Incontro della collettività italiana col presidente Chávez


CARACAS – L’appuntamento era per le cinque e quarantacinque presso il parcheggio Mata de Coco. Di lí, tutti assieme, gli invitati della comunitá italiana si sono avviati all’incontro con Chavez organizzato dall’Ambasciatore Carante. L’incontro era stato fissato per il giorno prima, ma alle ultime ore é stato posticipato. Arrivati a Miraflores, dopo un breve rinfresco nell’anti-salone, tutti gli invitati hanno preso posto nel Salone Ayacucho. Sulla pedana principale, al centro, sono seduti: Moisés Maionica, presidente della Cavenit, Ugo di Martino, del CGIE, Jorge Giordani, Ministro per la Pianificazione e lo Sviluppo, l´Ambasciatore Gerardo Carante, un sedia vuota, e poi Alí Rodriguez, Nello Collevecchio, del CGIE, Filippo Sindoni, noto imprenditore. Di lato una scrivania dorata, su cui verrá poi firmato l'”Acta di Miraflores”, una carta che, stando ai promotori, ha l’obiettivo di rendere piú saldo il rapporto d’amicizia tra l’Italia ed il Venezuela


Il presidente Chávez arriva con qualche minuto di ritardo e, accompagnato dagli applausi della platea, dopo aver salutato l’Ambasciatore Gerardo Carante, prende posto tra lui ed il Ministro Rodriguez. Il primo a prender la parola é proprio l’Ambasciatore Carante, promotore dell’incontro. Dopo i consueti ringraziamenti,e dopo aver ricordato come ” il Venezuela si stia trasformando in uno dei paesi piú attivi dell’America Latina”, si concentra sugli italiani in Venezuela rendendo omaggio ai principi da cui sono stati guidati: “lavoro, famigla e risparmio” . E’ proprio grazie a questo che sono riusciti a realizzare i progetti di vita.


“Tra noi” continua l’Ambasciatore ” c’é una storia di grande amicizia. Ricordo mio nonno che venne in Venezuela per lavorare, non mandó mai nulla a Miami, ed anzi, ha venduto in Italia per investire qui i propri beni, perché credeva in questo paese”. Sempre l’Ambasciatore ha ricordato poi come da due anni a questa parte gli scambi commerciali tra i due paesi siano sensibilmente aumentati, consolidando ed approfondendo i legami. Lancia infine una proposta: ” Il popolo venezuelano e la minoranza italiana dovrebbero scegliere il 15 agosto come giorno di amicizia italiano-venezuelana”.


Dopo il suo intevento prende la parola Ugo di Martino, rappresentante del CGIE. Dopo aver richiamato l’attenzione sull’importanza dello spirito imprenditoriale dell’italiano in Venezuela, afferma come ” questo incontro é un momento significativo perché la comunitá é disposta a collaborale per lo sviluppo del paese, perché é importante rafforzare i rapporti in questa che noi sentiamo come la nostra terra” .


Tocca invece a Nello Collevecchio, nell’intervento successivo, il compito di esprimere le incertezze, ed i dubbi degli italiani in Venezuela, che vogliono continuare ad investire in questo paese e chiedono : “protezione giuridica degli investimenti, della proprietá, impulso ai settori imprenditoriali in cui é impegnata la comunitá italiana, e l’appoggio al progetto di un ospedale italiano- venezuelano qui, come giá ci sono in altre parti dell’America Latina” sicuro del fatto che “il governo italiano risponderá in maniera significativa alle richieste che verranno fatte”. Una cosa é certa, conclude Collevecchio, “noi italiani e discendenti vogliamo partecipare allo sviluppo di questo paese”.


Gli ultimi interventi sono di due esponenti del mondo imprenditoriale. Il primo a parlare é Sindoni, molto apprezzato dal primo mandatario: ” Veniamo da una crescita significativa, le nostre cifre parlano di una crescita del 7,9% per il 2005, il 60 % degli imprenditori sono italiani, e hanno scelto di legare la propria vita a quella di questo paese, dobbiamo far sí che la ricchezza sia effettiva, dobbiamo assumerci anche la responsabilitá sociale, non é possibile che in questo paese ci sia una isola di ricchezza circondata dalla miseria, é nostro dovere lottare contro questo problema” al pronunciare queste parole il Presidente Chavez interrompe lanciando un applauso, seguito dalla risposta del pubblico. Sindoni continua : “Molti di noi hanno iniziato da zero, e adesso dobbiamo contribuire alla maggior ‘profundizazión’ della lotta contro la povertá, in una relazione ‘ganarganar’ dove la prosperitá dell’uno dipende da quella dell’altro”.


Conclude Moisés Maionica che, ricordando come gli italiani siano stati sempre presenti in Venezuela in ogni opera significativa, lancia un manifesto sul paese del domani “moderno, produttivo e di eguaglianza sociale. Il Venezuela é un paese in cui investire. Abbiamo concluso da poco accordi per un macchinario medico, ed inoltre arriverá una macchina per imbottigliare. Bisogna importare tecnologia d’eccellenza con la quale produrre qui”.


Finiti gli interventi, viene firmato l’ “acta di Miraflores”, con la sottoscrizione di Chavez, Di Martino e Collevecchio.

Il Presidente Hugo Chávez Frias si rivolge ai presenti con tono confidenziale, iniziando la sua esposizione partendo dai ricordi dell’infanzia: “La prima cosa mi viene in mente vedendo i vostri visi, ed ascoltando il vostro accento, é la mia infanzia lontana, al mio piccolo paese. Nella piazza Centrale c’era il ristorante Zanetti, lí si vendeva di tutto, fino al pane, alla mortadella. Poi una bella ragazza Ernestina Zanetti. Noi lí prendevamo il caffé tutti i sabati, con mio padre”.


Dopo aver letto il giuramento di Montesacro di Simón Bolivar, ha reso tributo a tre italiani. Il primo é Giuseppe Garibaldi, poi il geografo Augustin Codazzi, ed infine Antonio Gramsci ” che ho imparato a conoscere durante la mia prigionia, quando preparavo la mia tesi di laurea, e me lo consigliava Alí Rodriguez. Lo considero uno dei pensatori piú lucidi”. Il suo discorso, piú di tre ore, si concentra sulla necessitá di sconfiggere la povertá, e cosí riprendendo le affermazioni di Sindoni aggiunge: “Bisogna pensare soprattutto ai poveri, a quelli che non hanno niente. Noi abbiamo un vantaggio rispetto agli altri paesi, abbiamo giá passato il periodo peggiore di crisi, all’interno di una crisi che tocca tutti, una crisi globale” e poi rivolgendosi all’Ambasciatore: “Lei si ricorda di come fossimo al bordo di un abisso due anni fa, quasi una guerra civile, grazie a Dio allora si impose la saggezza della maggioranza, e siamo arrivati cosí al 2005, un anno meraviglioso, un anno in cui dobbiamo costruire il futuro”.


Conclude chiedendo per ben tre volte aiuto alla comunitá italiana nel costruire il proprio progetto, e ricordando come sia necessario: “portare le relazioni tra Italia e Venezuela ad un livello molto piú alto. C´é la volontá affinché queste parole non restino senza seguito”