Terremoto politico per la Francia del “no”


PARIGI – Ampia vittoria del no al referendum francese sulla Costituzione europea. Il ministero dell’Interno ha reso noti i dati definitivi: il no ha raccolto il 54,87 per cento dei voti contro il 45,13 per cento dei si’. L’affluenza alle urne è stata del 70 per cento. Si tratta di una partecipazione record che ha largamente superato l’affluenza al precedente referendum europeo sul Trattato  di Maastricht, il 20 settembre del 1992, attestatasi al 69,7 per cento. Jacques Chirac ne ha preso atto, e intervenendo in tv, dopo pochi minuti dall’esplosione di quelle cifre del No alla Costituzione europea – dal 54,5 per cento al 55,6 per cento – ha detto ai francesi che la loro decisione è ”sovrana”.


Una decisione che è stata un vero terremoto politico per le conseguenze che ha soprattutto in Francia. Marc Lazar, politologo e docente a Sciences-Po, ha parlato delle molte ”vittime” del referendum: ”Il trattato costituzionale è la prima vittima ed apre una crisi europea, perchè la Francia è paese fondatore”.


Sul piano interno – osserva Lazar – si tratta di “un altro terremoto, dopo quello del 2002. Il presidente della repubblica è  indebolito, il suo governo anche, il partito socialista è in una situazione di crisi completa”. “Il voto – spiega Lazar – potrebbe aprire anche un clima di tensioni sociali, molto forti. C’erano stati già prima di questo voto scioperi e manifestazioni importanti. I motivi di difficoltà sociale sono diversi, ma questa volta una parte della popolazione potrebbe dire che questo è il momento giusto, perchè il governo è indebolito”. E Chirac vuole intervenire proprio su questo terreno. Ha confermato che “nei prossimi giorni darà” un nuovo e forte impulso all’ azione del governo nazionale. Si è reso conto delle “preoccupazioni” dei francesi, ed è pronto a cambiare la guida del governo. Il premier Jean-Pierre Raffarin se ne andrà da palazzo Matignon. Al suo posto andrà forse Dominique de Villepin, ministro degli interni ed ex capo del Quai d’ Orsay. O forse il ministro della difesa, Michele Alliot-Marie. Ma anche il presidente dell’ Ump, Nicolas Sarkozy, anche lui fra i possibili pretendenti, ha detto che “i francesi ci chiedono revisioni profonde, rapide e vigorose”.


Problemi enormi si aprono anche a sinistra, nel partito socialista, che esce a pezzi da questa consultazione. Mentre nel dicembre scorso, nel referendum interno, i suoi militanti avevano detto Si’ alla Costituzione europea, oggi al 59 per cento avrebbero votato per il No. Il segretario Francois Hollande parla di un voto “come rigetto del potere” e chiede al partito di essere unito. Ma il vero trascinatore del No – secondo gli istituti di sondaggio – è Laurent Fabius, numero due del partito, rafforzato dal voto nelle sue ambizioni presidenziali del 2007. L’ ex premier socialista sarebbe per il 34 per cento degli elettori il vincitore, seguito dal leader dell’ estrema destra Jean Marie Le Pen con il 27 per cento e dal nazionalista Philippe De Villiers con il 22 per cento. È stato un voto che ha prodotto, secondo l’ istituto Tns- Sofres, quattro “fratture”: politica, con la spaccatura dei partiti più grandi, Ump e Partito socialista; sociologica, operai massicciamente per il No; generazionale, per il Si hanno votato solo gli anziani; e di prospettiva europea, per alcuni la Francia sarà più debole in Europa, per altri più forte. E le preoccupazioni sociali, più del trattato europeo, sembrano essere stati i veri motivi che hanno spinto al No.


Secondo Tns-Sofres in testa, con il 46 per cento, c’ è la paura della disoccupazione, poi il malcontento sociale con il 40 per cento ed infine, solo con il 35 per cento, la possibilità di rinegoziare il trattato.


“Tengo a dire ai nostri partner europei che la Francia resta naturalmente in Europa e manterrà tutti i suoi impegni”: queste le prime parole di Jacques Chirac, il presidente francese, dopo l’annuncio della vittoria del no al referendum francese. “I francesi – ha detto il presidente – si sono democraticamente espressi. La vostra decisione – ha continuato in un discorso a reti unificate – è sovrana e io ne prendo atto”. Chirac ha confermato che “nei prossimi giorni darà un nuovo e forte impulso” all’azione del governo nazionale. Una risposta – ha detto il capo dello stato nel suo messaggio televisivo – alle “preoccupazioni” emerse nella campagna referendaria. La vittoria del no – ha però aggiunto – ha creato “inevitabilmente un contesto difficile per la difesa dei nostri interessi in Europa” L’Unione europea “ha il cuore triste” ma “prende atto del No francese alla Costituzione euroopea. È quanto sostiene una dichiarazione congiunta firmata dal presidente di turno dell’Ue Jan Claude Juncker, da quello del Parlamento europeo Josep Borrell e da quello della Commissione José Manuel Barros, ma “la costruzione europea non si ferma” assicura il presidente di turno dell’Ue, il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker.


Dall’Italia il presidente della Repubblica Ciampi si è dichiarato dispiaciuto per l’esito negativo del referendum in Francia. “L’esito negativo del referendum francese è una battuta d’arresto. Si imporrà ora uno sforzo propositivo da parte di tutti i Paesi che hanno a cuore il successo del progetto europeo, a cominciare dalla Francia, nello spirito dell’ ideale comunitario che essa stessa ha promosso””Nel pieno rispetto della volontà democraticamente espressa dai cittadini di uno dei Paesi fondatori – ha dichiarato il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Gianfranco Fini – ritengo che le procedure di ratifica del trattato costituzionale debbano proseguire nei vari Stati membri dell’ Unione, secondo le forme e i calendari previsti”.


“Se il risultato è questo, sono enormemente dispiaciuto. Bisogna riflettere e ascoltare questi segnali di disagio. Ma pur tenendone conto, bisogna far proseguire lo stesso con tenacia il progetto europeo”: è il primo commento a caldo di Romano Prodi sul referendum francese.


“I dati che arrivano dalla Francia indicano una vittoria del no che noi avevamo atteso e che chiude una fase, quella dell’Europa nata a tavolino e dalla carta bollata”: all’Ansa il ministro delle Riforme Roberto Calderoli commenta il risultato del referendum in Francia. “Ripartiamo dall’Europa dei popoli – ha aggiunto Calderoli – un’Europa che parte dal basso, con la parte comune che sia gestita da organismi elettivi, perchè oggi gli organismi europei in termini di rappresentanza democratica sono una barzelletta e il Parlamento europeo è fumo negli occhi ai cittadini”.


“Nessuno – ha spiegato il ministro delle Riforme – dice un no assoluto all’Europa, ma dal disastro che sta emergendo, dalla crisi dell’area dell’euro, bisogna pur trarre delle conclusioni. E a questo punto o ci sarà una politica diversa della Banca centrale europea o è meglio che si ritorni alle monete nazionali”.