Fallisce il referendum: nessuna provincia raggiunge il quorum


ROMA.- Il referendum sulla procreazione medicalmente assistita ha fallito. Tra domenica e ieri si sono recati alle urne appena un italiano su quattro – la percentuale finale è stata del 25,9% -, sancendo il mancato raggiungimento del quorum. Quel 50% più uno che non è stato raggiunto da alcuna delle 110 province. Appena qualche comune dell’hinterland bolognese ha superato la metà degli aventi diritto. E, d’altra parte, i primi dati di domenica lasciavano già poco spazio all’ottimismo dei sostenitori della consultazione referendaria: il 18% registrato a fine giornata rappresentava un riscontro troppo distante dalla soglia del quorum.


Ha vinto dunque il partito dell’astensionismo e la legge 40 resterà in vigore così come il Parlamento l’aveva licenziata nel febbraio 2004. L’esito della consultazione è stato subito animato da una lunga serie di commenti e reazioni negli ambienti politici, civili e religiosi. Tra i primi ad esprimersi Daniele Capezzone, segretario del partito radicale. “Diciamolo con semplicità e chiarezza: abbiamo perso, e abbiamo perso molto pesantemente – ha detto -. Adesso occorre prepararsi ad una riflessione critica severa, anche spietata, per capire cosa sia davvero successo nel profondo della società italiana”.


“Io sono andata a votare e ho votato ‘no’ – ha detto l’ex ministro Rosy Bindi -. Non appartengo al partito dell’astensione ma concordo con chi sostiene che il ‘vincitore’, di questo referendum è stato il cardinal Ruini. Anche se sono sicura che al cardinale non interessasse difendere la legge 40, quanto l’affermazione di alcuni fondamentali valori”.


Immediata la respinta al mittente del presidente della Cei. “Ho fatto solo il mio dovere” ha commentato il cardinale da Fiuggi, al termine del Convegno della Caritas italiana. Ruini si è detto soddisfatto ed ha aggiunto che l’ipotesi di ricadute del fallimento referendario sulla legge 194 sull’aborto – temuto da molti – “è una favola”. “Il popolo italiano si è espresso: ciascun elettore consapevole ha liberamente scelto se recarsi alle urne o se esercitare il proprio diritto all’astensione – ha detto il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini -. Chi ha seguito quest’ultima strada con piena cognizione ha inteso difendere una legge del Parlamento che ha comunque colmato il vuoto normativo esistente. Non sta a me dare giudizi ma mi auguro che, finita la campagna referendaria, vi sia in futuro maggiore rispetto per le persone e per le opinioni”.


Di “battaglia difficile” ha parlato il segretario dei Ds Piero Fassino. Tuttavia – ha aggiunto – “ci sono battaglie che, per quanto difficili, vale la pena combattere quando sono in gioco irrinunciabili valori e principi, che riguardano la persona, la libertà e la laicità dello Stato”.