Prima omelia del Papa


CITTA’ DEL VATICANO.-Non sono solo’’ nell’affrontare questo “compito inaudito’’. E mio obiettivo non sarà seguire le mie idee ma “con tutta la Chiesa’’ mettermi “in ascolto di Dio e farmi guidare da lui’’.


Così esordisce Benedetto XVI nell’omelia per l’inizio del pontificato, insieme con il saluto ai cristiani delle altre confessioni, ai “fratelli del popolo ebraico’’ e “a tutti gli uomini del nostro tempo, credenti e non credenti’’. Sottolinea poi che la Chiesa è “viva’’, “giovane’’ e gioiosa e chiede ai fedeli di pregare per lui e mostrargli “amore, fede, speranza’’.


Il lungo discorso del nuovo Papa, quattro cartelle di peso per leggere le quali ha impiegato quasi venti minuti, comincia con il ricordo del predecessore, che non ha lasciato la Chiesa “abbandonata’’, perchè “chi crede non e’ mai solo’’ e con la precisazione che lui, il successore, non ha bisogno di presentare oggi “un programma di governo’’: alcune cose le ha già dette nell’omelia del giorno dopo l’elezione, e altre avrà modo di chiarirle. ‘’Ciò che considero come mio compito – precisa – il vero programma di governo’’ è “non fare mai la mia volontà, e non seguire le mie idee, ma, con tutta la Chiesa, mettermi in ascolto della parola e della volontà del Signore, e lasciarmi guidare da lui, in modo che sia lui stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia’’.


Va poi a spiegare i due simboli che riceve durante la messa di insediamento: il pallio e l’anello del pescatore. Il pallio è simbolo “del giogo di Cristo’’, il buon pastore che va a cercare la pecorella smarrita. “L’umanità – sottolinea – è la pecorella smarrita che nel deserto non trova più la strada’’.


E il pastore non è “indifferente’’ alle “forme di deserto’’ del nostro tempo, che sono “povertà, fame, sete, abbandono, solitudine, amore distrutto’’. Il pastore sa che ‘’i deserti esteriori si moltiplicano nel nostro mondo perchè i deserti interiori sono diventati molto grandi’’. ‘’E questo perchè – denuncia – i tesori della terra non sono più al servizio dell’edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere, ma sono asserviti alle potenze dell’espropriazione e della distruzione’’.


Compito del pastore è dunque ‘’condurre gli uomini fuori del deserto, verso la vera vita e l’amicizia con Dio’’. Quante volte, riflette a voce alta il Papa, vorremmo che Dio si mostrasse ‘’più forte’’ che colpisse ‘’duramente il male’’ e creasse ‘’un mondo migliore’’. E mentre le ‘’ideologie del potere giustificano la distruzione di cio’ che si oppone al progresso e alla liberazione dell’umanità’’, noi invece dobbiamo essere consapevoli che ‘’il mondo è salvato dalla pazienza di Dio ed e’ distrutto dall’impazienza degli uomini’’.


’’Siamo dalla parte del Crocifisso – scandisce papa Ratzinger davanti a circa trecentomila persone e a una nutrita fetta di potenti della terra, tra cui quaranta delegazioni ufficiali e esponenti di quaranta paesi del mondo – e non dalla parte di quelli che hanno crocifisso’’. Il pastore dovrà dare alla pecora il ‘’vero bene, nutrirla con la verità di Dio, della parola di Dio’’.


Il secondo segno che riceve oggi, spiega quasi didattico il Papa, è l’anello del pescatore. “Ancora oggi – chiarisce – la Chiesa e i successori degli apostoli sono invitati a prendere il largo sull’oceano della storia e a gettare le reti, per conquistare gli uomini a Cristo”.


“Bisogna tirare gli uomini – aggiunge – fuori dall’oceano di tutte le alienazioni, verso la terra della vita, verso la luce di Dio e noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini’’. ‘’Non siamo – sottolinea – il prodotto accidentale e senza senso dell’evoluzione, ognuno di noi è frutto di un pensiero di Dio, ognuno di noi è voluto, ognuno è amato, ognuno è necessario’’.


E per tutto questo, rimarca il Papa che qualcuno ha dipinto come un pessimista, ‘’il compito del pescatore di uomini e’ bello e grande, perche’ in definitiva e’ un servizio reso alla gioia, alla gioia di Dio che vuole fare il suo ingresso nel mondo’’.


Benedetto XVI fa poi appello alla unitàdei cristiani, “facciamo tutto cio’ che e’ possibile – auspica – per percorrere la strada dell’unità che Cristo ci ha promesso’’.


E prima di concludere torna al ricordo di papa Wojtyla, a quel ‘’non abbiate paura’’ che il pontefice defunto pronunciòil 22 ottobre del ’78 all’inizio del pontificato, parlando, osserva papa Ratzinger, ‘’soprattutto ai giovani’’.


’’Chi apre le porte a Cristo – spiega il Papa – non perde niente, assolutamente niente di ciò che rende la vita libera, bella e grande, non abbiate paura di aprire le porte a Cristo e troverete la vera vita’’.