Inca: il significato di un Patronato


Il Patronato Inca ha concluso da poco il seminario continentale che ha riunito in Cile dirigenti italiani e operatori dei vari uffici dell’America Latina e si accinge a festeggiare il suo sessantesimo anniversario. Due appuntamenti importanti che meritano una riflessione. Soprattutto alla luce delle minacce, nei mesi scorsi, di tagli ai finanziamenti per i Patronati che, seppur rientrate, hanno creato un precedente che non va sottovalutato.


L’attuale governo italiano ha dimostrato che, all’occorrenza, non si preoccupa granchè delle nostre necessità e, nonostante le belle parole, continua a considerarci cittadini di serie B. Il polverone che ha alzato intorno al nostro diritto di voto ne è un’ulteriore, deprimente, dimostrazione. Ma tornando al ruolo e all’importanza dei Patronati credo sia significativo riassumere le tappe del seminario che l’Inca ha appena svolto in Cile per capirne il rilievo.


A Santiago è stato dimostrato ancora una volta che l’impegno dell’Inca va molto al di là del semplice espletamento delle pratiche pensionistiche. Intorno al Patronato si cuciono rapporti con altri paesi, con altri popoli nell’ottica di una “globalizzazione della solidarietà e dei diritti”. È stato proprio questo il titolo dell’incontro svoltosi in Cile. Un titolo confermato pienamente dai contenuti.


Accanto all’aggiornamento e approfondimento del lavoro che quotidianamente e in ogni angolo del mondo svolgono gli uffici Inca (in Venezuela opera da circa vent’anni con grande professionalità) a Santiago è stata analizzata a fondo la riforma pensionistica cilena che rischia di lasciare senza assistenza gran parte dei futuri anziani.


Dal 1981 il sistema pensionistico cileno è stato privatizzato e la gran maggioranza dei lavoratori è stata obbligata a lasciare il sistema pubblico per affiliarsi a quello privato. Ma le regole capestro richieste da questo sistema per accedere alla pensione significano, per più del cinquanta per cento dei cittadini restare esclusi da un diritto che ne dovrebbe garantire una vecchiaia dignitosa. Si prevede una particolare penalizzazione per le donne che, più facilmente, hanno lavori saltuari e mal pagati e quindi non riescono a completare la quota retributiva minima richiesta per accedere alla pensione.


E così, mentre in alcune parti del mondo, si inneggia al sistema cileno esibendolo come esempio, il Patronato Inca ne denuncia coraggiosamente incongruenze e pericoli. Collocandosi accanto al popolo cileno e facendosi eco dei suoi reali problemi. Sempre nei giorni del seminario è stato anche presentato l’Osservatorio sul lavoro minorile in America Latina che hanno avviato l’Inca, l’associazione Insieme e l’IRES (Istituto di ricerche economiche e sociali della CGIL). Esperti sia cileni che italiani hanno analizzato una problematica dalle mille sfaccettature di cui non è esente nessun paese sudamericano. Da questa piattaforma di studi e scambio di informazioni, come ha detto il direttore dell’IRES, scaturiranno proposte concrete per offrire un aiuto reale all’anello più debole e spesso più sfruttato della catena lavorativa: i minorenni.


Istituito nel 1945 dalla Cgil per difendere i diritti dei lavoratori e per contribuire alla riforma della legislazione sociale e previdenziale, l’Inca (Istituto Nazionale Confederale di Assistenza) ha fatto e continua a fare molto di più. Con i fatti e non con parole tanto belle quanto vuote. Nel senso della solidarietà tra popoli, unico veicolo per dare un contenuto positivo alla parola globalizzazione.