Il Conclave, fra solenne tradizione e tante regole moderne


CITTA’ DEL VATICANO.- Il conclave per eleggere il nuovo Papa ha luogo nella Cappella Sistina, e in genere ha inizio circa due settimane dopo la morte del Pontefice.


Nella Cappella, famosa in tutto il mondo per gli affreschi di Michelangelo, si raccoglieranno gran parte dei cardinali del mondo.


Il conclave seguirà la tradizione – calici d’oro, Cardinali in tonache rosse e canti in latino. Ma il solenne rituale è anche regolato da un codice moderno che vieta l’uso di microspie elettroniche e telefoni cellulari per salvaguardarne la segretezza.


Le Costituzioni Apostoliche di Giovanni Paolo II (1996) e del predecessore Paolo VI (1975) lasciano poco all’immaginazione.


Stabiliscono infatti rigidi e dettagliati codici di comportamento e procedure da seguire prima, durante e dopo il conclave.


Restringono a 120 il numero di cardinali aventi diritto a votare il nuovo Papa e stabiliscono che solo quelli al di sotto degli 80 anni possano partecipare all’elezione.


Dopo la morte del Papa, i Cardinali elettori hanno fino a 15 giorni di tempo per raggiungere Roma per il conclave.


I Cardinali, che siedono in cabine disposte lungo le pareti della Cappella Sistina, votano sotto gli affreschi michelangioleschi, che rappresentano scene bibliche.


Voteranno e faranno giuramento di segretezza davanti al Giudizio Universale, che si trova dietro all’altare principale.


Il conclave più lungo della storia durò quasi tre anni, dal 1268 al 1271. In molti altri casi, il conclave richiese un solo giorno, mentre per l’elezione di Papa Giovanni Paolo II nel 1978 ci vollero meno di tre giorni.


I Cardinali entrarono nella Cappella Sistina il 14 ottobre e uscirono il 16, dormendo in camere provvisorie erette intorno alla cappella finché non ebbero deciso.


Per facilitare le cose, Giovanni Paolo II ha decretato nel 1996 che i cardinali alloggino durante il conclave in un nuovo ospizio costruito in Vaticano, che offrirà loro alcuni comfort come bagni privati.


Nel giorno scelto per l’inizio del conclave, i Cardinali partecipano a una messa nella Basilica di San Pietro per pregare per l’elezione. Poi entrano con una cerimonia nell’area del conclave.


Già la parola “conclave” dà l’idea dell’isolamento in cui i cardinali sono immersi per tutto il tempo in cui sono chiamati a eleggere il Pontefice.


Il termine deriva infatti dal latino “cum clave” (con una chiave). La tradizione di chiudere a chiave i cardinali deriva dal conclave del 1268-1271, quando i cittadini di Viterbo si ribellarono contro i cardinali che non erano riusciti a eleggere un nuovo Papa dopo quasi tre anni.


Per costringerli a raggiungere un accordo, i cittadini li chiusero nell’edificio e tolsero il tetto in modo che fossero esposti al sole e alla pioggia, e in alcuni momenti ridussero il loro cibo a pane e acqua.


Nei moderni conclavi è ammesso nell’area un numero limitato di assistenti – come confessori, medici, cuochi e tecnici – che però non possono accedere alla Cappella Sistina durante le votazioni.


Coloro che sono ammessi al conclave “devono rimanere notte e giorno finché l’elezione ha avuto luogo, senza avere alcun rapporto con persone o cose estranee”, ha scritto Papa Paolo VI.


Le regole stabiliscono che due tecnici “fidati” verifichino l’eventuale presenza di dispositivi di trasmissione elettronica.


“Confermo inoltre per la mia autorità apostolica, il dovere di mantenere la più stretta segretezza riguardo a qualunque cosa interessi direttamente lo stesso procedimento dell’elezione”, ha scritto nel 1996 Papa Giovanni Paolo.


Se uno dei Cardinali o dei loro assistenti dovesse essere riconosciuto colpevole di avere introdotto dispositivi tecnologici, verrebbe espulso dal conclave e giudicato dal futuro Pontefice.


Tutti i partecipanti rendono una serie di giuramenti solenni promettendo che non divulgheranno mai informazioni su quello che accade.


Dopo essere stati chiusi nel conclave, i cardinali iniziano le procedure per l’elezione dell’uomo che guiderà circa un miliardo di cattolici nel mondo.


I cardinali tengono due sessioni quotidiane di voto – ciascuna con due votazioni, di mattina e pomeriggio – finché su un unico candidato si raggiunge la maggioranza dei due terzi più uno.


I religiosi esprimono i propri voti su schede con stampate le parole in latino “Eligo in Summum Pontificem” (scelgo come Supremo Pontefice).


Gli assistenti che hanno distribuito le schede lasciano l’aula e i Cardinali scrivono i nomi dei candidati.


Le istruzioni di Papa Paolo VI erano così precise da prescrivere che gli elettori debbano camuffare la propria grafia in modo che i tre cardinali scelti come scrutinatori non possano determinare l’identità dei votanti guardando le schede.


Poi i Cardinali lasciano i loro posti e, dopo avere tenuto le schede in alto perché tutti le vedano, le inseriscono piegate in un grande calice d’oro.


Facendo questo recitano una preghiera e giurano, con Dio come testimone, di votare l’uomo che considerano il più adatto per guidare la Chiesa.


Dopo che tutti i cardinali hanno votato, il calice viene agitato diverse volte. Gli scrutinatori iniziano il conteggio, leggendo ad alta voce i nomi. L’ultimo scrutinatore fa quindi passare attraverso le schede un ago con un filo in corrispondenza della parola “Eligo”.


Se il numero di schede è superiore o inferiore a quello dei cardinali nell’aula, o se su una scheda compare più di un nome, il voto viene annullato.


Se non si è raggiunto il quorum, le schede e i relativi conteggi vengono messi in un forno e bruciati con un additivo che conferisce al fumo il colore nero.


Se il Papa invece è stato eletto, le schede bruciano con un additivo che rende bianca la fumata.


Il fumo esce da un camino sulla Cappella Sistina, per annunciare al mondo il risultato di ogni sessione di voto.


Se entro tre giorni non è stato raggiunto alcun risultato, le sessioni vengono sospese per un giorno per consentire ai religiosi di pregare e discutere.


I Cardinali possono abbandonare il criterio dei due terzi più uno a favore di una maggioranza assoluta se c’è l’unanimità dopo circa 25 votazioni.


Quando il conclave ha eletto un Papa, gli viene chiesto se accetta e con quale nome vuol essere chiamato.


Nella sua costituzione, Papa Paolo VI chiede al cardinale scelto di “non rifiutare l’incarico per il quale è stato eletto per timore del suo peso, ma di sottomettersi umilmente al disegno della volontà divina”.


Dopo l’elezione, i Cardinali che sono stati esclusi dal conclave per via dell’età vengono chiamati nella cappella per rendere omaggio al nuovo Pontefice prima che il suo nome venga annunciato al mondo.


Poi il decano del Collegio dei Cardinali esce sul balcone centrale di piazza San Pietro e annuncia in latino: “Annuntio Vobis Gaudium Magnum, Habemus Papam” (vi annuncio una grande gioia, abbiamo un Papa).


Il nuovo Pontefice si presenta per pronunciare il suo primo discorso pubblico di pontificato e il suo primo “Urbi et Orbi” (alla città e al mondo) benedicendo la folla in piazza San Pietro.