Referendum: Inconcepibile in non-voto degli italiani all’estero


ROMA.- Il 12 e 13 giugno prossimi in Italia si dovrà votare per ben quattro referendum che riguardano altrettanti norme della Legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita. Grazie alla legge sul voto all’estero, anche in questa occasione, come già è avvenuto nel 2003 con i due referendum sull’articolo 18 e sulle servitù degli elettrodotti e, infine, lo scorso anno con le elezioni dei Comites, gli elettori italiani residenti all’estero potranno votare per corrispondenza. Un’esortazione a non mancare all’appuntamento elettorale è giunta da Dino Nardi, presidente del patronato Ital-Uil Svizzera e membro del Cgie. “Senza entrare nel merito dei quattro referendum – si legge in una nota diffusa dallo stesso Nardi -, mi limiterò a ricordare che, trattandosi di referendum, gli elettori avranno tre opzioni di voto: potranno votare si ai requisiti referendari qualora intendano modificare i relativi punti della legge 40/2004; votare no se intendono invece confermarli; oppure anche astenersi e cioè non votare.


Quest’ultima opzione, pur essendo una scelta legittima prevista dalla stessa legge italiana, è in effetti una seconda alternativa furbesca a disposizione di coloro che sono contrari ai quesiti referendari ed intendono, perciò, far fallire un referendum impedendo di far raggiungere il quorum del 50% più uno dei votanti prescritto dalla legge per consentirne la validità.


Un’alternativa furbesca poiché i contrari ai quesiti referendari, con il non voto, intendono approfittare dello zoccolo duro dei soliti “non votanti” che vi sono in percentuale più o meno consistente ad ogni appuntamento elettorale ed in particolare proprio nei referendum.


Dispiace, peraltro, che una sollecitazione a favore dell’astensione dal voto sia giunta anche da autorevoli rappresentanti della Chiesa cattolica. Infatti non si può non condividere l’opinione che, in proposito, ha espresso Pierre Carniti, cattolico e militante dei Ds, ‘quando si parla di valori e di etica la Chiesa dovrebbe conquistare le coscienze piuttosto che neutralizzarle’”. “Ritengo – prosegue Nardi -, pertanto, che sia innanzitutto un dovere civico di tutti gli elettori doversi esprimere con un voto sui quattro referendum a seconda delle personali convinzioni. Ma per chi risiede all’estero, astenersi dal voto, dopo tutte le battaglie che sono state fatte dagli emigrati per ottenere il voto all’estero, sarebbe addirittura inconcepibile. Oltretutto questo appuntamento referendario, dopo quello del 2003, sarà anche un’ulteriore occasione per dimostrare l’interesse degli emigrati per la politica italiana agli scettici della legge sul voto all’estero (immaginarsi quale sarebbe la loro reazione se, per caso, il quorum non fosse raggiunto a causa dell’astensionismo degli emigrati!). Ma questo appuntamento del 12 e 13 giugno (il voto per corrispondenza degli elettori all’estero dovrà, tuttavia, pervenire alle rispettive rappresentanze diplomatico-consolari entro le ore 16 del giovedì 9 giugno) sarà anche un ultimo test per verificare lo stato delle AIRE e la funzionalità del meccanismo di voto per corrispondenza. Vale a dire una prova generale per poter affrontare al meglio la scadenza, certamente più importante, del voto per corrispondenza delle prossime politiche del 2006 in cui, per la prima volta in assoluto, gli italiani nel mondo potranno eleggere nel Parlamento italiano dei propri rappresentanti e cioè dodici deputati e sei senatori. Pertanto, al di là delle sollecitazioni all’astensione che giungono anche all’estero dall’Italia è bene che tra le comunità italiane nel mondo si alzi forte invece l’appello a votare, votare, votare ed ancora votare! E, per quanto mi concerne, voterò certamente e, sia pure con qualche perplessità, dovuta alla materia estremamente ostica per un non esperto, ma da convinto assertore dello Stato laico e moderno, voterò si a tutti e quattro i quesiti referendari lasciando agli esperti ed al legislatore, dopo un’auspicabile vittoria dei si, il compito di correggere la legge 40/2004 sulla base di un più ampio e più qualificato consenso”.ROMA COSTA RICA