I nostri problemi una realtá sommersa


E’ importante. E forse avviene nel momento opportuno. La missione in Venezuela della Delegazione del Senato italiano coincide con un momento di riflessione per il Paese.


Dopo l’aspro dibattito politico, che ha caratterizzato gli ultimi anni – leggasi “sciopero generale”, referendum per la revoca del mandato al Presidente Chavez, diatriba Governo-BCV, “Caso Granda” e cosí via -, nel Paese regna la calma, una calma apparente. E l’economia é tornata a crescere. Purtroppo, i numeri che la Banca Centrale del Venezuela e le autoritá competenti mostrano non dicono tutto e possono trarre in inganno.


E’ vero, l’economia é cresciuta di quasi il 20 per cento. E questa, é da prenderne atto, é la maggior crescita registrata in America Latina. Nonostante ció, non si puó dimenticare che il PIL, negli anni scorsi, aveva subito una caduta brutale, superando anche il 9 per cento nel 2002. Non era mai accaduto nella storia democratica del Paese.


Restano quindi i problemi. La disoccupazione colpisce piú del 15 per cento


della popolazione; l’economia sommersa, che in Venezuela non é certo fonte di ricchezza, occupa piú del 50 per cento dei venezolani in etá produttiva e l’inflazione é ancora troppo alta, stimandosi in un 19 per cento.


Questa é, oggi, la realtá del Paese nella quale vive e lavora la nostra Collettivitá, costituita per lo piú da imprenditori piccoli e medi.


Le grandi industrie, le opere che oggigiorno realizzano i consorzi italiani presenti nel Paese, sono solo la punta dell’Iceberg, che nasconde una fitta rete di piccole industrie che rappresentano il tessuto produttivo che permette di creare benessere. E sono proprio queste le aziende penalizzate dalla crisi politico-istituzionale che vive il Venezuela.


Alcuni imprenditori, dopo anni di sacrifici, sono stati costretti a chiudere le proprie aziende; altri, invece, a ridurre drammaticamente produzione e personale; altri ancora, a cambiare settore produttivo. Non manca chi ha person tutto.


L’indigenza, in una Collettivitá fino a ieri considerata tra le piú fortunate del Continente, cresce preoccupantemente. Sono tanti i connazionali con passaporto italiano in difficoltá economiche. E lo sono anche coloro che, pur non avendo piú il passaporto italiano, conservano tuttora saldi vincoli affettivi e culturali con la madrepatria. Non bisogna abbandonarli nella disgrazia.


La realtá che vive oggi la nostra Collettivitá é assai complessa e variegata. E la delegazione del Senato, se vorrá in pochi giorni fotografarla, non dovrá limitarsi ad osservare ed ascoltare la punta dell’Iceberg, ch’é pure importante, ma soprattutto andare a fondo per conoscere quella piú vasta, silenziosa, sommersa.