America Latina: terra di emigrazione


ROMA – La Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale danno ampie notizie di questo paradosso di una America Latina divenuta sub-continente di emigrazione verso gli Stati Uniti e l’Europa. Dobbiamo rovesciare quella che fino a ieri era l’ottica istintiva di guardare all’America Latina come al naturale approdo dei surplus demografici e la meta d’avvenire dei nostri giovani? I dati sono là: gli investimenti diretti dal resto del mondo vi hanno raggiunto 56 miliardi di dollari alla fine del 2004; alla fine degli anni ’90 toccarono gli 85 miliardi di dollari. Questa  differenza esprime le perplessità, le contraddizioni e le oscillazioni di comportamento del capitale internazionale dovute ad una gamma di motivazioni e giudizi politici, revisionali, psicologici, di prospettive economiche e non economiche. Fondamentalmente, l’America Latina è la grande incompresa; non si sa formulare un’idea precisa sul suo avvenire; i movimenti di capitale che sempre la corteggiano sono sul terreno, sono attori, ma sono anche sulla fascia ambigua in cui si mescolano le logiche del capitalismo mondiale, la demografia, i trend delle popolazioni, l’evoluzione  politica.


Tra gli anni ’90 e questi primi del nuovo millennio si sono affacciati questi nuovi protagonisti, i latinoamericani che emigrano, spesso figli, nipoti e pronipoti degli antichi immigrati dall’Europa, specialmente in testa oriundi italiani e spagnoli, oltre i più modesti lavoratori indios, meticci e indigeni.


Questo fatto demografico si è tradotto in fenomeno di capitali di lavoro che entrano nel territorio latino-americano. Sono “las remesas nuestras”, “el dinero a las Patria”. In tutto il 2004 si sono calcolati intorno ai 45 miliardi di dollari, la stessa entità dei capitali classici di investimento dall’estero. Dalle rimesse si deduce facilmente il numero dei latino-americani emigrati, 25 milioni di persone, suddivisi tra gli Stati Uniti, il Canada e l’Europa, segnatamente la Spagna.


Perfino oriundi italiani emigrati hanno scelto la Spagna, per una attraenza di lingua. È singolare che gli emigranti ecuadoriani, che sono indios appena castiglianizzati, si siano concentrati in Spagna.


Si prevede che il danaro delle rimesse incoraggerà l’investimento mondiale tradizionale. È un danaro provvidenziale per le famiglie che lo ricevono, è una specie di fine pioggia che si dissemina tanto naturalmente quanto saggiamente nei tessuti sociali, capace di correggere gli inconvenienti del grande capitale speculativo.


Negli ultimissimi mesi si sono intensificate le osservazioni di segugio della periscopia bancaria. Queste divise da mezzi per l’acquisto di beni di consumo corrente si stanno investendo in piccole imprese ed affari minuti delle famiglie e dei singoli, oppure si destinano alla istruzione ed educazione dei minori. Le Repubbliche del Centro America ed il Messico denunciano lo score più interessante di responsabilizzazione e maturazione sociale dei singoli. Il Brasile, l’Argentina, il Venezuela, il Cile risentono di un maggiore interesse del capitale internazionale, specialmente sul mercato delle materie prime, come hanno dimostrato le recenti missioni cinesi a Buenos Aires, a Santiago ed a Brasilia.


Non si può dare per scontato che questa emigrazione di latino-americani continui e che il paradosso dell’America Latina non più terra di immigrazione, di colonizzazione e di nuovi amalgama di popolazioni permanga. L’America Latina è imprevedibile e riserva grandi sorprese.