Questa Italia manca di una meta

ROMA.- “l’Italia? E’ un Paese al quale manca una meta verso la quale dirigersi, manca una prospettiva unificante, manca insomma un progetto nel quale la società e l’economia possano sentirsi coinvolti, partecipi». Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes, “sintetizza” così quanto emerge dal XVII «Rapporto Italia», presentato il 28 gennaio a Roma nella Sala Conferenze della Biblioteca Nazionale, alla presenza delle autorità. Tra esse, il Ministro per le Politiche Agricole Gianni Alemanno, il Vice Presidente della Camera Clemente Mastella, il Sottosegretario alle Infrastrutture Silvano Moffa.
Il Rapporto 2005 presenta una importante novità. Per la sua elaborazione l’Eurispes si è avvalso infatti della collaborazione di cinque Atenei: Modena e Reggio Emilia; Roma Tre; Salerno; II Università di Napoli; Link Campus University of Malta (filiazione italiana dell’Università di Malta, e con sede a Roma). L’Eurispes apre dunque decisamente al mondo accademico e della ricerca.
– Così rispondiamo a chi, non gradendo le analisi dell’Eurispes, ci accusa di scarsa scientificità – ha poi commentato Fara con i giornalisti a margine della presentazione (per il prossimo Rapporto le università coinvolte diventeranno dieci).

Le paure degli italiani
Quali le principali paure degli italiani? Nel 2005, il costo della vita si conferma in cima alla graduatoria dei problemi che affliggono gli italiani (il 27,4% contro il 24,6% del 2004). Segue la paura del terrorismo internazionale, che registra una percentuale quasi dimezzata rispetto all’anno precedente (il 14,5% contro il 23,1%). Allo stesso tempo, il timore di perdere il proprio lavoro e la paura della criminalità organizzata suscitano un’ansia crescente tra gli italiani (oggi entrambe le voci sono al 12,7%; nel 2004 erano intorno all’8%). Il pericolo che il proprio diritto alla salute possa essere, in qualche modo, leso continua a destare ansia (10,6% nel 2005 e 10,3% nel 2004).

La povertà
Si moltiplicano i fattori di rischio e di incertezza fra gli italiani. Dai dati Eurispes emerge che più di  4 milioni 700 mila famiglie (22% delle famiglie totali) e più di 14 milioni di persone sono povere o quasi povere. La povertà diventa «fluttuante» (il termine indica una precaria condizione socio-economica culturale e assistenziale, variabile, temporanea, talvolta occasionale). Un rischio elevato. Basti vedere quale è la distribuzione delle famiglie italiane per classi di reddito: il 32,1% delle famiglie ha un reddito inferiore a 17.500 euro; il 18,5% (3.998.000 nuclei) appartiene alla classe di reddito compresa tra i 17.500 e i 25.000 euro; il 19,5% (4.212.000 nuclei) ha un reddito tra i 25.000 e i 35.000 euro; infine, il 29,9% ovvero 6.447.000 famiglie ha un reddito superiore ai 35.000 euro. E nel periodo 2001-2004, la perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni, a causa dell’inflazione e dell’effetto fiscal drag, è stata pari al 23,9% per gli impiegati, al 20,4% per gli operai, al 19,5% per i dirigenti e al 17,6% per i quadri.

Economia in discesa
Il Rapporto 2005 si sofferma anche su quella che definisce una “economia di crinale”. Nel periodo 2000-2004, il calo della produzione industriale è stato generalizzato (l’indice generale degli ordinativi totali segna una
flessione di 7,9 punti) ed ha investito sia i settori a basso come quelli ad alto valore aggiunto: nel dettaglio, si sono registrati sensibili diminuzioni nei settori pelli e calzature (-15,6 punti), apparecchi elettrici e di precisione (-20,7), mezzi di trasporto (-22,6), mobili (- 6,3). Dal canto suo il sommerso è ormai vicino al 28% del Pil, corrispondente a 302 miliardi di euro. L’evasione fiscale ha raggiunto i 134 miliardi di euro nel 2004 e l’Eurispes stima che arriveranno a circa 145 nel 2005.
– Tutti coloro che avranno la possibilità di farlo-  ha commentato Fara – ricorreranno ad ogni alchimia e stratagemma per cercare di conservare il proprio tenore di vita senza disdegnare il ricorso al lavoro nero e ad altre attività economiche di crinale, tra il legale e l’illegale, alimentando l’elusione, l’evasione fiscale e, in ambienti degradati, la criminalità.