“Cuando el hombre es mas que el mito”


Modena – “Cuando el hombre es mas que el mito ” (“Quando l’uomo è più che il mito”). E’ il titolo di una mostra dedicata al pluricampione italo-argentino di Formula 1, Juan Manuel Fangio, presso i locali della ex Manifattura Tabacchi di Modena, dal 1 al 30 ottobre.


L’evento, a dieci anni dalla scomparsa dello sportivo, è allestita in collaborazione con il Museo de Automoviles Juan Manuel Fangio di Balcarce, in Argentina e ripercorrerà tutta la vita di Fangio sia da un punto di vista personale, con la sua storia e i suoi affetti, sia professionale, attraverso le automobili che lo hanno reso celebre.


La scelta di Fangio è dettata da due motivazioni: il mito creato attorno questo personaggio, che da semplice apprendista in una piccola bottega di lavorazioni meccaniche in Argentina è diventato forse il miglior pilota della storia, con i suoi cinque titoli mondiali, le vittorie rocambolesche, i record ineguagliabili; i suoi straordinari successi che lo hanno fatto diventare il simbolo di un’epoca.


Il percorso espositivo ricreerà le più famose curve in cui Fangio è stato protagonista delle gare più emozionanti. Ad accompagnare la visita ci saranno le vetture storiche del pilota, i cimeli, i disegni tecnici e le componenti meccaniche da lui progettate.


Nato a Balcarce, in Argentina, il 24 giugno 1911, Manuel visse la sua infanzia nella terra promessa del Sudamerica. Papà Loreto Fangio era un muratore proveniente da Castiglione Messer Marino (Chieti), mamma Erminia Derano veniva invece da Tornareccia d’Abruzzo e di professione faceva la pantalonaia.


Insieme affrontarono l’emigrazione , per sfuggire ad un destino segnato dalla miseria e il loro figlio respirò tutti gli umori di una vita dedicata al riscatto.


L’argentino si presentò al mono della Formula 1 all’età di 37 anni. Prima di allora il suo spirito era stato temprato da anni di corse massacranti nel Sudamerica e da giornalieri apprendistati nelle autorimesse: Fangio conosceva tutti i segreti del motore e iniziò ad apprendere l’arte della cora a soli dieci anni di età. In Italia arrivò nel 1948, con le credenziali di ‘capitano’ di una squadra dell’Argentina e di ‘protetto’ di Juan Peròn . Da molti considerato il più grande pilota di tutti i tempi, l’italo-argentino collezionò una serie impressionante di vittorie.


Nel 1951 divenne campione del mondo l’Alfa Romeo, nel 1954 e 1955 guidò alla vittoria le eccezionali Mercedes, vinse nel 1956 con la Ferrari e nel 1957 con la Maserati. Gareggiò anche nella mitica Mille Miglia (fu soppressa nel 1957 dopo che una Ferrari piombò sulla folla di spettatori provocando una strage), competizione che vinse nel 1955 in coppia con Sterling Moss. Bravissimo pilota, ebbe dalla sua anche la fortuna, in un’epoca in cui i Gran Premi provocavano lutti a catena.


Negli anni delle sue memorabili imprese morirono infatti ben trenta piloti, e tra essi vanno ricordati Varzi, Collins, Musso, Castellotti, Ascari… tutti uomini di primo piano dell’universo automobilistico degli anni cinquanta. Fangio invece riuscì a superare indenne tutte le prove e soltanto due volte, rischiò la vita in pista e sempre per errori imputabili alla stanchezza.


Non sono stato in ogni momento un campione, anzi neanche un semplice guidatore attento “: era questa la sua risposta a chi gli chiedeva spiegazioni per tanta abilità nella guida.


Divenuto negli anni Settanta Presidente della Mercedes argentina (con la casa automobilistica tedesca c’era sempre stato un feeling particolare) e proprietario di fazendas , Fangio ha voluto onorare un’ultima volta Enzo Ferrari con una visita a Pescara, compiuta nel 1989 per inaugurare nella città adriatica una strada dedicata al grande costruttore delle “rosse”.