Pinocchio come non l’avete mai visto


CARACAS-E´ stata inaugurata il 13 giugno, presso il Trasnocho cultural di Caracas, la mostra delle illustrazioni di Mimmo Paladino che hanno come oggetto le avventure di Pinocchio . L’ esposizione rimarrá aperta fino al 31 luglio. Una accoppiata particolare, quella Palladino (grande autore della Transavanguardia) e Collodi. Quest’ultimo é l’autore di uno dei personaggi piú familiari all’iconografia mondiale. Un burattino di legno, con l’insuperabile vocazione a dire le bugie. Didatticamente ineccepibile, ha mostrato a generazioni di bambini cosa fosse giusto e non giusto fare, e mentire giusto proprio non lo é. Meno terrorizzante di Biancaneve, meno strappalacrime di Cenerentola, meno psichedelico di «Alice nel paese delle meraviglie», si dirige ad un pubblico leggermente piú maturo di quello dei tre porcellini. E’ il personaggio italiano piú famoso al mondo, capace di oscurare l’americanissimo Super-Man, figlio della energizzante cultura statunitense. Chi ha organizzato la mostra, il direttore di Istituto Italiano di Cultura, Massimo Gilardi, l’ha scelto seguendo le ragioni del cuore (per parafrasare il Monteiro Rossi di «Sostiene Pereira», capolavoro di Tabucchi); ne è un vero e proprio ammiratore . Non é l’unico, d’altronde. Il bambino di legno, nato da un guizzo letterario di Collodi, uscito a puntate sul Giornale per Bambini nel 1881, é l’opera letteraria piú tradotta al mondo, in assoluto. Da ultimo ne é stata fatta una versione in Papamiento, la lingua di Aruba. E diciamolo pure: Pinocchio é una vera ossessione internazionale, basti pensare al numero di versioni cinematografiche e d’animazione: ben 38, dalla prima nel 1911( di Ferdinand Guillaume), fino l’ultima di Benigni nel 2002. Ma ci sono anche le avventure erotiche di Pinocchio ( di Correy Allen, 1971, in cui figura anche il personaggio di Geppetta), perché quando un personaggio diventa un mito inizia a sfuggire di mano . Ne sa qualcosa l’ideatore di una famosa barzelletta che vede la fatina supplicare Pinocchio affinché dica una bugia, dopo aver fatto un uso improprio del suo naso. Ma andiamo oltre. Pinocchio é molto di piú: caro ai cattolici, che in lui trovano la miglior sintesi della loro pedagogia (perché a Pinocchio si chiedava di fare il bravo), per lo stesso motivo farebbe rabbrividire un anarchico o un rivoluzionario, meglio Ulisse, che almeno sfidava i ciclopi. Ma Pinocchio é anche controindicato per chi recrimini il diritto alla privacy, a lui non é concesso tacere, deve dire sempre la veritá. Insomma un corpicino di legno, un bambino tenerissimo, discolo al punto giusto, con un solo sogno: diventare di carne ed ossa. Ci riuscirá quando la sua «formazione» sará terminata (e per questo é consigliato ai militari) concludendo il proprio personale tragitto catartico. Un messaggio di speranza, in epoca di pessimismi catastrofici. O forse un mito che é andato al di lá della propria natura, oggetto inconsapevole di infinite analisi filologiche, sociologiche, politiche, che col filo di voce che gli rimane strilla: «ma io sono solo un burattino»