Sud, è recessione: economia in picchiata


L’AQUILA.- Il 2005 sarà per il Sud l’anno della recessione: a fronte di un Pil pari allo zero con cui si chiuderà l’anno in Italia, per le regioni meridionali si preannuncia una riduzione del prodotto interno lordo dello 0,5 per

cento, mentre nel Centro- Nord si registrerà un trascurabile incremento dello 0,3 per cento. Sono le previsioni emerse dal «Report Sud», analisi congiunturale sull’economiameridionale del secondo semestre 2004, elaborata da Fondazione Curella-Diste (Dipartimento Studi territoriali), in collaborazione con Banca della Nuova Terra. Lo studio è stato presentato all’Aquila, presso l’Unione provinciale Industriali.


«Per il secondo anno consecutivo – ha detto il presidente della Fondazione Curella, Pietro Busetta – si assisterebbe a un ulteriore aumento dei divari economici nei confronti delle regioni più ricche del Paese». Si prevede flessione (0,5 per cento) dell’occupazione e tasso di disoccupazione fermo al 15 per cento. In questo scenario si inserisce la previsione positiva del settore agricoltura che, anche per il 2005, dovrebbe registrare un +2 per cento, a fronte del macro incremento (10,3 per cento) dell’anno scorso. Negative le previsioni per l’industria (-2 per cento per il terzo anno consecutivo), mentre le costruzioni dovrebbero mantenere un incremento dell’1 per cento. Nel 2004 la crescita del Pil nel Mezzogiorno è stata dello 0,5 per cento, a fronte dell’1,2 per cento nazionale. Qualche nota positiva arriva per l’export, cresciuto per il Sud del 7,1 per cento, ma controbilanciato da un aumento dell’import del 10,2 per cento, che ha fatto peggiorare il saldo della bilancia commerciale di oltre 1,5 miliardi di euro. L’incremento più significativo delle esportazioni spetta a Sardegna (15,4 per cento), Abruzzo (12,5 per cento) e Puglia (11,1 per cento); il peggiore risultato è quello della Campania (appena l’1,5 per cento). L’occupazione nelle regioni meridionali ha registrato una flessione dello 0,4 per cento, contro un incremento nazionale dello 0,7 per cento. Il tasso di disoccupazione, però, è diminuito (22 per cento nel 1999, 15 per cento nel 2004).


«E’ un dato – ha detto Busetta – al quale  contribuiscono fenomeni come lo scoraggiamento dei potenziali lavoratori e l’emigrazione».Il calo di disoccupazione più vistoso è quello di Sicilia (-2,9 per cento) e Calabria (-2,2 per cento). Nel settore agricolo, si registrano lenta crescita degli agriturismi (+10,9 per cento, pari a 229 unità), contrazione delle coltivazioni biologiche e aumento degli allevamenti biologici.


«Mi pare che lo studio rispecchi il negativo andamento della situazione economica nazionale – ha commentato l’amministratore delegato della Banca della Nuova Terra, Massimo Mariani -. Qualche speranza c’è per il Sud, ma solo se vengono ben utilizzate le risorse. Serve più attenzione per l’agricoltura, che nel suo complesso rappresenta lo 0,4 per cento del Pil».


Nelle costruzioni sono aumentati gli investimenti, nel commercio si registra un calo delle vendite al dettaglio. L’andamento dei consumi nel Mezzogiorno è stazionario o moderato in tutte le regioni, a eccezione di Sardegna e Abruzzo. Quanto al turismo, con prospettive negative per l’occupazione, sono diminuite le presenze italiane e aumentate quelle straniere; le principali regioni di destinazione per vacanze lunghe sono Calabria, Sardegna e Puglia. Nuovi divari si aprono anche nel settore Itc: le imprese del Sud con un proprio sito Internet sono il 43 per cento, contro il 50 per cento di quelle italiane e il 68 per cento di quelle europee. Hanno a disposizione una Intranet solo il 2 per cento delle aziende, contro il 4 per cento delle italiane e il 10 per cento delle europee. Solo il 2 per cento delle imprese meridionali vendono on line (4 per cento in Italia e 10 per cento nell’Ue). La spesa per ricerca e sviluppo, in percentuale sul Pil, è 0,8 per cento nel Sud (1 per cento in Italia e 1,8 per cento nell’Unione Europea); la spesa per occupato è di 500 euro, contro gli 880 euro della media italiana.Il contributo al Pil del settore Itc è pari a 6.400 milioni di euro nel Sud e nelle isole, contro i 28.300 milioni di euro del Centro Nord.