Un’altra “Strage” orfana dei colpevoli


MILANO.- La seconda sezione della Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla procura di Milano e dalle parti civili contro le assoluzioni dei tre neofascisti, Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, condannati all’ ergastolo in primo grado per la strage di piazza Fontana. Inoltre, la Cassazione ha condannato le parti civili – tra le quali i familiari delle vittime, la Provincia di Milano e Lodi e il Comune di Milano – al pagamento delle spese processuali. La Seconda sezione penale della Cassazione ha posto la parola ‘fine’ all’undicesimo e definitivo processo per la strage di Piazza Fontana, dopo circa otto ore di camera di consiglio.


Per conoscere le motivazioni di questa decisione, bisognerà attendere almeno 30 giorni. Questo, infatti, il lasso di tempo che hanno, di norma, i consiglieri per depositare le motivazioni dei loro verdetti. In casi particolarmente complicati, il periodo può essere prorogato. A scrivere il verdetto su Piazza Fontana sarà il consigliere Alberto Macchia che in passato ha condotto alla Procura di Roma molte indagini sul ‘terrorismo nero’, lavorando in pool insieme ai giudici Giancarlo Capaldo, Loris D’Ambrosio, Pietro Giordano e Michele Guardata. Il pool romano raccolse l’eredita’ delle indagini lasciate aperte dal giudice Mario Amato, ucciso dai neofascisti.


Era il 12 dicembre del 1969 quando l’esplosione di un ordigno, ( 7 chili di tritolo), nascosto in una borsa abbandonata nel salone degli sportelli della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano, innaugurava la “strategia della tensione”, ovvero gli anni che avrebbero segnato col terrore la storia dell’Italia repubblicana. La pista seguita dalle indagini interessò contemporaneamente le organizzazioni di estrema sinistra e quelle di estrema destra, ma le forze dell’ordine trovano nel movimento anarchico il vero colpevole della strage . I “terroristi” facevano parte dei circoli anarchici Bakunin e 22 Marzo e tra gli indagati figuravano i nomi di Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda. Pinelli morì tre giorni dopo l’attentato “lanciandosi” da una stanza del quarto piano della questura di Milano; Valpreda vedrà riconoscere la propria innocenza solo molti anni dopo.


Il 16 dicembre dello stesso anno, Guido Lorenzin, secretario di una sezione di Democrazia Cristiana denuncia al procuratore Pietro Calogero alcuni fatti che coinvolgono nella strage l’editore Giovanni Ventura e l’avvocato Franco Freda. Entrambi appartenenti a gruppi neofascisti. Le indagini seguono la « pista nera » e le prove raccolte portano, nel marzo del 1972, all’arresto di Freda, Ventura e Pino Rauti, dirigente nazionale dell’Msi e fondatore del movimento Ordine Nuovo.


Il 30 giugno 2001 con una sentenza di primo grado Maggi, Zorzi e Rognoni vengono condannati all’ergastolo “in concorso” con gli imputati del processo.La partecipazione di Delfo Zorzi ai fatti che riconducono alla strage è testimoniata da un suo amico, Martino Siciliano con lui nel gruppo Ordine Nuevo di Mestre : “Delfo zorzi mi disse che la strage di Piazza Fontana l’avevamo fatta noi di Ordine Nuovo” – dirà Siciliano – “Verso la fine del 1968 si parlò della necessità di far scorrere il sangue. Lo sostennero Rauti, Freda e Maggi. Si puntava attraverso gli attentati a creare un clima da guerra civile e suscitare l’intervento delle forze armate“.


Il 12 Marzo 2004 la Corte di appello del tribunale di Milano cancella la condanna all’ergastolo per gli imputati Freda e Ventura. Assolti anche Zorzi , Maggi e Rognoni: per i primi c’è “insufficienza di prove”, al secondo in formula piena per “non aver commesso il fatto”.