Rischio di espulsione per migliaia di oriundi tornati in Italia


TREVISO (AISE)

– “Ci sono migliaia di italiani emigranti di ritorno in attesa di cittadinanza che rischiano l’espulsione, esattamente come i clandestini extracomunitari”. A lanciare l’allarme è l’UNAIE, l’Unione nazionale delle Associazioni immigrati ed emigrati di area cattolica che a Treviso ha convocato i suoi stati maggiori, lo scorso 18 giugno.


Nel corso della riunione è emersa una situazione quanto mai problematica. – Sono sempre più numerosi gli italiani che rimpatriano e chiedono la cittadinanza per reinserirsi ma che rischiano l’espulsione, che, per alcuni, è già scattata – fa sapere Daniele Marconcini, Presidente dei Mantovani nel Mondo.


– Si tratta di migliaia di italiani che sono ritornati per stabilirsi in Italia e stanno chiedendo la cittadinanza, avendone i requisiti, in quanto oriundi – spiega Patrizio De Martin, segretario dell’Unaie, oltre che direttore dei Bellunesi nel Mondo -.


Molti di costoro si erano rivolti ai consolati dei paesi in cui vivevano, ma le rappresentanze italiane all’estero sono sommerse dalle richieste; a Curitiba, in Brasile, ad esempio, l’attesa è di ben 7 anni. I tempi sono sicuramente minori in Italia, ma non così tanto da garantire sicurezza.


– Le questure, infatti, – spiega De Martin – concedono permessi in attesa di cittadinanza, ma gli interessati non possono lavorare. Un problema doppio, dunque. Da un lato le code che si allungano anche in Italia, dall’altro l’impossibilità di avere un lavoro regolare per garantirsi la sopravvivenza.


– Di cosa vive questa gente? – si chiede de Martin -. Chi paga loro gli affitti? Molti, evidentemente, sono costretti a lavorare in nero. Col rischio, tra l’altro, di essere espulso, sia se viene “pizzicato”, sia perché il permesso potrebbe scadere prima del riconoscimento della cittadinanza”.


Problema spinoso e urgente, dunque, di cui il ministro La Loggia sembra aver preso nota.