Allarme ictus, è epidemia per l’invecchiamento della popolazione


FIRENZE.- La chiamano epidemia “silente’’ perchè è provocata da alterazioni non evidenti dei piccoli vasi sanguigni cerebrali. E’ l’ictus, che in Italia sta raggiungendo livelli di allarme a causa dell’invecchiamento della popolazione. Ogni anno, infatti, nel “BelPaese’’ si registrano 300 mila casi e nei prossimi 15 anni ne sono previsti 50 mila in più all’anno. Ipertensione arteriosa, ma anche diabete e obesità, oltre all’età, sono i principali fattori di rischio di contrarre questa patologia, che ha pesanti conseguenze sul piano sociale per i problemi di mobilità e di demenza che interessano buona parte di chi resta in vita. Per combatterla l’arma più efficace è la prevenzione, che può contare su nuovi strumenti diagnostici in grado di individuare i soggetti a rischio. I dati sono stati resi noti nel corso della presentazione del congresso internazionale Vas-Cog (Vascolare-Cognitivo) 2005, in programma a Firenze dall’8 al 12 giugno. Oltre 900 esperti, provenienti da 38 paesi del mondo, si confronteranno sulle complicanze psicocognitive della malattia vascolare cerebrale e dell’ictus. “Vogliamo fare il punto – ha spiegato Calogero Surrenti, Prorettore dell’Università di Firenze – sulle strategie per combattere questa malattia, il cui aumento è conseguenza dei problemi legati all’invecchiamento della popolazione’’. In Italia, in base ai dati resi noti dai professori dell’ateneo toscano Domenico Inzitari e Gianfranco Gensini, sono 800 mila le persone sopravvissute a un ictus, che non lascia scampo nel 15% dei casi. Pesanti le conseguenze per chi sopravvive: almeno la metà rimane con un grave handicap e ha bisogno di continua assistenza e cure. Oltre alla difficoltà a muoversi e spesso a comunicare, per la presenza di disturbi del linguaggio, in circa il 20% dei casi si registrano problemi di demenza vascolare, con disturbi della memoria, agitazione e incapacità ad interagire con le altre persone. Molti anziani vengono poi colpite da forme depressive. Per fermare l’epidemia sono oggi disponibili nuove “armi”. “Se grazie alla risonanza magnetica è possibile individuare le alterazioni dei vasi – ha spiegato Inzitari – ci sono anche nuovi mezzi diagonistici come i cosiddetti marker biologici, in grado di far individuare il rischio già nei 40-50 enni. Stiamo anche cercando dei marker nuovi, genetici, che ci daranno altri strumenti’’. Importante per la prevenzione l’ictus, ha ricordato Gensini che dirige il Dipartimento del Cuore e dei Vasi del Policlinico di Careggi, è il controllo della pressione. Il professore ha ricordato che in Italia solo un paziente iperteso su 4 viene curato adeguatamente, e ha sottolineato l’importanza delle cure vascolari. “Dagli anni ’70 al 2000 – ha detto – la vita media è aumentata di 6 anni, e quattro di questi anni sono dovuti al miglioramento delle terapie’’.