Roma attenta al risultato siciliano

ROMA.- Con Catania, Enna e altri 36 comuni siciliani, 13 dei quali superori ai diecimila abitanti, si chiude oggi la tornata delle elezioni amministrative di aprile-maggio il cui risultato – con una netta affermazione del centrosinistra a scapito della coalizione governativa di centrodestra – ha dato il via alla crisi di governo e alla formazione di un Berlusconi tre.
A Catania, dove a fronteggiarsi sono il sindaco uscente Umberto Scapagnini – medico personale del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e suo fidato amico – e l’ex ministro dell’Interno già primo cittadino della città etnea Enzo Bianco, si gioca una partita che, secondo gli osservatori politici, potrebbe avere importanti ripercussioni anche sul quadro nazionale. Una vittoria del centrosinistra, dicono molti osservatori, potrebbe mettere in crisi anche il nuovo governo Berlusconi e portare alla formazione di un governo istituzionale che accompagni il Paese all’appuntamento elettorale del prossimo anno. “Nuova verifica se perdiamo le amministrative? Questa storia della verifica mi ha proprio rotto le scatole. È quattro anni che stiamo facendo verifiche. Il governo Berlusconi-bis è partito da dieci giorni e il suo destino non può dipendere dalle prossime amministrative”, Roberto Calderoli fà così il punto sul dopo-Catania, se fosse negativo per la Cdl. “È un argomento che qualcuno usa strumentalmente, come vuole, ma sinceramente mi sembra che proprio non c’entri niente, nè che un risultato di governo si possa produrre in dieci giorni. Fare le riforme – prosegue – vuol dire avere la volontà di dire un sì. Non c’e’ più da modificare il testo. C’è un accordo sui tempi con cui approvarle e si va avanti su questa rotta. Il Consiglio dei ministri della scorsa settimana ha affrontato dei punti estremamente impegnativi e ambiziosi. Importante ora è passare dalle dichiarazioni ai fatti”. Le vacanze pesano sul Pil? Calderoli non la pensa come Berlusconi: “Non sono assolutamente d’accordo con lui perchè quando gli italiani vanno in vacanza producono indotto per il turismo e per le imprese. Andare in vacanza solleva l’economia e non l’abbatte e poi andare in vacanza è un sacrosanto diritto per chi lavora. Certo che l’euro non ha prodotto un grosso effetto. Qualcuno dice che sarebbe stato peggio senza l’euro. Certo è – conclude – che tutti quelli che hanno avuto la possibilità di scegliere di rimanere fuori dall’euro hanno un’economia piuttosto vivace ed in attivo. Noi invece abbiamo il patto di stabilità e questo ci vincola a determinate scelte”.