Galateo a tavola

Dedicata alle regole di galateo concernenti l’enogastronomia e la tavola in generale. Le regole di comportamento non sono un vezzo dei nostri giorni. Già i Greci, poi i Romani, si preoccuparono di trasmettere ai bambini delle direttive comportamentali. Curioso che queste regole fossero trasmesse e poi scritte ad uso dei fanciulli. Come se gli adulti non ne avessero necessità. Anche il primo libro «ufficiale», quello che ha dato un’etichetta alle regole di buona creanza, venne redatto da monsignor Della Casa per il figlio di un nobile. Tanto da prendere dallo stesso il nome: «Galateo». Se queste regole fossero state scritte per gli adulti, forse il cammino sarebbe stato diverso. Infatti l’evoluzione comportamentale avviene in Francia, quando ai cortigiani vennero imposte alcune regole «innovative» che oggi ci fanno sorridere o, in alcuni casi, anche inorridire.


Acqua


In bottiglia o in caraffa, addizionata di anidride carbonica o naturale, l’acqua non deve mancare in tavola. E la padrona di casa sarà pronta a concederne con prodigalità, gareggiando in questo con il consorte, responsabile della scelta e dell’offerta dei vini. Trovandosi a pranzare fuori dalla cerchia familiare, l’acqua e il vino non vanno mai «confusi».


Suonerebbe ostico, se non addirittura offensivo, a chi apprezza il buon vino… «Non importa dove va l’acqua, purché non vada nel vino»: astemi o meno, facciano propria questa raccomandazione di Gilbert Keith Chesterton, scrittore inglese dell’epoca vittoriana. L’acqua non sviluppa calorie.


Può pertanto essere bevuta in quantità anche notevoli. Nei sofferenti di ipertensione e negli obesi è consigliabile che l’acqua non venga assunta durante i pasti. Negli obesi l’introduzione di acqua contemporaneamente a quella del cibo facilita lo svuotamento dello stomaco, anticipando la ricomparsa dell’appetito.


1961 Solo tra un vino e l’altro Il vino, bianco o rosso, sia puro. L’acqua serve a molte e meritevoli cose, ma a tavola solo ad una. Cambiando bottiglia di vino è infatti consigliabile bere un sorso di acqua fredda.


Aglio


Aromatizzante e medicinale, questo bulbo fa circondare di… vuoto chi ne fosse amante. L’ammissione di questa debolezza «affettiva» ben si accompagna, ad esempio, a caramelle alla menta da succhiare fintantoché l’aria attorno non sia accettabile.


Killer dell’amore, l’aglio chiama a sua difesa le riconosciute qualità medicinali: eupeptico e disinfettante intestinale. Sufficienti a non incrinare un amore?


X sec. Aglio per vampiri e per il buon umore Nell’antica Inghilterra si usavano corone d’aglio per tener lontani demoni e vampiri. Spicchi d’aglio venivano somministrati agli egizi che lavoravano alle piramidi, perché dava buon umore e preveniva le malattie. Gli atleti dell’antica Grecia lo masticavano prima di ogni gara. Durante le pestilenze i medici visitavano i malati tenendo nella maschera un tampone imbevuto di una soluzione agliacea. (Cesare Marchi, «Quando siamo a tavola»)


1580 Aglio e prezzemolo per il re galante Nei piatti preferiti da Enrico IV, vecchietto galante e birichino, l’aglio non mancava mai. Lo metteva tritato in tutte le insalate, ne cospargeva l’arrosto e il cosciotto di montone, mentre negli spinaci, nelle lenticchie e nel puré era solito usarlo a spicchi. L’unico cruccio di Enrico IV, quando mangiava l’aglio, era di avere poi l’alito cattivo; cosa questa che «ostacolava» gli scopi per i quali divorava l’aglio. Non avendo a disposizione chewing-gum e neppure chicchi di caffè, ricorreva allora al prezzemolo il quale faceva sparire l’alito cattivo. (Giorgio Cajati, «Erbe e fantasia»)