Angeles all’epoca dell’esposizione “Halls of Mirrors”, organizzata in occasione del centenario del cinema, quando le “Marilyn” dei due artisti sono state esposte fianco a fianco. E chissá se lui, che nel ’41 faceva l’impiegato per il Ministero delle Poste a Roma, avrebbe immaginato che nel 2002 una sua opera venduta all’asta, da Sotheby’s, avrebbe raggiunto il valore di 212.000 euro, si badi bene, euro, non lire. Forse si, se consideriamo che ogni artista, in fondo, è un inguaribile visionario.


Una sua dichiarazione del 1957 (“odio questa societá, non è affascinata dai cambi, dalle trasformazioni meravigliose”) è probabilmente il suo migliore biglietto da visita. Figurativo, neogeometrico a Roma, neo-realista a Parigi, poeta fonetico negli Stati Uniti, costringerebbe a sfogliare un dizionario per seguirne l’estro. Non c’è da preoccuparsi peró, lui, di certo, entrerá nei libri di storia dell’arte soprattutto per la sua tecnica del “decollage”. Tutto inizia nel 1953 quando, tornato a Roma, affronta un periodo di crisi che lo porta a a scagliarsi contro l’inutilitá della pittura. Convinto che tutto in arte fosse già stato fatto, ha improvvisamente avuto quella che egli stesso definisce “illuminazione Zen”: la scoperta del manifesto pubblicitario come “arte”, come arte cresciuta nel ventre della metropoli. Nasce, cosí, il décollage (inizialmente collage): incolla sulla tela pezzi di manifesti strappati per strada, adottando lo stile del collage cubista, e accompagnandolo con uno spirito dissacratore dadaista. Nel 1955 la Roma della Dolce Vita, durante la mostra “Esposizione d’arte attuale”, vede nascere cosí il famoso ‘manifesto lacerato’. E’ la fine degli anni ’50 e Rotella, già identificato dalla critica come esponente della ‘Giovane Pittura Romana’, viene maldestramente etichettato come ‘strappamanifesti’ o come ‘pittore della carta incollata”. Pierre Restany, suo amico e critico d’arte, rivela: “Osando presentare pubblicamente come opere d’arte i suoi brandelli di manifesto Mimmo ha commesso un imperdonabile peccato di lesa maestà nei confronti della pittura. La Roma della Dolce Vita, così permissiva nei suoi giochi esistenziali, si rivela di un temibile conformismo estetico”. E chissá poi cosa avrá pensato quella stessa Roma per bene nel vederlo armato di un pericoloso temperino, pronto ad accanirsi contro i manifesti( nel tentativo di staccarli si ritrovava in mano i pezzi di lamiera su cui erano affissi). Sicuramente qualcosa di diverso della Milano di oggi, abituata oramai a vederlo nelle sue vesti di scorticatore, con cui ha raggiunto la fama, saltellando per le strade della cittá. Un autore contemporaneo, capace di dissacrare ed in fondo esaltare il consumismo, come anche Warhol d’altronde, raggiungendo il culmine con i soggetti cinematografici . Ecco cosí che a Caracas, e poi anche a Maracaibo, sará possibile immergersi nel mondo di oggi, attraverso il suo punto vista, il punto di vista di chi questo secolo lo ha firmato con il proprio pennello, anzi, è il caso proprio di dirlo, il proprio “temperino”.