Referendum: un test in vista del voto 2006


ROMA.- Voto, anagrafe e rete consolare. Questi gli argomenti centrali del corposo ordine del giorno che ha impegnato il Comitato di Presidenza del Cgie riunito alla Farnesina. Un appuntamento che, programmato a ridosso delle scadenze referendarie per gli italiani all’estero, non poteva non esserne condizionato nei contenuti.


L’appuntamento referendario, ha sottolineato in avvio di conferenza il Segretario Generale Franco Narducci, oltre ad essere una “partecipazione a uno dei processi democratici fondamentali, sale della democrazia” è stato anche un “un ulteriore test in vista del voto politico del 2006”. Un test importante perché, al di là dei contenuti, da un lato ha interessato tutte le forze politiche “soprattutto per il quorum, perché una bassa partecipazione all’estero – ha precisato Narducci – alza matematicamente il quorum che deve essere raggiunto in Italia”, dall’altro ha consentito di fare il punto sulla condizione dell’Aire. Certo, ha commentato il Segretario Generale, “era difficile attendersi un salto ulteriore dell’allineamento in questo periodo in cui la struttura consolare è stata impegnata con l’organizzazione delle operazioni di voto. Non si può nascondere che ci sono problemi da risolvere” tra questi “l’esatta corrispondenza degli indirizzi” perché, ha aggiunto, “800 mila posizioni aggiunte nell’ultimo anno all’allineamento precedente è certamente un bel risultato, ma bisogna che ci sia una rispondenza forte anche in termini di indirizzi e di mancati ritorni”.


Le operazioni di voto, va da sé, hanno evocato le questioni attinenti alla rete consolare, alle risorse umane e finanziari deficitarie che impediscono il normale ed efficiente svolgimento dell’assistenza ai connazionali all’estero. Problemi che verranno sollevati anche nella prossima Assemblea Plenaria in cui il Cgie “solleciterà i responsabili del governo ad un maggior impegno nella finanziaria 2006”.


Sui pareri dei Comites sui contributi alla stampa italiana all’estero, il Comitato di Presidenza ha ribadito che “i Comites sono strumenti democratici che devono assolvere al loro compito istituito dalla legge” uno dei quali è proprio quello di “democratizzare le procedure di controllo” per raggiungere quella trasparenza che è mancata nel passato. Questo significa, ha aggiunto Narducci, che “i Comites devono funzionare in modo corretto” senza cioè divenire “strumenti di pressione” così come “la stessa stampa non può essere strumento di pressione sui Comites”. Svolgere correttamente questi controlli significa poter avere dei parametri che non siano solo attinenti alla tiratura, ma anche alla qualità del prodotto finale perché “non saranno contributi a pioggia”.


Il tema dell’informazione, ha poi detto Narducci, sarà uno degli aspetti tematici della prossima plenaria, insieme alla tanto agognata e ancora non convocata Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie. “Considerando che c’è stato anche il rinnovo degli organi della conferenza con una nuova presidenza, per noi questa Conferenza diventa fondamentale”, perché “al di là di quello che prescrive la legge, e cioè che deve essere convocata a scadenza triennale, dovrebbe essere uno strumento di indirizzo delle attività del Cgie”. Per questo in Assemblea “vorremmo poter sollecitare le istituzioni al massimo livello avviando un dialogo con il Ministro per i rapporti con le regioni, La Loggia, per le Riforme Calderoli e con il presidente della Conferenza delle regioni”.


Ma ci sono state anche buone notizie. La prima riguarda i progetti di formazione per gli italiani residenti nei Paesi extra comunitari. Con l’inizio dei lavori del Comitato di valutazione dei progetti del Ministero del lavoro, lo scorso 3 maggio, è divenuto finalmente attivo il bando del 2003.


“Il numero di progetti messi in campo da enti e organizzazioni è davvero notevole – ha commentato Narducci – per cui i lavori del comitato termineranno a settembre, mentre già si parla del bando per il 2006”.


Ancora dolenti note, invece, per tutela e assistenza dei connazionali all’estero visto che gli incontri con rappresentanti dell’ Inps e dell’Inpdap hanno evidenziato buchi neri e vuoti legislativi. Prima difficoltà formale quella riguardante il disegno di legge annunciato a suo tempo dal governo per la sanatoria degli indebiti Inps. Visto il tempo considerevole che passa da un accertamento reddituale all’altro, ha commentato Narducci, “è evidente che gli indebiti si sommano e pesano di più”. C’è un problema anche per le pensioni dell’Inpdap, per la cadenza della certificazione dell’esistenza in vita, e per il pagamento delle pensioni in generale che avviene ancora via assegno anzichè con rimessa diretta bancaria. Senza contare la maggiorazione sociale.


“Abbiamo dovuto apprendere che i famosi 123 euro sono stati pagati nel 2003 , ma non nel 2004 nè nel 2005. Credo – ha aggiunto – che questo non corrisponda affatto agli obiettivi che aveva in mente Tremaglia quando ha fatto questa battaglia per la maggiorazione sociale”.


A questo stato di cose “l’Inps non ha saputo dare certezze perché – ha spiegato Narducci – serve un’azione politica. D’altro canto è chiaro che la maggiorazione non può diventare un fatto episodico tenendo per altro conto che c’è una petizione che ha raccolto già tra le 70 e le 80 mila firme a favore l’assegno sociale soprattutto nei paesi dell’America Latina”. Su questo tema, il Cdp è “proiettato sul prossimo Documento di Programmazione Economico-Finanziaria che auspicabilmente avrà tempi più accelerati rispetto all’anno scorso” quando la finanziaria fu presentata ad ottobre, cioè oltre la scadenza naturale, dando “poca possibilità di intervento” al Cgie che invece ha bisogno di “avere tempestivamente un quadro chiaro soprattutto sugli indirizzi, perché ci sono priorità assolute, come la rete consolare da cui dipendono tanti altri aspetti”. Il Cdp ha pure esaminato la circolare 2005 sulla nuova gestione e rendicontazione finanziaria dei Comites. Un documento su cui si è molto discusso e su cui il Cgie ha fornito “un numero notevole di spunti critici e costruttivi” sui passaggi più problematici della circolare. Primo fra tutti, ha sottolineato Narducci, “occorre traslare la cultura delle legge sui Comites nella circolare” cominciando a parlare “di finanziamenti e non più di contributi. Basterebbe questo per risolvere molti dei problemi su cui poi i comitati restano incagliati tante volte”. Sulla natura giuridica degli stessi, organismi di diritto pubblico per l’Italia e privato per i Paesi in cui operano, Narducci ha annunciato che, visti gli interrogativi ancora aperti, presto verrà presentata una richiesta al Consiglio di Stato per avere pareri più vincolanti.