Afganistan: rapita italiana

ROMA.- Dopo l’Iraq, anche l’Afghanistan diventa terra di rapimenti per gli italiani: a finire nelle mani dei sequestratori è Clementina Cantoni, cooperante milanese che lavora per l’organizzazione umanitaria ‘Care International’, rapita in pieno centro a Kabul. Il rapimento è avvenuto quando Clementina Cantoni stava probabilmente tornando a casa dopo una giornata di lavoro. Secondo il racconto dell’ambasciatore italiano Ettore Sequi, la cooperante è stata bloccata nel centro della città mentre era a bordo di un’autovettura, nel quartiere Shahr e-Nawnon, non lontano dalla zona delle ambasciate e a 2-3 chilometri dalla sede diplomatica italiana. Assieme a lei sull’auto c’erano l’autista afghano e un altro occidentale, probabilmente un inglese, che sono riusciti a sfuggire al rapimento e sono stati interrogati a lungo dagli inquirenti italiani e afghani, per cercare di avere ulteriori dettagli sul sequestro ed elementi utili che possano aiutare ad identificare la banda di rapinatori. L’auto di Cantoni è stata bloccata da una berlina Toyota bianca con a bordo quattro persone: i sequestratori, armati, hanno prelevato la donna e l’ hanno fatta salire a bordo della vettura, per poi dileguarsi. In un primo momento si era diffusa la notizia che fosse stata rapita anche una cittadina canadese, ma le successive verifiche delle autorità locali hanno confermato che c’era stato un errore e l’unica persona rapita era proprio la cooperante italiana. La confusione è frutto della “probabile” doppia cittadinanza della ragazza, che sembrerebbe essere figlia di emigranti italiani in Canada.


Le stesse autorità hanno chiuso tutte le strade di accesso e di uscita dalla capitale afghana, con dei posti di blocco della polizia. ‘’Facciamo il possibile per arrestare i rapitori – dicono – È ancora troppo presto per dire chi siano, ma sono nemici della pace e della stabilità dell’Afghanistan’’. Immediatamente informata del rapimento, la Farnesina ha attivato l’unita’ di crisi, che è ‘’pienamente mobilitata’’ assieme all’ambasciata italiana che segue da vicino l’evolversi della situazione. E il ministro degli Esteri Gianfranco Fini – di ritorno da Varsavia, dove ha partecipato al vertice del Consiglio d’Europa – ha chiesto di dare la ‘’massima priorita’’ alla vicenda.


Nella capitale afghana, la cooperante italiana stava lavorando a un progetto in favore delle vedove di Kabul, che si sarebbe dovuto concludere il 31 maggio prossimo e rientra in quello più ampio denominato ‘Kabul Widows Humanitarian Assistance’. Partito nel 1996 per dare assistenza a 10 mila vedove in alcuni distretti di Kabul, il suo principale obiettivo è quello di migliorare il livello nutrizionale delle vedove e dei loro figli. Cantoni è la prima connazionale rapita in Afghanistan il suo rapimento riporta alla memoria quello degli italiani – otto, due dei quali poi uccisi dai sequestratori – sequestrati in Iraq.


L’ultimo caso è quello della giornalist  Giuliana Sgrena: la sua liberazione, il 4 marzo scorso, coincise con l’uccisione da parte di un gruppo di soldati Us  del funzionario del Sismi Nicola Calipari, che stava accompagnando la giornalista all’aeroporto di Baghdad per imbarcarsi su un volo diretto in Italia. Anche se non paragonabili a quella dell’Iraq, le condizioni di sicurezza in Afghanistan per i cooperanti stranieri sembrano essere peggiorate. Le agenzie umanitarie hanno invitato il personale a mantenere un basso profilo, dopo una serie di tentativi di sequestro di stranieri e alcuni attentati, tra cui quello nel marzo scorso di un consulente britannico del governo afghano. Secondo il presidente dell’associazione delle Ong Italiane Sergio Marelli, non c’era alcun campanello d’allarme ne’ segnali premonitori che lasciassero presagire una minaccia per le associazioni umanitarie, ma il ministr  della Difesa Antonio Martino, invece, aveva sottolineato che proprio  in Afghanistan ‘’c’è una situazione ancora molto difficile da gestire’’ che, da un certo punto di vista, ‘’mi ricorda la Bosnia del 1995’’.


Ed anche i servizi di sicurezza italiani, nell’ ultima relazione al Parlamento, avevano segnalato un possibile rischio-rapimenti proprio in Afghanistan. Scenari che sembrano trovare conferma nel tentativo di sequestro al quale è sfuggito un italiano dieci giorni fa.


L’uomo, di cui la Farnesina non ha reso noto il nome, era, come Cantoni, a bordo di un’auto con altre due persone in centro a Kabul. La vettura è stata bloccata da un’altra auto mentre i tre stavano andando al ristorante (assieme all’italiano c’erano due americani, tutti e tre probabilmente dipendenti della Banca Mondiale) ma l’autista, pur sotto la minaccia delle armi, è riuscito a ripartire sfuggendo così all’agguato. Cosa che non è riuscito a fare, o non ha voluto fare, l’autista di Clementina Cantoni. In Afghanistan sono presenti 895 militari italiani, nell’ ambito della missione Isaf, in corso dal gennaio 2002. Circa 350 hanno da poche settimane preso posizione nel Provincial reconstruction team (Prt) di Herat, gli altri sono   Kabul. L’ Italia ha anche il compito di coordinare i Prt della regione ovest del Paese: oltre a quello di Herat, quelli di Farah, Badghis e Ghor. Il comandante del contingente, denominato ‘Italfor 10’, è il colonnello Luigi Vinaccia. Tanti gli interventi umanitari portati a termine dalla cellula Cimic (Cooperazion  civile-militare) del contingente italiano nel Paese. L’ ultimo reso noto proprio oggi: i militari di ‘Italfor 10’ hanno consegnato apparecchiature sanitarie per l’ ospedale centrale di Herat – che fornisce l’assistenza ad un bacino di tre milioni di persone – e giocattoli per le bambine dell’ orfanatrofio femminile, una struttura fatiscente che ospita 120 piccole orfane di guerra. Il materiale è stato donato dall’ associazione umanitaria Padana onlus.